domenica 5 luglio 2020

" Venezia in catene" Capitolo XVIII




Che fare?


Seduto sopra gli scogli bianchi che fronteggiano il mare e che spesso ne hanno sminuito la furia, Pompeo se ne stava a guardare, respirando piano, alcuni pescatori felici di esser potuti tornare al loro lavoro, intenti a disincagliare le loro reti e a bestemmiare - anche se avevano appena cantato messa - e a canzonarsi allegramente tra di loro.
Era il venticinque di aprile del milleottocento e quattordici, la Primavera era entrata anche nel suo cuore.
Pensava e ripensava ai dèmoni di don Antonio ed alla sua bella filosofia...
Pensò che la vita di quel sant’ uomo era, probabilmente, semplice e piacevole, senza i problemi che turbavano chi vive la vita quotidiana.
Ma forse anche i santi, si disse, avranno passato le loro belle disgrazie.
Eppure quel volto così sereno e pacifico, come lo può essere solo il volto di chi ha già visto Dio e delle cose di questo Mondo poco gli importa, lo turbava sempre di più.
Nel contempo ammirava il mare azzurro e un po' increspato - per via del vento di Bora che era tornato e che, però, rendeva tutto trasparente e vicino - e rimuginava i suoi pensieri e rinnovava le sue speranze.
Di là dal mare, gli aveva detto un giorno Graziosi, c'è un mondo vasto e da scoprire. Molti poveri, in Europa, avevano già fatto il grande passo anche se di loro, poi, non s'era saputo più nulla.
Le Americhe erano là ad aspettare, coi loro tesori e i loro misteri.
Camminò da solo lungo la spiaggia di sabbia finissima; i resti delle conchiglie, in migliaia di anni, l'avevano formata così e sarebbe diventata completamente diversa, pensò, tra altre migliaia di anni. Nel frattempo, chissà quanti altri esseri mortali come lui avrebbero riso o sofferto nella loro brevissima esistenza, quanta fame e miseria avrebbero dovuto sopportare o quanta gloria e ricchezza avrebbero ottenuto... chissà quanto amore avrebbero provato.
Attraversò il faro e ritornò sulle rive della laguna; vide passare, alla voga del sandoleto, un amico che non incontrava da tempo, Carlo Scarpa, mentre stava navigando apparentemente senza mèta, così come sempre aveva fatto nella sua vita.
Carlo, ti va de là?”
Dove devi andare, Pompeo?”
A san Giorgio, da padre Antonio.”
Ci vado anch’io. Adoro quell’isola.
E’ un luogo fantastico, pieno di serenità, sembra quasi che appartenga ad un altro mondo.”
Forse ti dovevi andar da qualche altra parte?”
Ma dai, monta su e no preocuparte, te porto mi.”

Sulla riva dell’ isola don Antonio, in piedi, pareva lo stesse già aspettando.
"Allora, Pompeo, cosa mi racconti?"
"Non so, forse parto..."
"Lasci Venezia, il tuo mondo?"
"Mah, ancora non so..."
"Il tuo cuore batte per la ragazza ebrea, vero?"
Pompeo diventò paonazzo.
"Sì, padre. Ma la sua famiglia non lo permetterebbe mai, la sua comunità, anche se mi rispetta e apprezza, vieta di sposare uno che non è ebreo."
"Eppure per lei daresti la vita, no?"
"Lei che vede tutto, anche il futuro, cosa pensa che sarà di me, del mio sogno con Myriam, di queste nostre vite tanto fragili che basta un po’ di acqua cheta a spazzar via?"
"So che anche i nuovi governanti aggiogheranno Venezia per molti anni, e per dire questo non occorre di certo la dote della preveggenza, immagino che questo popolo tenterà sempre più eroicamente di ribellarsi – un po’ ridendo e un po’ piangendo come ha sempre fatto - e molti daranno la vita per la libertà. Seguiranno certamente ancora lutti e miserie.”
Il religioso si prese Pompeo sotto braccio e attraversò la soglia del tempio dedicato a san Giorgio.
La grande vetrata colorata, incendiata dal sole, illuminava l’interno della chiesa e, in special modo, un quadro che raffigurava la morte di Cristo: sembrava quasi, e forse era vero, che tutta la costruzione fosse stata fatta proprio a quello scopo.
I due si sedettero su una delle tante panchine di legno. Don Antonio disse al giovane di guardare verso l’alto, proprio da lassù dove stava arrivando la luce.
Sia tu che tuo fratello avete il dono di vedere attraverso il tempo.”
Pompeo restò sorpreso, come faceva il monaco a saperlo?
Allora guarda – continuò – questa sarà la più grande visione che tu mai abbia avuto e questo è il posto giusto per averla.”
Nella grande vetrata apparvero immediatamente corpi dolenti come nelle più tetre rappresentazioni del Giudizio Universale.
Pompeo capì che il futuro sarebbe divenuto sempre più terribile, ma ancora non riusciva a capire quanto: rivoluzioni, catastrofi, stragi, olocausti, carestie, terremoti sulla Terra, così come aveva profetizzato san Marco nel suo Vangelo.
Vide per due volte il Mondo venire sconvolto da guerre terribili e interi popoli umiliati, torturati, offesi, massacrati.
E la progenie di Myriam, il suo popolo eletto, avrebbe sofferto più di tutti.
La progenie di Myriam: i figli di lei potrebbero essere, forse, anche i suoi figli, il sangue del suo sangue che soffrirà e urlerà alla mercè di mostri orribili, fanatici, nemici dell’umanità. Quello, dunque, sarebbe stato il futuro? Non quello radioso che aveva preconizzato con la sua bella? Quello degli uomini che volavano e della scienza che ci avrebbe reso felici?
Vide gas che toglievano il fiato impedendo di respirare, uomini chiusi dentro cortili circondati da ferri con spine…come quelle che Cristo portava sulla fronte…e sangue, tanto, tanto, tanto sangue.
Non poté più sopportare quel supplizio e fuggì dalla chiesa. Decise che non avrebbe più avuto visioni: tanto il futuro sarà quel che sarà. Don Antonio gli fu vicino.
Stettero vicini in silenzio, il silenzio che si udiva a san Giorgio e nella laguna quando le barche ancora non facevano rumore.

Pompeo salutò il monaco, fermò un'altra barca di passaggio e si fece portare a riva.
Dall'isola, don Antonio lo guardava allontanarsi, verso lo splendido spettacolo della piazza san Marco e vide quella imbarcazione, che dondolava nel bacino, divenire sempre più piccola. Pensò, intensamente:
"Che Iddio ti benedica."

Di ciò che fece Pompeo, dopo quel giorno, purtroppo non ci è dato di sapere.
Sappiamo che, qualche tempo dopo, un editore veneziano pubblicherà il suo diario, unica fonte di notizie circa l'assedio, oltre, ovviamente, al Giornale Dipartimentale.
Sappiamo bene cosa avvenne di Venezia, ma non cosa fu di quel giovane.
Forse emigrò nelle americhe, magari in Argentina, dove stavano giungendo già allora molti uomini dalla penisola italica.
Forse si fece monaco e restò a pregare e a meditare nella pace degli orti di san Giorgio, assieme al suo amico Antonio, fino alla fine dei suoi giorni.
Oppure continuò a vivere a Venezia, sposò una donna, magari la sua amata Myriam, quella con gli occhi neri e le labbra color fuoco, con lei fece figli, fu felice.
Probabilmente il suo sangue continua a scorrere tra chi, a volte usando stivaloni di gomma per l'acqua alta, vive ancora in una città unica al mondo, alla quale ogni giorno gente da tutto il Mondo viene a rendere omaggio.

Non lo sappiamo: di Pompeo ci resta solo la copia sgualcita di un diario.
Senza di quel libretto non avremmo mai saputo nemmeno della sua esistenza…

Intanto, dalla barca sulla quale dondolava nel bacino di San Marco, Pompeo notò che il cielo non era mai stato così limpido da queste parti.

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