Siam
punti e linee;
stelle
nel buio e costellazioni...
Ma
cosa sono le linee,
se
non una sequenza ordinata di punti?
e
le costellazioni,
se
non un agglomerato di puntiformi stelle
radunate
dalla fantasia
a
rappresentar qualcosa?
Eppure
tu torni.
Dicono
che ti sei spento,
che
più non sei nè punto, nè linea;
nè
stella, nè costellazione...
Gli
uomini passano,
e
crolla la loro civiltà e la loro cultura.
Figure
la fantasia più non crea,
ma
la Natura ancor sparge sulla terra fragilissimi punti
e
“v nebu luna plava”.
Nel
vino che sorseggio, tu torni:
sapore
di uve acerbe,
di
terra umida e di pendii maledettamente scoscesi.
E'
il tuo “Tintoria”
...
te lo ricordi?
Come
trattenerti or che sei ancor più fuggitivo
e
la memoria si corrompe?
Non
avverrà che anche tu sarai dimenticato
come
gli altri amici: Narciso e Amabile,
Nonna
Emma (La figlia delle Valli),
Elisa ...?
Eppure
tu torni.
Dicono
che ti sei spento,
che
più non sei nè punto, nè linea;
nè
stella, nè costellazione...
Come
bevendo il tuo vino indagavi te stesso,
or
so che offrendolo saggiavi l'ospite...
Con
sguardo furtivo aspettavi il giudizio
che
avrebbe mostrato a te chi ti stava di fronte,
...se
e quanto fosse stato idoneo.
Anch'io,
più volte, fui così da te pesato.
Eppure
tu, che non puoi tornare,
torni
e
spargi fragilissimi fiori.
--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------
Aldo
Klodič: L'equilibrio sulla
besieda
Tra
il filosofo e il poeta - s'è detto - vi è una profonda affinità
e, al tempo stesso, una immensa distanza. Entrambi abitano cime
altissime di montagne che si toccano però solo alle basse estremità
di appoggio, mentre le vette si allontanano sempre più, per chi
intraprende la scalata di una delle due montagne. Ad Aldo non
interessava la filosofia: egli infatti è salito sul monte dei poeti.
Ciò nonostante, una riflessione dal sapore filosofico non credo sia
inadeguata per tentare di coglire ciò che egli è stato per sè,
anzitutto, e poi per la cultura delle Valli. Vorrei esprimere
qualcosa di ciò che Aldo era per sè -ripeto- perchè la tentazione
diffusa credo sia quella di appropriarsi illecitamente l'amicizia di
una così bella persona, proprio ora che il suo essere è divenuto
immobile e indifeso. Lungi da me questa intenzione e da chiunque...
Chi
lo ha conosciuto sa che Aldo non parlava molto, era piuttosto
riservato. I suoi discorsi nelle conversazioni erano sempre brevi ed
essenziali: quasi avesse fretta di cedere la parola, di liberarsi in
fretta della besieda...
Pareva infastidirlo, imbarazzarlo, lasciava la parola volentieri
all'altro che a sua volta si sentiva subito impegnato a riprenderla,
come fosse caduta per terra e la si dovesse pur tirar su. Qualcuno si
doveva preoccupare di sostenere il discorso perchè Aldo non si
muoveva, non sembrava intenzionato a integrarlo o a migliorarlo o a
ridire, in altro modo, il già sinteticamente detto. Fosse per lui,
la besieda
detta era stata sufficiente, aveva gia espresso ciò per cui era
stata emessa, ora poteva tornare al
suo luogo natìo:
il silenzio. Altre volte, quand'era il caso di parlare chiaro e di
dire con coraggio ciò che andava detto, Aldo non retrocedeva e , se
era sicuro, procedeva intrepido e tuonante. Il suo “non dire
troppo” indubbiamente traeva origine dal suo carattere - non lo
nego - ma ancor più era una sorta di preoccupazione di “dire
bene”. Odiava la chiacchiera vana e superficiale; le parole senza
sostanza. Ricercava invece quei condensati di saggezza che la
tradizione ha conservato in proverbi ed espressioni singolari e che
il suo amato dialetto beneciano tuttora contiene.
Più
in là ancora, a volte mi è sembrato credere nella sublime musica
del silenzio, e mi è parso diffidare della stessa besieda.
Lo penso mentre cammina silente nei boschi solitari delle Valli in
cerca di funghi. Lo ammiro quando ostinatamente si arrampica a
falciare a mano un prato scosceso che purtroppo ora, anche questo,
verra abbandonato. Aveva un animo di poeta e giustamente esitava
prima di emettere suono, prima di infrangere il silenzio. Era come
stesse in equilibrio, leggero sopra la fragilità della parola:
consapevole che quel flatus
vocis,
seppur inerme, ha il potere di creare o di distruggere il mondo. Ma
ecco, è proprio questo modo di porsi nel linguaggio, questo anomalo
silenziare tra gli umani che ha “parlato”, ha “detto più forte
qualcosa”, ha proferito una parola più intensa e feconda. Un
paradossale fenomeno qui si manifesta. Il miglior linguaggio prende
le mosse scegliendo accuratamente, tra le miriadi di parole, poche,
ma le più belle. Ed è connettendole ancora con spazi di silenzio
che nasce per magia un mondo variopinto. Così, a modo suo, Aldo ha
dato vita a un dire autentico, a un “bel dire”, originale,
rivelatore e creatore al tempo stesso di un bel modo essere.
Eccome
se ha tenuto in vita la besieda!
Col suo stile si è battuto perchè la parola delle tradizioni non
morisse; ha fatto cantare cori antichi e nuovi; ha lottato contro
l'oblio recuperando memoria, contro la pigrizia di chi si lascia
abbagliare da frivole lusinghe. Ha consegnato alle nuove generazioni
l'orgoglio di appartenere a un territorio e a una cultura preziosa
anche se minoritaria e dimenticata. Ha infuso coraggio là dove c'è
vergogna di parlare la propria lingua. Il suo esitante dire unito al
suo prodigioso operare (per almeno una cinquantina d'anni), ha emesso
un suono di vita, intriso di tenerezza e di autentico amore per il
nostro territorio. Il suo strano e volontario equilibrio sulla
besieda
ha mostrato anche che non si ama a parole. Infatti la parola si
presta a qualsiasi gioco; ha in sè l'insidia dell'ambiguità; è il
prodigioso strumento della falsità e dell'imbroglio dell'altro. Il
silenzio invece non mente e le opere ancor meno.
Coloro
a cui oggi Aldo manca si domandano: Chi potrà misurare il valore di
un amico come lui tra gli “amici” che abbiamo? chi potrà
saggiare la finezza della sua sensibilità? ...la generosità del suo
cuore o l'altezza della sua poesia? chi saprà valutare l'intensità
del suo amore tra coloro che dicono di “amare”? Ci vorrebbe
qualcuno che sia molto saggio e dallo sguardo puro.
M.M.
Nessun commento:
Posta un commento