Le poesie che ho vissuto tacendo sul tuo corpo
mi chiederanno la loro voce un giorno, quando andrai.
Ma io non avrò più voce per ridirle allora. Perché tu eri abituata
a camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi su letto,
gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi le
mani
sui ginocchi, mettendo in mostra provocante
i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così- dicevi; ricordarmi cosi coi
piedi sporchi; coi capelli
che mi coprono gli occhi – perché ti vedo più profonda mente così. Dunque,
come potrò più avere voce. La Poesia non ha mai camminato cosi
sotto i bianchissimi meli in fiore di nessun paradiso.
Ghiannis Ritsos
Nessun commento:
Posta un commento