venerdì 27 dicembre 2019

Per essere



Nulla di ciò che hai ti appartiene
ad eccezione di ciò che sei
Non vivere per avere :
Vivi per essere

domenica 15 dicembre 2019

Vivimi



Stagione di nebbia e morbide luci,
intima abbondanza di questi giorni,
della luna, al culmine della notte.
Tu, intimo amico del sole vivimi
nei tuoi raggi.
Sono ritaglio di poesia,
silenzio da leggere tra le carezze.
Sono in questo sguardo,
ti disegno dal di dentro
Vivimi nella radio che si inventa
le parole
mentre canto questa emozione.
Vivimi, come quando la pelle tra la folla ci sfiorò.

Bruneta Sacchet




giovedì 5 dicembre 2019

Estratto di vita

Nessuno m'ha mai detto "Volerai"
Nessuno m'ha mai promesso " Non morirai"
Eppure sanz'ali
ho già volato tanto e
di promesse mancate,
di cose incompiute,
senza pene aggiunte
mi preparo a volare
un'altra volta.❤️

Brunetta Sacchet

domenica 1 dicembre 2019

Infuso di armonie

Vieni nel mio abbraccio
Vieni nei miei baci
Vieni nel mio cuore,
infuso delle mie armonie


Brunetta Sacchet🌹

venerdì 15 novembre 2019

Questo sole





Questo sole che si leva ad est,
veste i tuoi occhi.
Si illumina con il sorriso
trova calore con la tua anima.


A. T.


Peccato da sciogliere

Sei il sole che da calore hai miei giorni.
Sei la bellezza di un fiore.
Sei un incantevole risveglio dopo un lungo inverno.
Sei vita e passione da vivere.
Sei carne che pulsa desiderio.
Sei peccato da sciogliere  in un bacio senza tempo.

martedì 12 novembre 2019

Sei

Sei come un cucciolo:
vivace - tenero.
curioso - profondo.
Sei come il primo giorno di scuola:
emozione - timidezza,
camuffate di sicurezza.
Sei dolce come il primo bacio,
quello che mi hai dato.
Sei vigoroso come la moto,
quando
acceleri per respirare il vento,
Sei come quel fuoco che arde nei miei sensi.
Sei la mano che mi coglie per regalarmi una carezza,
Sei il cuore che mi indossa con naturale eleganza!

Brunetta Sacchet🌹

lunedì 28 ottobre 2019

Sazia di silenzio

L'essenza di te evapora,
ti scioglie e ti sazia il silenzio
del cuore che sottovoce batte,
abbracci, contenitori dell'anima;
passi scalzi i nostri incontri.

Anna By.


venerdì 25 ottobre 2019

Come. incastri


Siamo incastrati nelle nostre vite,
incollati tra paure e inchiostri  neri.
Perenne l'attesa di  mano leale,
per poi rammentare..
di essere privi di padrini;
perenne attesa di mano divina
carezza di cherubini!
Siamo in attesa di colei che tutto coglie,
cosa ne farà del piccolo fiore e, del robusto olmo?
Siamo qui, osservatori silenziosi.

      Brunetta Sacchet🌹

Parte di una poesia

Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.

Alda Merini

lunedì 21 ottobre 2019

Per ogni metà di un sogno

Ho sognato il frutto proibito,
non un totem sospeso nell'Eden.
Ho sognato la mela tagliata,
nel cielo incastonata.
Ho sognato lo sfondo maestoso
mutarsi tra le braccia dell'alba e
procedere abbracciato incontro al tramonto.
Ho sognato il frutto del melo,
riposare nel bacio di mille fanciulle,
ogni metà,
sia gialla, oh rossa, oh verde,
oh acerba, oh matura,
oh..., incastro perfetto, di più: aureo.
La dote ritorna intatta
il frutto proibito è salvo!
Ho sognato che ti assaggiavo...
nel morso di una notte evanescente
di quelle che attendi fin dal primo sorriso
quello che sboccia tra il volto ingenuo.
Scansando la paura,
una piuma di rondine, mi indica la via
ed io mi desto
mordendomi le labbra
Trattengo  il sapore di questi colori.
Sanno di te...


 Sacchet Brunetta🌹



martedì 15 ottobre 2019

Il Grande Castello


Capitolo ultimo





Siamo come le lucciole
Gran finale
Soluzione del mistero








Sbirciando attraverso la fessura che si era formata nel finestrone, Samuele scorse, con raccapriccio, che una zona del maniero, quella già in parte diroccata, stava andando velocemente a fuoco.
Roberto realizzò, solo allora, che il monaco gli era misteriosamente sparito tra le mani, come fosse stato un’anguilla.
Dove s’è cacciato? Come avrà fatto a dileguarsi se tutte le porte sono state bloccate? - pensò ad alta voce – di qui è impossibile uscire.”
Di uscite ce ne sono tante altre, ve lo dico con certezza – affermò Angelo – Il falso monaco è pratico di tutti gli impianti di sicurezza e conosce questo castello, o per meglio dire, questo labirinto, pieno di varchi, passaggi segreti, usci oscuri, più di quanto lo conosca io stesso che ne sono il custode ed il guardiano. ”
Ma, a questo punto, entrò in scena Ugo (e chi se lo sarebbe aspettato), si armò di una chiave ed aprì la porta che dava sulle scale.
Seguitemi – disse agli ospiti con una flemma che pareva, in quegli attimi, perduta da tutti – scoprirete la verità.”
Lo disse quasi cambiando voce, come se stesse per rivelare qualcosa che, prima di allora, si era divertito a nascondere a tutta la comunità.
Forse era proprio lui il depositario di un qualche oscuro segreto. Ma cos’è che ci aveva nascosto quel caro signore?


Da una porta dello scantinato al piano basso, che si era pensato fosse un magazzino vivande e almeno così continuavano a credere tutti quanti, uscivano fuori rumori insistenti, tanto che ognuno dei presenti, ad esclusione di Ugo, mostrava una faccia pallida di terrore.
La porta venne aperta con gentilezza e apparve, alla piccola comunità accorsa lì sotto, un bambino seduto sul suo letto, il giaciglio in cui era stato disteso dai suoi soccorritori che lo avevano creduto privo di vita.
Il piccolino sorrideva, mentre stava terminando di mangiare qualcosa.
Vicino a lui, su un comodino, alcuni libri a fumetti e una scatola di cioccolatini, degli snack . In alto a destra, un televisore al plasma ultrapiatto trasmetteva programmi per bambini ed era collegato con un sistema multiplo di videogiochi.


Appena lo vide, Serena sbiancò (nel modo in cui un africano può sbiancare) strinse gli occhi come per vederci meglio e, dopo aver pronunciato il suo nome: “Marco!”, barcollò, come per svenire.
Ciao, mamma - disse il pupo con gioia - finalmente sei arrivata, cominciavo a stancarmi.” La donna lo abbracciò che pareva soffocarlo. “Sei vivo, mio tesoro – disse – allora Dio esiste sul serio.”
Gli ospiti, che prima erano solo spaventati, cominciarono ad abbracciarsi tra di loro. In quel momento non sapevano se sentirsi commossi, stupiti o, come negli show televisivi di basso ordine, soltanto gasati. Chissà quale altra terribile cosa stava succedendo, pensarono tutti quando, ad un certo punto, si sentì arrivare, da fuori, una specie di carica di bufali.
Uno show televisivo?” Cominciò, pian pianino a chiedersi qualcuno. I ragazzi si guardavano tra loro.
Infatti, per chi non lo avesse capito, eravamo proprio in uno show.
Questa è roba da matti.


Perciò, dopo l’abbraccio tra madre e figlio che suggella ogni forma di reality televisivo, il magazzino o, se preferiamo, lo studio TV , fu invaso da una mandria umana formata da innumerevoli cameraman, fotografi, tecnici delle luci, dirigenti televisivi e vecchie star.
Ecco chi produceva tutti quei rumori sospetti e quei sinistri scricchiolii, ecco chi aveva provocato quel flash (fotografico) che aveva illuminato la mente di Angelo.


In quel mentre, cigolando, si spalancò l’ennesima porta segreta del labirinto misterioso che si era rivelato essere il castello di san Salvatore. Si trattava di un ingresso seminascosto, situato dall’altro lato dello stanzone: v’entrò un bell’uomo che presentava, nell’aspetto, un qualcosa di familiare.
Serena lo vide e svenne, precipitando a terra. Stavolta, nessuno riuscì a reggerla.
Questo è Luigi – affermò Ugo – cioè il monaco senza la barba bianca e senza il saio. Cioè il fidanzato di Serena ed il papà del bambino che noi tutti credevamo trapassato.”
Luigi aiutò il suo amore a rinvenire. A dare le spiegazioni ci pensò Ugo che, assicurandosi che l’ora dello spettacolo televisivo in collegamento diretto fosse arrivata e verificandolo con uno sguardo al polso sinistro, iniziò, solennemente, a parlare.
E’ giunto il momento di raccontarvi tutta la verità”, disse. Mentre parlava coglieva , attorno a sé, solo sguardi perplessi. Prima di cominciare, però, sembrò sistemarsi una specie di microfono che teneva dietro ai pantaloni.


Ugo, dirigente televisivo, era già in contatto audio e video con una entusiasta e fibrillante Barbara D’Urso (la bella e gentile presentatrice) che, evidentemente, era la madrina del programma cui i ragazzi (e Angelo) avevano partecipato, pur senza esserne stati messi al corrente.


Siete stati molto bravi, ragazzi – affermò, dallo schermo, la viva voce di Barbara - Lo spettacolo è andato a gonfie vele. Avete partecipato alla prima puntata del reality:
la fine del mondo”,
uno show seguito in diretta dalle televisioni di tutto il pianeta e questa … non è altro che la casa de
Il Grande Castello
(ne seguì una musica forte ed accattivante). Se vi guardate attorno, noterete che questo studio è pieno zeppo di videocamere e di microfoni, qualcuno è installato anche su di voi.”
Nessuno reagì o profferì verbo, ma tutti parvero più che felici a questa bella, meravigliosa, stupefacente notizia. Qualcuno, dalla gioia inaspettata e dall’emozione che si prova nello scoprirsi all’improvviso in diretta tv, si fece la pipì addosso.
Serena, che sembrava la più sbigottita, chiese: ”Ma come avete fatto a trovare Marco e come è riuscito a farsi credere morto?”
Niente di più facile” continuò Ugo, e proseguì il suo strano racconto: “Luigi, dalla cella in cui era stato rinchiuso da Angelo, che lo credeva un eremita, evase facilmente e andò subito, con le movenze di un gatto, a prelevare il bambino (era stato portato, poco prima, fin là fuori da una vettura della direzione) , poi lo distese in un punto del cortile, sotto le finestre, in cui Angelo avrebbe potuto scoprirlo subito e tornò, camminando sulla neve (ecco perché le sue orme ricomparivano indietro), nel ritiro in cui doveva nascondersi per esigenze di copione, nella sua dimora solitaria da cui seguiva le vostre azioni sullo schermo in diretta.
Dopodiché il bambino venne sistemato in questa bella stanzetta, ad aspettare le fine del reality, mentre ingannava il tempo giocando con aggeggi elettronici rumorosi , mangiando dolci e guardando, da quello schermo posto in alto, le vostre spettacolari interpretazioni.”
Luigi continuava a baciare Serena che, nel frattempo, era rinvenuta. “Perché non mi hai avvertita prima? Quante sofferenze mi avresti risparmiato.”
Scusami se mi ero fatto creder morto, il fatto è che la mia famiglia, razzista, mi aveva vietato di incontrarti, perché non voleva che sposassi una donna di colore. Ma dopo, ci avevo ripensato e avevo deciso di cercarti e ritrovarti ad ogni costo. Solo da poco ti avevo raggiunta, grazie alle indagini che aveva fatto la direzione di questo reality, finanziate dal nostro canale televisivo.


Sia le cose da mangiare che ultimamente trovavi sulla tua strada, che e i soldi, te li sistemavo io di nascosto.
Il piccolino Marco, invece, era stato rintracciato qualche giorno prima, dopo mie ricerche estenuanti. Per esserne certo, anche se non serviva, ho fatto l’esame del DNA, poi l’ho riconosciuto legalmente, ora sono suo padre. Avremmo dovuto fartelo vedere tre settimane fa, nel corso della trasmissione in diretta:
Trova il caro tuo”,
quella condotta dalla brava e giovane Raffaella Carrà
e avremmo dovuto piangere abbondantemente tutti e tre, ma il direttore generale della rete mi disse di stare calmo, poiché preferì aspettare un altro po’e inserire, questo lacrimevole e struggente incontro, nel programma che si sarebbe tenuto, come poi avvenne, nella casa del Grande Castello in mondovisione.
In effetti, dicono, la raccolta pubblicitaria ha dato i suoi frutti, gli introiti sono stratosferici, è stata una grande mossa, molto strategica, gli indici di ascolto sono stati strabilianti, specialmente durante l’orgia (e qui Serena arrossì), dicono si sia toccato il picco dei sette miliardi di contatti.
Scappiamo di qui - urlò ad un certo punto qualcuno – la costruzione sta andando a fuoco, tra un po’ bruceremo tutti.”
Gli ospiti erano pronti a fuggire dal castello in fiamme e correre all’aria aperta. ”Ma non sarebbe stato peggio”, pensarono? In effetti sembrava che dovesse crollare tutto.
Invece Angelo, che era arrivato da solo e prima di tutti gli altri concorrenti alla conclusione, e aveva capito, da troppi segnali, che tutto quello che stava succedendo non poteva essere che uno scherzo televisivo, pieno di effetti speciali, sonori e luminosi.
Quindi era rientrato e s’era portato dietro, tenendolo alto, un vassoio strapieno di croissant caldi, del caffè bollente con latte, marmellata di pesche e albicocche, burro, buon miele e arance spremute: il tutto prodotto in casa. Nella casa del Grande Castello
Ma quali radiazioni? - rispose Angelo - qui è tutto un trucco cinematografico, si sono divertiti con noi, ci hanno fatto credere tutto quello che hanno voluto. Perciò calmi, calmi, ragazzi. Il fuoco si spegnerà da solo: i sistemi di sicurezza installati dalla direzione non permetteranno alle fiamme di continuare per molto.” Luigi annuì.
Quelli che si affacciarono dalla finestra del magazzino si accorsero di una piccola luminescenza che usciva dal fuoco. Dopo un po’ il rogo si spense e la parte diroccata del castello, che non era altro che un trucco scenico e cinematografico, tornò a splendere come prima.
E’ strana quella luce verde, Chissà come avrà fatto ad uscire dal falò?”
E’ l’anima del fantasma che infestava questo castello che se n’è andata per sempre.” Affermò Angelo con piacere veritiero.
Ugo assentì e rise beatamente e con soddisfazione, perché, più che pensare ai fantasmi, pensava agli indici di ascolto ed alle entrate pubblicitarie che gli stavano comunicando, attraverso i telefonini che teneva aggrappati ai lobi delle orecchie.
Avete consumato la colazione, ragazzi? Adesso, allora, usciamo tutti assieme per vedere - affermò ridendo, perché ormai era completamente rilassato - se è venuta la fine del Mondo prevista da quei burloni dei sacerdoti maya.
Con entusiasmo ognuno entrò nell’aria fresca della notte, che stava per finire, dopo essersi protratta quasi per un’eternità.




L’impatto con l’aria aperta fu meraviglioso, incantevole, la sensazione fu di quelle che si prova poche, rarissime volte nella vita.
Il cielo rappresentava un’immensa volta di stelle. A Serena, quella visione, ricordò gli affreschi di Giotto, visti nella grande chiesa di
Sant’ Antonio, a Padova.
In quel luogo sacro, la ragazza era stata a pregare il santo affinché le donasse il miracolo di tornare a vedere il figlio perduto. Ricorderà per sempre il brivido che provò, una volta dentro, nell’ammirare quella cupola blu, piena di luci d’oro, che brillavano e luccicavano, ad eterna gloria del Creatore e del suo Santo nome.
Ehi, ma stava proprio per schiarire, lì fuori. Incredibile! Siamo vivi!
Guardate, stiamo brillando – urlò Samuele, brilliamo nelle tenebre.” In realtà una certa luce, forse radioattiva, forse dovuta ai funghi che avevano mangiato durante le grandi libagioni, aleggiava sui loro corpi, al di sopra dei loro capelli.
Siamo come le lucciole “ disse qualcuno, e la sensazione che provavano era quella: piccoli, minuscoli, insignificanti insetti nell’oscurità e davanti al Mondo intero che li aveva scrutati per tutta la notte.
L’impatto con l’aria aperta fu meraviglioso, incantevole.
Continuò a risplendere, ancora per un po’, almeno fin che durò il buio, la grande Stella Polare, quella che ci indica la via, la stessa che ha sempre orientato, nei secoli, il cammino dei popoli. Senza il chiarore di quell’astro, la nostra civiltà non sarebbe stata la stessa.
Ma, allora, questa notte avremmo condannato un innocente, avremmo mandato a morire quello che noi tutti credevamo un assassino, anche se non aveva mai ammazzato qualcuno?” Si chiese Roberto, pensando a Gionni.
E’ questo l’errore che commettiamo quando vogliamo e pretendiamo inutilmente di farci giudici – rispose Pedro - il Giudice è uno soltanto e solo a Lui ci dovremmo affidare.”
Ugo, pur indaffaratissimo, intervenne nella loro questione: “non preoccupatevi per Gionni, lo rivedrete tra pochissimo negli studi televisivi, sta già parlando con Barbara e lo stanno festeggiando i suoi amici.”
Poi l’alba si impose in tutta la sua straordinarietà. Lungo la linea dell’orizzonte si potevano ammirare le luci che illuminavano Venezia … le campane iniziarono a suonare, perché tra poco si doveva andare a messa e, da queste parti, in Chiesa ci vanno tutti. Si sentivano quelle vicine e, distanti ma non meno confortanti, quelle dei paesetti lontani: il suono era dolcissimo.
Luigi, non più monaco ormai, guardò verso la grande luce che cacciava le tenebre, il suo lampeggiare e danzare in cielo la rendevano simile ad una vera e propria aurora boreale … e teneva dolcemente in braccio suo figlio, un bambino risorto dalla notte. Avvinghiata a loro stava Serena, la ragazza di ebano, nera come la Vergine di Czestochowa, che, abbracciandoli affermò: “fra tre giorni sarà Natale.”






Voci insistenti davano per vincitrice, alla prima puntata del Grande Castello, proprio la coppia Serena – Luigi, ma il ragazzo non poté concorrere, visto che era già a conoscenza delle regole del programma. I due innamorati si rifecero partecipando a tutte le puntate dell’altro show televisivo, quello condotto dalla Carrà al Sabato sera.


In base alle sue stesse dichiarazioni, effettuate in mondovisione (anche se non lo sapeva), Roberto venne arrestato per concorso in omicidio - oltre alla imputazione di banda armata e traffico di armi - e conseguentemente condannato a dieci anni di carcere, in merito alla vicenda del povero Giulio, il figlio dell’Onorevole democristiano Lazzari; non fu difficile risalire anche ai complici. Per l’ uccisione del magistrato Polentini, invece, riconosciuto come l’unico colpevole, venne condannato ad altri trentuno anni. Fu incriminato anche per l’assalto al giovane di estrema destra che era stato sprangato fuori dal cinema. Uscirà dalla casa della Grande Prigione nell’anno del Signore duemila e sessantuno.


Samuele venne incriminato e processato per il tentato rapimento del figlio del calciatore Strafazzi. Anche gli altri componenti della sua banda furono arrestati. Per il signor Ercole, invece, vennero aperte le porte del penitenziario, sia perché il magistrato inquirente (grande fan del reality) giudicò che era stato lui a decidere di riportare il povero bimbo nella sua casa, quindi si doveva considerare una attenuante alla pena, sia perché i termini della carcerazione era stati superati senza che nessuno, né i giudici né i questurini, se ne fossero accorti.


Di Pedro, fu notata la sua abilità nel trattare le persone e i fatti storici e politici. Venne contattato dall’Università Sorbona di Parigi, dove attualmente vive e insegna. E’ docente di Scienze storiche e filosofiche.






Ad Angelo, date le sue strabilianti conoscenze nell’arte del governo, venne proposto di pubblicare un saggio, ed ebbe un enorme successo. Divenne deputato al parlamento europeo ed ora è Ministro dell’Economia nell’attuale governo.


Kevin, che non voleva mai più tornare nella sua casa, fu introdotto dalla direzione in vari reality che si trasmettevano in giro per l’Europa e in America del Nord. Divenuto oramai un professionista, ne vinse molti.


Ugo è il nuovo Direttore della più importante rete televisiva del nostro paese.
Gionni fa il corrispondente dal Brasile per Canale Sette,
Infine, la prima stagione del Grande Castello, dal titolo: “La fine del mondo”, fu vinta
(musica celestiale, inno della gioia, Primavera di Vivaldi),
da Tatiana,
che conseguì anche una bella sommetta di denaro. Venne votata in maggioranza sia dal pubblico televisivo che dalla giuria interna, per lei fu un vero trionfo. La Repubblica di Vannonia (orgogliosa davanti a tutto il Mondo per questa sua meritevole concittadina) le offrì gloria e onori, più alcuni prestigiosi incarichi. Le fu chiesto di coprire la mansione, dapprima, di Magnifica Rettrice della più importante Università della nazione, successivamente di dirigere la più rilevante industria di Stato, poi di scegliere tra l’incarico di Primo Ministro con l’interim all’economia, infine di essere nominata, addirittura, Presidente della Repubblica. Le cifre in denaro vannone che le offrirono, oltretutto, superavano il prodotto interno lordo di nazioni come San Marino o il Liechtenstein.
Ma no, niente, la sindrome di Stendhal le imponeva di restare nel nostro paese. E qui restò per il resto dei suoi giorni.
Infatti, con la sommetta guadagnata nello show televisivo, comprò una tenuta al confine tra Toscana e Umbria, chiamò una trentina di sue belle connazionali, e aprì un centro benessere con piscine, saune, palestre, cavalli. I clienti corsero in quel paradiso terrestre, dove poterono sollazzarsi in massaggi, giochi erotici e altro con le bellissime ragazze vannone.
All’interno funzionava anche un attrezzatissimo sexy shop.


Tutti i concorrenti vennero incriminati per atti osceni in luogo pubblico, su denuncia del comitato popolare “madri europee contro l’indecenza”, ma la procura, visto che il fatto, cioè l’orgia, era stato commesso senza che gli orgiasti stessi sapessero di trovarsi in diretta mondovisione, ha dichiarato
TUTTI ASSOLTI … e lo spettacolo continua.


THE SHOW MUST GO ON
Signori…..la vostra avventura…..finisce qui.





Fascia araldica

Non so, se il tempo che ruba i ricordi,
mi concederà il riflesso dell'alba che vidi con te.
Non so se saprò interpretare  la tua voce quando si poserà tra le ali del vento.
Non so se il mio cuore,
domani, ti amerà come ora,
tra questo profumo di gelsomino e quello di un appassito pensiero.
Solo una cosa so, quello che celato segreto
essenza di me...
la lama affilata che, alle spalle mi prese,
si quella,
che resecò l'immagine di noi, anima al sogno destata...
Umili frammenti di mille dolci, colorati momenti,
ora, scivolati giù a terra;
per mano di colei avvezza di piume.
Con il peso dei suoi goffi piedi,
schiacciò...calpestò, i nostri giorni rosati.
Svanirono tra il nulla di un fungo maligno.
La menzogna vestita di specchi, si camuffò tra lastre di vetro fredde e opache,
fu così che determinata  tesi la fionda,
posai tra il lembo di gomma
un piccolo sasso di fiume
con esso il sortilegio spezzai,
il feudo di ghiaccio come scaglia di terra bruciò
ogni dolore, cessò..
la fascia araldica portatrice di fede,
che in noi  convessa fu, si fece più spessa, robusta, si fece...
E, ancora no so, se il tempo che ruba i ricordi...
mi concederà il riflesso dell'alba che vidi con te!


                            Brunetta Sacchet🌹


Immagine  realizzata dall'artista  Giuseppe Malfattore .

lunedì 14 ottobre 2019

Nei tuoi occhi

Un mare senza fine
dove trova posto l'universo intero!
Profondo e limpido
ogni cosa in esso trova la giusta  dimensione...
Sporgenti sul tuo viso,
intingono le mie fantasie,
propongono peccati...
Vivo nel tuo sorriso
dove
ogni peccato trova redenzione!

A.T.

mercoledì 9 ottobre 2019

C'è stato

  • C'è stato un tempo in cui sapevo sempre dove trovarti, incastrato  tra lo stomaco  e lo sterno.
  • Schiacciato tra le cose che sapevamo di dovere e quelle che profumavano di vorrei.
  • C'è stato un tempo in cui sembrava che tutto potesse accadere.
  • E non avevo capito che tutto era già accaduto.





-JUNE TONY PARKER- 

Ieri l'estate

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La pioggia fuori,
un autunno che è appena iniziato,
foglie ingiallite dal tempo...
Tutto così fugace ed impalpabile,
resta in me il tuo profumo, l tuo sorriso, la tua essenza!
Ieri le tue labbra calde,
ieri la tua pelle e le mie mani
libere sinuose e curiose,
voraci inarrestabili!
Ieri i tuoi occhi affamati in cerca di un pasto...
Il lago dove campeggiavamo
i nostri piaceri ,
sponde che si univano ed abissi profondi...
Ieri l'estate!

A.T.



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lunedì 7 ottobre 2019

Il Grande Castello (12° Capitolo)


Capitolo dodicesimo
Così e’se vi pare


Il racconto di Angelo,
Il capo,
di tutte le paure
e delle sue paranoie








Il capo, prima di dare inizio al suo racconto verificò, inspiegabilmente perché non l’aveva mai fatto in precedenza, che tutte le uscite fossero chiuse e assicurandosi che il grosso chiavistello fosse abbassato.


Poi parlo’ e cosi” parlo’ Angelo




Vi sarete chiesti perché abito in questo castello, da solo e da un tempo immemorabile.
Certo, è cosa assi strana.
Anch’io ho avuto una mia vita, una famiglia che mi ha dato tanto amore.
Tutto quello che mi è successo nella esistenza successiva – un destino duro, molto difficile e spietato – è irraccontabile.
Preferirò narrarvi la storia di questo maniero … anche se già immagino che voi capirete, tra le righe, che cosa tragica mi è capitata e perché non ne voglia parlare direttamente.
In questi giorni le vicissitudini toccate al mondo intero – che Dio ci assista – hanno in parte diroccato, come avete avuto modo di vedere entrandovi, la costruzione al piano ovest ed in quello superiore. Non è stato causa di un meteorite - come sembrava in apparenza nei primi giorni - ma di un qualche strano e misterioso ordigno lanciato da molto lontano, il danneggiamento di quella parte del castello. Se lo aveste visitato prima, alcuni giorni fa, lo avreste ammirato nel suo massimo splendore, perché il conte Rambaldo, il proprietario, lo aveva restaurato divinamente e tutto risplendeva come non mai da secoli.
Io fui nominato unico custode e guardiano, allorquando gli altri dovettero fuggire ed intendo restarci
-sempre se non terminerà tutto domani –
fino a quando ritornerà ad essere – come lo era stato in un tempo meraviglioso - luogo di delizie, di conforto lussuoso, anche se severo, per il viaggiatore di passaggio, mensa divina in cui gustare le pietanze più saporite del Mondo intero, sito prestigioso per riunioni, convegni e simposi internazionali.
Prima di fare il portiere, ho lavorato in queste terre come esperto in agraria svolgendo, però, anche i lavori più umili. Dopo aver vissuto, e dimenticato terribili episodi familiari, per me l’esistenza in questo posto è diventata dolce e piacevole … ricordo molte feste durante la prosperità economica, rammento di gente che voleva solo divertirsi e pensare che, il giorno seguente, sarebbe stato certamente migliore di quello che ora stava vivendo.
San Salvatore aveva resistito alle guerre, le grandi guerre del secolo scorso.
Ma fu durante la prima, circa cento anni fa, che la cattiveria degli uomini si abbatté su di esso. Le artiglierie nemiche, che cercavano di raggiungere il Piave, il fiume sacro, distrussero parte del borgo, la rocca e le mura. La fine della prima guerra mondiale lasciò un panorama sconsolante ed avvilente, facendo pensare che, questa stupenda opera architettonica, dovesse essere distrutta per l’eternità, come è successo a tante e tante altre straordinarie bellezze del nostro mondo, che non sono più tornate a risplendere per gli occhi delle giovani generazioni.
Poi passarono altri anni. Quando arrivò la seconda guerra mondiale, trovò il castello ancora diroccato.
Non fu ulteriormente distrutto, per fortuna, quando passarono i carri armati tedeschi nell’Aprile del 1945. Era diventato, infatti, rifugio di partigiani e di militari anglo-americani, per qualche tempo.
Fu negli anni cinquanta e sessanta, durante la “guerra fredda”, quando cioè il Mondo era diviso dalla impenetrabile “Cortina di ferro”, che il comando americano in Italia, la cui sede era, ed è ancora, nella vicina città di Vicenza, propose al conte padrone di affittargli, per una cifra - in dollari - considerevole, tutto il maniero.
Lo avrebbero, in più oltre ai dollaroni , schermato con le più moderne tecnologie di difesa elettronica e dotato di stanze con dispositivi antiradiazioni nucleari. Gli scienziati del pentagono, che formavano, al tempo, una equipe internazionale dei migliori studiosi, lo tramutarono nel più perfetto sistema di difesa militare dell’Europa libera. E, come vedete, ancora adesso la barriera col mondo esterno funziona perfettamente, senza alcuna falla. Siamo al sicuro da ogni radiazione nucleare.
Negli anni successivi, quelli in cui l’Italia conquistò un grande sviluppo economico e sociale, come vi ho detto, il castello fu portato al suo massimo splendore, conobbe un fiorire di appuntamenti mondani, incontri di artisti e poeti. Fu un gran periodo di benessere e di gioia di vivere e di godere i suoi frutti.
Ma, forse, non mai come lo fu in tempi remoti: nei secoli della rinascita italiana. Sì, è vero, l’Italia in quanto tale ancora non esisteva, fu unita soltanto parzialmente nel 1866, quando i nostri territori veneti furono annessi, e definitivamente, nel 1871 quando arrivò anche Roma coi suoi territori e la sua grandezza.
Ma la reale forza del paese sortì quando gli italiani (cioè gli abitanti e sudditi dei tantissimi stati o staterelli della variegata penisola italica) compresero che il vero vanto stava nel genio dei nostri letterati, pittori, poeti, artisti, musicisti. Solamente ciò unì, e ancor’ oggi unisce, la nostra bella patria.
Al castello approdarono, nel periodo della grandezza italica, insieme a tanti e tanti ospiti illustri e rinomati in tutto il resto d’Europa, artisti come Cima da Conegliano, Monsignor Giovanni della Casa, e, prima ancora, il grande maestro Pordenone e poi altri innumerevoli scrittori, vati, scultori grandiosi.
Avvenne ancora prima, nel periodo del medioevo, subito dopo il terribile anno mille, che i conti di Collalto cominciarono ad erigere questa magnificenza architettonica, di trentamila metri quadri, che fu una delle più grandi ed inespugnate fortezze di tutto il Nord Italia.
Ma il meraviglioso periodo della “Pax veneziana”, che coincide con la magnificenza della gloriosa Repubblica Veneta Serenissima, retta da Dogi e da nobili mercanti illuminati portò, anche al castello, la meravigliosa fioritura artistica e letteraria di cui abbiamo parlato.


Il racconto di Angelo, detto il capo, pareva finito e concluso con la narrazione della storia, grandiosa , di questo castello. Ma qualcuno non si accontentò.




Il monaco si alzò con velocità e dichiarò, guardando il capo: “Non ci hai raccontato di te, della tua famiglia, del fantasma che aleggia in queste stanze. Prima di morire vogliamo sapere. Io desidero, voglio, che tutti gli ospiti sappiano.”
Angelo, allora, sembrò adirarsi: “Vi ho già detto che non parlerò dei miei cari, della mia vita. Accontentatevi di questo racconto. Basta così.”
E’ vero – lo incalzò il frate – che il terribile fantasma abita qui da cinquecento anni e che ha provocato la depressione a tua moglie, morta suicida e a tuo figlio che da quello spirito orrido fu persuaso a provocare un incidente, avvenuto nella vicina città di Conegliano? Forse anche tu sei stato vittima di un atroce esaurimento nervoso. Avanti rispondi …”
Avanti rispondi, avanti rispondi.” Ripeté convulsamente il capo, che stava per esplodere.


Allora Il capo, con uno scatto di nervi si alzò e decise di rivelare a tutti la conclusione delle indagini che aveva condotto, fino a quel momento, dentro la sua mente. E così sentenziò Angelo:




Tu monaco sai dire solo queste parole, sei abituato agli interrogatori, non è vero? Il tuo mestiere è quello del mercenario. Tu interrogavi i monaci tibetani usando i tuoi poteri e i tuoi sistemi. Tu torturavi i guerilleros nell’Honduras usando le minacce e la scossa elettrica, i ribelli nel Salvador e nel Guatemala, compresi i veri discendenti dei Maya, ecco perché sai tante cose su di loro.”
Il monaco cercò di controbattere, ma Angelo si alzò e lo prese a calci fino a farlo cadere, poi gli gettò addosso un’armatura di ferro che stava appoggiata al muro maestro del salone da quasi quattrocento anni. “Taci e non parlare mai più della mia famiglia.”


Angelo aveva aspettato a lungo questo momento, perciò aveva sbarrato le uscite prima di iniziare il racconto. Le sue parole nei confronti del monaco furono minacciose:


Adesso tocca a me parlare di te.




Angelo bloccò a terra il monaco con il peso di un’arma medievale sistemata sopra l’armatura. Iniziò un altro e differente racconto …




Non voglio dire niente di me, sono un essere stressato come il novanta per cento degli abitanti del pianeta, ai giorni nostri. Non voglio parlare del fantasma perché i fantasmi non esistono. Quel che successe ai miei familiari è colpa mia, così come è mia la colpa di aver pensato troppo poco alla mia vita privata e a loro.
Dai dati che qualcuno, segretamente in questi giorni, mi ha fornito, caro il mio falso monaco, io ho trovato su di te tutte le prove che cercavo, sbraitò, sventolando dei grandi fogli. So che non sei un religioso, un monaco vero, ma un militare, un soldato di professione. So che hai combattuto in molti teatri di guerra, praticamente in quasi tutti quelli che si svolsero negli ultimi decenni.
Ti trovavi in Serbia col contingente dell’ONU, quando vennero violentati e uccisi alcuni bambini di quel territorio smembrato che, prima, qualcuno chiamava Jugoslavia.
Vennero accusati proprio i militari del tuo contingente, ma tutto finì in una bolla di sapone, che tanto di morti ce n’erano a migliaia, cinque o sei in più, cinque o sei in meno … poco sarebbe cambiato.


(Mentre snocciolava queste informazioni sul falso monaco, Angelo pensò, per un momento, ad una cosa strana: le persone che gli avevano fornito i documenti sul frate indossavano, cosa già notata da altri, degli enigmatici occhiali scuri. Ed erano vestiti uguali ad altri, come quelli che avevano accompagnato i ragazzi al castello. Ma chi erano? Forse una organizzazione? E poi occhiali scuri anche dove non poteva penetrare la luce del sole.)




Adesso ho capito che il vero assassino, forse pedofilo, non puoi essere che tu, tu che sei sceso da quella finestra nella cella in cui ti eri fatto rinchiudere non per pregare, non per una astinenza ascetica, ma solo e soltanto per poter ammazzare quel bambino che abbiamo trovato. Si vede che non ne puoi piu’ fare a meno.
Peccato che hai lasciato tante tracce nella neve. Ho controllato: quelle orme erano proprio le tue, corrispondevano perfettamente alle suole dei tuoi sandali, l’ho verificato pochi minuti fa.
Ed è perciò che io ho provveduto a sbarrare tutte le porte di questa stanza a chiave. Il religioso nel suo abito era ancora disteso, quando Roberto e Samuele, che avevano capito abbastanza, gli saltarono addosso e lo immobilizzarono.
Padre Luigi, a terra, sorrideva.


Intanto, rumori sempre più forti continuavano costantemente a provenire dal basso ed erano, se possibile, molto più inquietanti degli altri che si erano sentiti in precedenza.




Nessuno ha ucciso il bimbo, né io né altri – gridò con forza il monaco – lasciatemi. Possibile che non ci arrivi? Se ci pensi, caro Angelo, capirai la verità. Tu hai il dono di farlo, ti manca un piccolo sforzo per arrivare alla conclusione, so che tra qualche minuto, con la tua perspicacia, comprenderai la realtà, altrimenti, essa ti verrà rivelata’.”


Tutti se ne stavano fermi e ammutoliti a guardare l’uomo a terra, pacifico come un gatto sornione. La stanza, silenziosa, era resa triste dal fatto che l’energia, prodotta dal generatore, si stava esaurendo e tutto pareva diventare buio … l’atmosfera possedeva un non so ché di macabro, di tetro, di spaventosamente lugubre come l’arrivo della morte imminiente e irrefrenabile.
Fu in quel momento che tre o quattro boati spaventosi fecero tremare le possenti mura del castello. Un vetro si fracassò cadendo in pezzi piccolissimi, nonostante fosse blindato e antisfondamento, a prova di razzo lanciato da un bazooka. Tutti furono presi dal panico e si misero ad urlare.
Era giunta, quindi, la fine? Una maestosa palla di fuoco, nel cielo, si era avvicinata minacciosa e sembrava dovesse travolgere tutto e tutti quanti. Angelo si accostò alla finestra squarciata. Mentre un vento rigido e secco penetrava la fessura, la grande scia luminosa rischiarò il cielo fino all’orizzonte e la sua luce si protrasse, almeno sembrò, per una eternità.


Ecco.” La sua bocca svelò un sorriso interiore.
Ho capito.” Disse, a voce alta il grande Angelo, il capo, il grande vecchio.




Per lui, quel segnale, quella fiammata, ebbe un effetto straordinario: fu come una illuminazione, un flash per la sua mente, certo! proprio un flash, ecco cos’era quel lampo. C’era, finalmente, arrivato anch’egli, come successe per Saulo, cioè san Paolo, il quale si accorse, alla fine, che aveva sbagliato il bersaglio per tanto tempo.
Angelo comprese, allora, ogni tassello di quella storia, capì le parole – risentendole dentro la sua mente - del monaco Benedettino e afferrò finalmente con chi aveva a che fare: comprese chi era veramente quell’uomo. Capì chi erano i personaggi misteriosi con gli occhiali scuri, e perché avevano offerto, sia a lui che ad altri presenti nella sala, soltanto alcuni giorni prima, documenti e materiali enigmatici.




Come ho fatto a non capire prima tutta questa bella e divertente macchinazione? E solo per un flash.” Dichiarò con solennità. Poi si rasserenò, la calma lo pervase e ci rise su, pensando che, sovente, la risoluzione dei misteri è molto più semplice di quanto si possa credere.


Non c’era tempo per mangiare.
Sorrise forte e si appresto’ ad aprire tutte le uscite.







mercoledì 2 ottobre 2019

Quando rimani

Quando ti avvicini dolcemente  vestito del tuo sorriso.
Quando le tue labbra sulle mie
mi bruciano in mille cerchi di fuoco
Quando la tua mano mi scrive una carezza sulla schiena e poi,
un colore rosa mi posa tra l'ombra del ventre.
Quando sento il tuo corpo
avvicinarsi forte e possente come fosse il rombo del tuono...
Quando non esisto più io,
ma tu in me,
risorgo muta ancella
Preda del tuo volo di falco,
in alto oltre il tetto del cielo,
Li, come bianchi fiocchi di neve,
danziamo nel vento.
Danziamo e discendiamo,
Ora il silenzio ci canta!


Brunetta Sacchet🌹

martedì 1 ottobre 2019

Il Grande Castello ( 11°Capitolo )


Capitolo undicesimo
Lo Spirito di Dio
Il racconto del monaco
E l’abito che non lo fa.




Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”
Giuseppe Ungaretti, “Soldati.”










Vi riferirò, ora, di mostruose genti che io ho incontrato nella mia vita e dei loro misfatti agghiaccianti, nonché degli eventi terrificanti che hanno provocato; delle cose orribili e disumane cui l’ essere superiore
- il così detto “Homo Sapiens”, creato a immagine e somiglianza dell’Essere Supremo, il padrone incontrastato del pianeta e del cosmo, colui il quale, con la sua intelligenza smisurata, ha sconfitto le leggi fisiche e di gravità, ogni sorta di malattie, la sofferenza, la fame, e sta per sconfiggere la morte –
si è potuto macchiare: di come lui e i suoi simili sono stati capaci di compiere, con estrema leggerezza e senza provar alcuna vergogna, atrocità efferate e crudeli barbarie. E tutto questo, perché il loro animo, sciaguratamente, è intrinsecamente feroce, malvagio, spietato e sanguinario.




Stavolta, nell’udire questa parole, anche il vecchio Angelo pareva spaventato. Dopo un sospiro, l’ecclesiastico proseguì la narrazione.




Fin da piccolo ho sempre avuto fiducia nell’essere umano, negli uomini per bene,onesti, leali. Ho continuato a possedere, negli anni, uno speciale intuito, che mi ha aiutato spesso e mi ha permesso di comprendere l’animo delle persone che mi stavano vicino.
Di loro vedevo l’aurea stagliarsi da sopra le loro teste, dai loro capelli. Qualcuno emanava una luce grigia, in altri pareva brillare, magicamente, l’aurora boreale.




Mentre parlava, padre Luigi volgeva il suo sguardo, con insistenza e benevolenza, verso la ragazza africana e lei lo ricambiava con stupore misto ad un certo imbarazzo (anche per quello che era successo tra loro poco prima). Sembrava, quell’asceta, ricordarle qualcuno che già aveva conosciuto in altri tempi e in luoghi diversi, probabilmente in altre vite.




Quando guardate Serena, voi cosa vedete? Vedrete, di sicuro, solo una bella donna dalle pelle color ebano. Io scorgo, invece, un’anima candida, una dolcezza profonda, che le viene dal cuore, percepisco qualcosa che giunge non da quaggiù, ma da un’altra dimensione. So che Dio ama tutte le sue creature, ma qualcuna la preferisce, senza che gli altri se ne vogliano. Serena è una delle preferite di Dio. Lo so.
Ma molte altre persone da Dio si sono allontanate. Anche chi opera e lavora faticosamente in nome dell’Altissimo, o crede di farlo, in realtà sta servendo involontariamente la bestia, satana, il principe delle tenebre. L’angelo più bello che tradì il suo Signore, trascinandoci tutti nel fango. E siccome quelli che sbagliano sono molti di più di quanto si riesca a contare, noi dentro la melma, nel disonore, nella vergogna, ci siamo finiti in massa.
DELLE GUERRE
Andando a cercare di aiutare il prossimo, come la mia vocazione ha ordinato, mi son trovato, per gran parte della vita, dentro le catastrofi provocate proprio da questo mio prossimo, e ho visto cose che narrerò solo ora, a voi, sentendo che ormai la fine è arrivata.
Negli ultimi anni del secolo scorso, il secolo delle guerre continue, fui in Kosovo, per soccorrere e curare gli infermi. Viaggiai per quel territorio che prima aveva visto l’unione degli slavi, ed era ormai ridotto ad una faida tra popoli fratelli e sentimenti religiosi assai mal interpretati.
Le stragi ed i massacri, le carneficine e gli stermini cui dovetti assistere, riempiono il mio cuore, anche in questo momento, di uno strazio che a stento avrà fine. Ho visto bambini morire mentre cercavano qualcosa da mangiare, o si riparavano dal freddo e dalla neve. Donne incinte con le pance squartate, altre, ancora ragazzine, fatte a pezzi da orribili mostri umani viventi, ma con la divisa piena di medaglie (ma chi mai avrà conferito medaglie a dei boia criminali ed assassini? Solo un pazzo assassino peggiore di loro), piccole casette di gente povera che bruciavano con, dentro, le loro famigliole, e poi uomini (uomini?), uomini che ridevano e sogghignavano di gusto, che gioivano alla vista dell’inferno che avevano realizzato.
Fu lì che cominciai a capire perché l’essere umano ha sempre fatto la guerra. Me l’ero continuamente chiesto: ma come ci riescono i generali, i governi, i padroni di una nazione, a convincere un ragazzo di diciotto anni o un uomo di sessanta, a offrire il proprio sangue, a patire le sofferenze, a donare la sua vita per una battaglia? Sono stati bravi ad indottrinarlo, ad indurlo a commettere una colpa così grave, cui sarebbe francamente impossibile essere persuasi?
Forse gli hanno detto che è per difendere il proprio paese, i propri figli, la propria moglie?
La terra, forse o la propria ricchezza?
Magari gli avranno offerto denari e onori affinché combattesse?
Ma, anche se fosse così, sarebbe assai difficile da svelare, questo mistero. Non è facile smuovere un essere umano, costringerlo ad andare lontano, fargli rischiare sofferenze inaudite (quando il solo tagliarsi, ad esempio, un dito con un vetro o battere la testa da qualche parte è cosa dolorosissima e temuta da tutti), senza alcuna possibilità di essere curato, di morire dopo una lunga agonia, probabilmente nel freddo della neve, al buio, senza mangiare, senza qualcuno che lo sostenga. Eppure in questi ultimi millenni è SEMPRE stato così.
No, la ragione è un’altra:


all’uomo piace fare la guerra.


Ho detto proprio così: all’uomo piace fare la guerra. Essa è piacevole, è divertente, è spassosa: l’ho visto negli occhi dei serbi, che ridevano e godevano di gusto, dopo aver stuprato e ucciso giovani donne inermi. Ridevano e godevano, erano felici, esultavano. A volte, alcuni uomini non riescono a completare l’atto sessuale, per vari motivi, probabilmente psicologici, per stress, per stanchezza o per qualche malattia o altro, a volte perché hanno paura della donna.
Ma quando sono loro che violentano, che ammazzano, che terrorizzano, il loro membro è saldo, compatto, resistente. Il loro godimento è al massimo, mai più proveranno quella sensazione di piacere, in tutto il resto della loro vita. In questa orribile maniera, perfettamente e atrocemente, è stato programmato, progettato il robot umano. Da un demone perverso
Un giorno, “intervistai” un ragazzone che proveniva dalla provincia di Belgrado, dopo che venne arrestato dalle forze alleate di liberazione: era legato come un cinghiale perché fortissimo e pericoloso, gli avevano stretto le manette ai polsi ed alle caviglie.
Quando gli chiesi il perché di quell’attacco al villaggio kosovaro, alle tre di notte, quando tutti i poveri abitanti stavano dormendo, terminato in un macello di carne umana, gli si illuminò il viso.
Disse che era una sensazione fantastica arrivare di corsa, coi suoi compagni, nel villaggio di notte, armati fino ai denti. Disse che era magnifico immaginare che, in quel momento, l’ ignara popolazione, assorta nel sonno, si sarebbe risvegliata con uno shock e, terrorizzata, avrebbe intuito il destino che l’aspettava, non potendoci far niente, aspettando solo che arrivasse il più presto possibile, il colpo mortale, per sé e per i suoi cari. “Era bellissimo correre e sparare - mi rivelò - sembrava di galleggiare nell’aria, come volare, l’estasi era suprema, non c’era stanchezza … era molto meglio di qualsiasi altra condizione.”
E le stesse cose me le raccontarono altri, nelle zone di guerra del medio oriente, in America centrale, nell’Africa sub – sahariana , dove un “patriota”, che nemmeno aveva sedici anni, mi raccontò per filo e per segno, di come la sua banda aveva massacrato più di trecento civili, poi decapitati, derubati di tutto quel poco che possedevano, bruciati in un solo falò. Poi il tutto fu seppellito, cenere sotto la cenere. Le tombe furono scoperte da un satellite dei francesi, che svelarono al Mondo intero l’orribile eccidio. Quel giovane ragazzo, quel bambino, si giustificò parlando di amore per la nazione bla bla, etnie diverse bla bla, religioni diverse bla bla, riti esoterici e tante altre infamità ancora,
che qualche scellerato maledetto infame gli aveva instillato nel suo depravato lavaggio della mente.
Sì amici, sì fratelli, dopo un po’ compresi tutto, mi illuminai alla luce di tante tragedie. Capii perché da cinquemila anni l’uomo fa la guerra e solo la guerra come attività principale. L’uomo è peggio della peggior bestia, anche perché prega prima di andare ad ammazzare e poi ricorda i suoi eccidi con feste e celebrazioni e bandiere e pianti.
E il prete lo benedice.
Preferisco l’ateo perché, se uccide, è un assassino e basta, sa chiaramente di esserlo e almeno non lo fa nel nome del Nostro Signore.
E continuai a frequentare i tanti e tanti conflitti, in Africa, in Afghanistan e in tutte le zone dove il principe dei demoni il re delle tenebre, in barba all’altissimo che, pure, lo aveva amato ed onorato, spargeva il suo sale rabbioso e avvelenato.
E i popoli della Terra, le genti ignare, correvano ad adorarla, quella bestia satanica, pronunciando per lui vocaboli come:
Nazione”, “Patria”,“coraggio”, “virtù”, “onore”, “valore”, “audacia”, “ardimento”,“eroismo”.
Cosa ci sia di eroico nella stuprare una vecchia o una bambina, solo satana lo sa.




Mentre pronunciava queste terribili parole, rumori strani e misteriosi giungevano, ovattati, dal piano di sotto. Non potevano essere i meteoriti, stavolta. Cosa si stava preparando dai piani bassi? Cos’altro ci si doveva aspettare?




CIRCA LA FINE DEL MONDO
Ah, dimenticavo, proseguì il saggio individuo, volevo parlarvi della fine del mondo … anche se non ne sarei tanto sicuro, giunti a questo punto.




Ma che cosa avrà voluto dire, con queste parole? Nessuno riusciva a comprenderle, e arrivavano proprio da lui, che era venuto ad annunciare la fine.




Sì, la fine del Mondo, ne stiamo parlando da tanto tempo, nessuno ci credeva, ma ora pare proprio che i gufi avessero ragione. I sacerdoti, i profeti e gli scienziati Maya hanno parlato chiaro. E, limpide, sono state le testimonianze ed i calcoli matematici che ci hanno tramandato .
Il lungo periodo ciclico di cui ci parlano i Maya, misura 5125 anni ed essendo l’ultimo di questi periodi iniziato esattamente l’11 agosto 3114 Avanti Cristo, finirà, sempre secondo i loro calcoli, domani o, forse, stanotte stessa. Ma che finisca un periodo, cari fratelli, significa anche che ne potrebbe cominciare uno nuovo. Il brutto delle profezie di questo popolo meso americano, suffragate anche da altre più antiche predizioni dei Sumeri e degli Aztechi è che, e questo lo stiamo constatando coi nostri occhi e con le nostre orecchie, la fine oppure il cambiamento, verranno anticipati da enormi sciagure. E più enormi di quelle calamità che abbiamo provato in quest’ultimo anno, difficilmente si potrebbero immaginare. Navi che cambiano rotta da sole, radar e aerei che sbagliano i dati, enormi veicoli stradali che creano disastri, montagne che franano dopo esser state immobili per milioni di anni, familiari che uccidono i familiari, il sangue del proprio sangue, malessere inconscio, stress dentro ognuno di noi, senza che ne conosciamo il motivo. E poi odio, odio, odio: forse tale sentimento, a pensarci bene, non è una novità, ma una costante di questi ultimi 5125 anni.




E i rumori provenienti da sotto le scale si facevano intensi, anche se cercavano tutti, fingendo, di non farci caso. Il monaco si inventò altri argomenti, giusto per non dare il tempo agli ospiti di farsi prendere dal panico.




Eppure, odio o non odio, bisogna interpretare bene le parole dei Maya. Siamo sicuri che non intendessero qualcosa d’altro?
Di loro non ci sono rimaste prove, né scheletri: loro sono spariti tutti assieme senza lasciare traccia. Non sono morti, pare.
Sono solo passati di là. Dicono che se ne siano andati, vibrando con anima e corpo, in un pianeta parallelo, che chiamavano Nibiru, lo stesso pianeta, invisibile che sta arrivando da noi.
E noi che faremo, qui nel nostro bel castello di san Salvatore? Sarà questa la città della salvezza? La città di cui si parlava era Bugarach, tra i monti Pirenei. Forse si erano sbagliati.
Comunque, state tranquilli, tra un po’ sapremo la verità e, molto probabilmente, non sarà poi così tanto brutta come ce l’hanno dipinta.
SULLA CASTITA’
Adesso, però, voglio parlarvi di un’altra cosa. Precedentemente, qualcuno di voi mi ha chiesto del perché i monaci osservano la castità. Essa è gran bella cosa nelle anime sante.
Tramite la castità, l’essere privilegiato può arrivare ad una intensa meditazione, che lo può portare direttamente a conoscere un’altra dimensione del proprio corpo.
Sembra un paradosso, ma il digiuno, combinato alla preghiera e all’astinenza sessuale , ci farà conoscere (e parlo sempre degli spiriti prescelti), un piacere che supera di mille volte quello sessuale, tanto che, quest’ultimo, ci apparirà come una banale soddisfazione di pochi istanti, una squallida pratica da cui dopo, infatti, dobbiamo ripulirci.
Ma state bene attenti … io ho parlato solo degli spiriti eletti. Gli altri, tutti gli altri, non possono trarre beneficio da una illibatezza, da una morigeratezza non desiderata. La castità imposta, fratelli carissimi, è un disastro, una calamità peggiore di quelle che stiamo subendo in questi tragici mesi. Chi serve Dio non dovrebbe essere obbligato all’astinenza, fare l’amore con chi si ama non deve essere considerato un peccato. Forse è per questo che molti ministri di Cristo si macchiano di violenza contro i bambini?




Angelo ascoltava, apparentemente pensando ad altro, queste parole, mentre altri rumori, intensi e sempre più frequenti, provenivano dal basso.




La repressione sessuale imposta dall’alto ha sempre scatenato , e ve lo dico io che l’ho visto coi miei occhi, la rabbia interiore, l’insoddisfazione e, quindi, la guerra tra i popoli. Eh sì, figlioli, la guerra. Ecco, questo è un altro dei motivi che spinge l’essere umano a fare la guerra. Ecco perché quella bestia di un militare stuprava le donne con tanto odio. Eccoli davanti a voi gli ultimi cinquemila anni di odio, di ignoranza, di religioni mal interpretate, di repressione sessuale.




Angelo, ancora serio e pensieroso, si apprestò a correre in aiuto di Ugo che, con l’assistenza di Pedro, stava rientrando nel salone del focolare spingendo un carrello portavivande.




Presentava un grande strudel di mele già tagliato a pezzi e ancora fumante, poi tanti bicchierini pieni di uva passa in un bagno di grappa al miele. Per chi ne avesse voluta ancora, sarebbe bastato versarsela dal contenitore.
Solennemente, Angelo, il capo, il custode, l’ospite di tutta la compagnia, si schiarì la voce e, quasi tremante, iniziò a parlare.
Adesso, amici carissimi, stavolta finalmente tocca a me parlare, mettetevi comodi e saro’ l’ultimo a farlo.”
Ma prima di iniziare a raccontare la sua storia, fece qualcosa di assai strano ed inconsueto.
Ascoltatelo bene.