giovedì 2 luglio 2020

" Venezia in catene " Capitolo XVII°



Conformismo letterario


Alle prime ore del mattino, cosa ben strana, Graziosi aveva convocato tutti i suoi collaboratori, anche quelli che, in precedenza, aveva licenziato.
Cari fioi – iniziò il direttore, mentre tutti si guardavano stupiti e nervosi – quello che uscirà domani, ventitrè aprile del milleottocentoquattordici, sarà l’ultimo numero del Giornale Dipartimentale Adriatico. Il suo numero…”
Il trentaquattro…”, proseguirono in coro giornalisti e stampatori.
Giusto, trentaquattro”: Dopo una pausa imbarazzata, incalzò:
Ma non è detto che noi dovremo chiudere…”
Se continua a lavorar?” domandò il giovane Gorghetto, l’unico che non era mai stato assunto, ma che bazzicava sempre, con volontà incrollabile, l’ambiente del giornale.
Forse…forse” rispose, quasi parlando tra sé, il capo che, in realtà, non sapeva che pesci pigliare.

Con quel numero, infatti, si sarebbe chiusa la storia della testata, così come si chiudeva, in quei giorni, il periodo della dominazione francese a Venezia cui succederà, proseguendo per molti anni, la dominazione austriaca.
Ciò che Graziosi impresse sulla prima pagina di quel numero 34 dimostra la sua abilità nel cercare di dire qualcosa senza, in effetti, dire un bel nulla. Così, tanto per prendere un po’ di tempo:

“…Il ritardo di dettaglio sui strepitosi avvenimenti del giorno, sarà ben presto compensato con quell’accuratezza di cui ci faremo pregio in ogni tempo…”

Strepitosi avvenimenti. Ed aveva ben ragione: mai come in quei giorni la Storia, quella vera, importante, aveva accelerato con tanto clamore.
Egli non solo non voleva commentare i fatti ma, per sicurezza, non li voleva neppure riportare. Così continuò:

“…Nell’invocar però la loro tolleranza, possiamo assicurarli che avremo dall’esattezza nostra raccolto ad un tratto quanto di più importante occupar deve un luminoso posto nell’odierna storia, che trasmetterà alla posterità incredibili eventi.”

Il giornale procedeva parlando di argomenti più sereni: statistica, storia naturale, varietà.
Ben presto, col caldo tepore della primavera (si era quasi a maggio), ci si accorse che, scampato il pericolo, la vita sarebbe proseguita con maggior tranquillità, grande ordine. Forse anche troppo.

Mercoledì 27 aprile uscì da quella stamperia e firmato dallo stesso editore, un altro giornale che, però, portava il numero trentacinque, quasi volesse indicare una continuità nell’edizione (mentre il resto del mondo cambiava).
Il formato ed i caratteri rimanevano gli stessi, diverso era il titolo, si trattava, ora, del

Giornale di Venezia

E portava ben visibile al centro, sotto la testata, lo stemma dell’aquila bifronte, simbolo dell’impero austriaco.
E così Graziosi ed i suoi non cambiarono mestiere. Il loro atteggiamento nei confronti dell’autorità costituita era sempre stato ossequioso, quello dei buoni sudditi che sempre avevano interpretato la volontà del loro sovrano…utili al dittatore francese, adesso lo sarebbero stati per l’imperatore d’Austria il quale non si sognò di epurarli…anzi: da quel giorno la testata diventò un quotidiano e si dovette aggiungere un inserto di quattro pagine per contenere tutte le notizie che giungevano generosamente.
Nel resto dell’Italia tutti gli altri giornali dipartimentali avevano chiuso definitivamente.

E Pompeo?
Respirando l’aria tiepida di quei giorni, Pompeo sognava di evadere.
Non aveva mai sopportato l’arroganza dei francesi ed aveva sempre sperato, in cuor suo, l’arrivo di un qualsiasi altro esercito straniero che fosse venuto a liberare.
Ma gli furono sufficienti pochi giorni per capire che i nuovi arrivati erano anche peggiori.

Scrisse nel suo diario:

Dal 21 novembre, giorno in cui iniziò
il blocco della città, al 20 aprile
, sono nati 1.476 bambini.
I morti, nello stesso periodo, sono 4.170.”

Poi se ne andò in piazza ad assistere all’arrivo trionfale del generale austriaco che sbarcò dal burchiello con la sua uniforme bianca candida, acclamato dalla folla festante.
In tutte le chiese della città, ad ore alterne, iniziando alle nove del mattino e per tutto il giorno, si svolsero funzioni religiose di ringraziamento, “Te Deum”, processioni.
Faceva una certa impressione sentir suonare le campane a festa, alzare lo sguardo e vedere un cielo azzurro e terso, che prometteva molto di buono.
Graziosi, bontà sua, gli aveva dato l’incarico di occuparsi delle novità letterarie e per il giovane ciò rappresentò un vero traguardo.
Non gli ci volle molto a capire che, anche in quel campo, aveva trionfato la “fedeltà” verso il potente di turno.
Infatti il “Corriere delle Dame”, un foglio letterario diretto dalla signora Carolina Lattanzi, che si era distinto dagli altri periodici per il suo appoggio smodato alla causa napoleonica, cambiò repentinamente le sue simpatie politiche.
Per l’occasione la Lattanzi, raffinata ed instancabile intellettuale, era arrivata al punto di indire subito dopo l’arrivo degli austriaci, un concorso a premi per il più bel sonetto di satira contro Napoleone.
E pensare che lei stessa, nell’anno 1810, aveva lodato, con una appassionata poesia composta personalmente, la nascita del figlio di Napoleone, il “Re di Roma”.

Qualcuno aveva così commentato, a questo proposito:

Affrontare i potenti costa qualcosa,
calpestare i caduti non costa nulla.”

Qualche giorno dopo lo stesso giornale femminile tesserà le lodi dell’imperatore austriaco Francesco I°, divenuto per moltissimi un ladro ed un tiranno, definendolo un “novello Tito”.

Coi gomiti poggiati sul muretto di marmo al ponte di san Felice, Pompeo se ne restava muto ad osservare le sozzure che, galleggiando sull’acqua putrida, passavano sotto l’arcata: era lo sporco della città che, dai canali interni e dalla laguna, se ne andava verso il mare.
Tra pantegane morte e gatti gonfi, galleggiava lentamente anche un cadavere umano. Passò proprio sotto il ponte e sotto i piedi di Pompeo: aveva la pelle rossa e la pancia strapiena d’acqua.
Non ci diede importanza perché era un fatto abbastanza comune per quei giorni.
Ma si sporse un po’ di più e riconobbe in quel volto, che iniziava ad essere divorato dai pesci, dei lineamenti che gli erano tragicamente familiari.
Ma quello è Petronio – urlò – dunque esiste un Dio.”
Una mano calda e carica di energia si posò sulla sua spalla.
Don Antonio…”
Ciao, amico mio, son tanto brutti i tuoi pensieri?”
Padre, sapesse…”
Hai visto…Petronio?” disse, indicando con un dito il cadavere che, pian piano, galleggiando come un tappo di sughero, se ne stava andando verso il mare, così come l’anima se ne stava andando verso il suo destino.
L’hanno ammazzato.”
Ma come fa, padre, ad esserne così sicuro?”
Non hai notato quella ferita al fianco? Era di certo di un coltello da macellaio…povero disgraziato.”
Povero disgraziato? Ma, padre, quello era un delinquente, un torturatore, un massacratore…”
Non prendertela con lui, non è colpa sua…”
E di chi, allora?”
Forse del demonio che lo possedeva”
Intanto il corpo si allontanava, passando sotto un altro ponte.
Corriamo di là – disse il religioso – voglio che tu guardi bene il suo volto.”
I due raggiunsero l’altro ponte sul canale proprio mentre la salma passava di sotto.
Vedi i suoi lineamenti, figliolo mio, ti sembrano quelli di un uomo cattivo?”
Certo, adesso no , ma mentre commetteva i suoi delitti…”
Chiaro…mentre commetteva i suoi delitti era posseduto, adesso non più. Noi sbagliamo a prendercela con le persone, a punirle e ad ammazzarle. Non sono loro a commettere i peccati, ma il demone che li possiede. Basterebbe liberarli dal demone.”
Certo che lei ne ha liberati tanti, dai demoni.”
Sì, ma con i potenti è sempre difficile.”
Intende dire il generale Seras, Napoleone?”
Sì, ma anche Francesco d’Austria e tutti gli altri potenti.”
Il ragazzo ascoltava a bocca aperta. Il monaco continuò:
Vedi, Pompeo, Napoleone aveva creduto nei valori della fratellanza e della libertà, gli stessi valori che ci ha insegnato Cristo con la sua parola. Ci credevano tutti, avevano fatto una rivoluzione, ma poi…”
Ma poi?”
Poi i sentimenti diabolici quali l’egoismo, l’invidia, la smania di grandezza hanno trasformato tutto. I sentimenti diabolici superano sempre, nell’essere umano, l’amore fraterno.”
Eh già…”
Chi avrebbe dovuto portare per il Mondo le idee di tolleranza e di pace ha portato le armi della sopraffazione e dell’arroganza e il disastro è completo. Non sono gli uomini che dobbiamo punire, sono i demoni che li posseggono e che influenzano le loro menti che dobbiamo sconfiggere.”
Pompeo ascoltava in silenzio.
La verità ce l’ha insegnata il vangelo. Gesù è venuto esclusivamente a liberarci da Satana.”
La salma di Petronio era già in mare aperto, a sfamare i pesci più grandi.

Prima di prendere qualsiasi decisione sulla tua vita, caro Pompeo, vieni a trovarmi al monastero, ho qualcosa da farti vedere.”
Ci verrò domani” aggiunse il ragazzo.

Don Antonio se ne andò, camminando con corpo leggero come se la forza di gravità, per lui, non esistesse.

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