sabato 1 novembre 2014

P.David Maria Turoldo.

SE GRAZIA AVRAI

E quando verrà (forse angelo
a sorprenderti in sonno
o ladro che scavalchi
la ringhiera, o amica
invocata, o nemica che giunga
nell'attimo di una gioia rara
attesa per tutta una vita)
tu le dirai: Eccomi!
Andrai in silenzio tendendo le mani
quasi colpevole d'avere
vissuto.
Allora se grazia avrai di sorridere
tutto sarà perdonato.
E tu e Dio riderete insieme
delle occasioni perdute,
del grande piangere
sul guanciale la notte,
o sulla pietra d'altare al mattino
nell'offerta della tua fragilità
sempre più greve.
(Quanto, Signore, sperai di finire
per non offenderti ancora
e quanto desiderai di vivere
illuso di renderti più gloria!)
E insieme mi trascinavo lassù
l'insopportabile pena d'un amico,
l'impossibilità di credere
per altri, o il peccato inevitabile.*
Ora impietriva mani e voci il dolore
di vocazioni infrante; e la bufera
che d'improvviso seminava sterminio:
i lupi hanno divorato gli agnelli,
i figli estirpati dal seno
alle madri e tu la torre
assediata a ferro e fuoco,
che non doveva cedere.
Ora ti murava la certezza
d'essere preda al sospetto
più amaro,
e difesa non v'era;
ora la tua impossibilità d'amare
così gratuitamente; e ancora
il potere e la gloria e il peso
della terra. Se grazia dunque
soltanto avrai d'un sorriso,
i ricordi pioveranno in nuvola
distesa da un leggero vento,
e angeli ti vestiranno a nuovo.
E tu, Madre, finalmente riavrai
il fanciullo mai cresciuto per te;
e torneremo come allora per i campi,
io correndo per esserti accanto
e tu dicendomi: ecco,
ora non ti farai più male.

* «Il giusto pecca sette volte il giorno» (cioè molte volte come intende l'espressione semitica).

                                       (da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” – pag. 323)

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