Che
fare?
Seduto
sopra gli scogli bianchi che fronteggiano il mare e che spesso ne
hanno sminuito la furia, Pompeo se ne stava a guardare, respirando
piano, alcuni pescatori felici di esser potuti tornare al loro
lavoro, intenti a disincagliare le loro reti e a bestemmiare - anche
se avevano appena cantato messa - e a canzonarsi allegramente tra di
loro.
Era
il venticinque di aprile del milleottocento e quattordici, la
Primavera era entrata anche nel suo cuore.
Pensava
e ripensava ai dèmoni di don Antonio ed alla sua bella filosofia...
Pensò
che la vita di quel sant’ uomo era, probabilmente, semplice e
piacevole, senza i problemi che turbavano chi vive la vita
quotidiana.
Ma
forse anche i santi, si disse, avranno passato le loro belle
disgrazie.
Eppure
quel volto così sereno e pacifico, come lo può essere solo il volto
di chi ha già visto Dio e delle cose di questo Mondo poco gli
importa, lo turbava sempre di più.
Nel
contempo ammirava il mare azzurro e un po' increspato - per via del
vento di Bora che era tornato e che, però, rendeva tutto trasparente
e vicino - e rimuginava i suoi pensieri e rinnovava le sue speranze.
Di
là dal mare, gli aveva detto un giorno Graziosi, c'è un mondo vasto
e da scoprire. Molti poveri, in Europa, avevano già fatto il grande
passo anche se di loro, poi, non s'era saputo più nulla.
Le
Americhe erano là ad aspettare, coi loro tesori e i loro misteri.
Camminò
da solo lungo la spiaggia di sabbia finissima; i resti delle
conchiglie, in migliaia di anni, l'avevano formata così e sarebbe
diventata completamente diversa, pensò, tra altre migliaia di anni.
Nel frattempo, chissà quanti altri esseri mortali come lui avrebbero
riso o sofferto nella loro brevissima esistenza, quanta fame e
miseria avrebbero dovuto sopportare o quanta gloria e ricchezza
avrebbero ottenuto... chissà quanto amore avrebbero provato.
Attraversò
il faro e ritornò sulle rive della laguna; vide passare, alla voga
del sandoleto, un amico che non incontrava da tempo, Carlo Scarpa,
mentre stava navigando apparentemente senza mèta, così come sempre
aveva fatto nella sua vita.
“Carlo,
ti va de là?”
“Dove
devi andare, Pompeo?”
“A
san Giorgio, da padre Antonio.”
“Ci
vado anch’io. Adoro quell’isola.
E’
un luogo fantastico, pieno di serenità, sembra quasi che appartenga
ad un altro mondo.”
“Forse
ti dovevi andar da qualche altra parte?”
“Ma
dai, monta su e no preocuparte, te porto mi.”
Sulla
riva dell’ isola don Antonio, in piedi, pareva lo stesse già
aspettando.
"Allora,
Pompeo, cosa mi racconti?"
"Non
so, forse parto..."
"Lasci
Venezia, il tuo mondo?"
"Mah,
ancora non so..."
"Il
tuo cuore batte per la ragazza ebrea, vero?"
Pompeo
diventò paonazzo.
"Sì,
padre. Ma la sua famiglia non lo permetterebbe mai, la sua comunità,
anche se mi rispetta e apprezza, vieta di sposare uno che non è
ebreo."
"Eppure
per lei daresti la vita, no?"
"Lei
che vede tutto, anche il futuro, cosa pensa che sarà di me, del mio
sogno con Myriam, di queste nostre vite tanto fragili che basta un
po’ di acqua cheta a spazzar via?"
"So
che anche i nuovi governanti aggiogheranno Venezia per molti anni, e
per dire questo non occorre di certo la dote della preveggenza,
immagino che questo popolo tenterà sempre più eroicamente di
ribellarsi – un po’ ridendo e un po’ piangendo come ha sempre
fatto - e molti daranno la vita per la libertà. Seguiranno
certamente ancora lutti e miserie.”
Il
religioso si prese Pompeo sotto braccio e attraversò la soglia del
tempio dedicato a san Giorgio.
La
grande vetrata colorata, incendiata dal sole, illuminava l’interno
della chiesa e, in special modo, un quadro che raffigurava la morte
di Cristo: sembrava quasi, e forse era vero, che tutta la costruzione
fosse stata fatta proprio a quello scopo.
I
due si sedettero su una delle tante panchine di legno. Don Antonio
disse al giovane di guardare verso l’alto, proprio da lassù dove
stava arrivando la luce.
“Sia
tu che tuo fratello avete il dono di vedere attraverso il tempo.”
Pompeo
restò sorpreso, come faceva il monaco a saperlo?
“Allora
guarda – continuò – questa sarà la più grande visione che tu
mai abbia avuto e questo è il posto giusto per averla.”
Nella
grande vetrata apparvero immediatamente corpi dolenti come nelle più
tetre rappresentazioni del Giudizio Universale.
Pompeo
capì che il futuro sarebbe divenuto sempre più terribile, ma ancora
non riusciva a capire quanto: rivoluzioni, catastrofi, stragi,
olocausti, carestie, terremoti sulla Terra, così come aveva
profetizzato san Marco nel suo Vangelo.
Vide
per due volte il Mondo venire sconvolto da guerre terribili e interi
popoli umiliati, torturati, offesi, massacrati.
E
la progenie di Myriam, il suo popolo eletto, avrebbe sofferto più di
tutti.
La
progenie di Myriam: i figli di lei potrebbero essere, forse, anche i
suoi figli, il sangue del suo sangue che soffrirà e urlerà alla
mercè di mostri orribili, fanatici, nemici dell’umanità. Quello,
dunque, sarebbe stato il futuro? Non quello radioso che aveva
preconizzato con la sua bella? Quello degli uomini che volavano e
della scienza che ci avrebbe reso felici?
Vide
gas che toglievano il fiato impedendo di respirare, uomini chiusi
dentro cortili circondati da ferri con spine…come quelle che Cristo
portava sulla fronte…e sangue, tanto, tanto, tanto sangue.
Non
poté più sopportare quel supplizio e fuggì dalla chiesa. Decise
che non avrebbe più avuto visioni: tanto il futuro sarà quel che
sarà. Don Antonio gli fu vicino.
Stettero
vicini in silenzio, il silenzio che si udiva a san Giorgio e nella
laguna quando le barche ancora non facevano rumore.
Pompeo
salutò il monaco, fermò un'altra barca di passaggio e si fece
portare a riva.
Dall'isola,
don Antonio lo guardava allontanarsi, verso lo splendido spettacolo
della piazza san Marco e vide quella imbarcazione, che dondolava nel
bacino, divenire sempre più piccola. Pensò, intensamente:
"Che
Iddio ti benedica."
Di
ciò che fece Pompeo, dopo quel giorno, purtroppo non ci è dato di
sapere.
Sappiamo
che, qualche tempo dopo, un editore veneziano pubblicherà il suo
diario, unica fonte di notizie circa l'assedio, oltre, ovviamente, al
Giornale Dipartimentale.
Sappiamo
bene cosa avvenne di Venezia, ma non cosa fu di quel giovane.
Forse
emigrò nelle americhe, magari in Argentina, dove stavano giungendo
già allora molti uomini dalla penisola italica.
Forse
si fece monaco e restò a pregare e a meditare nella pace degli orti
di san Giorgio, assieme al suo amico Antonio, fino alla fine dei suoi
giorni.
Oppure
continuò a vivere a Venezia, sposò una donna, magari la sua amata
Myriam, quella con gli occhi neri e le labbra color fuoco, con lei
fece figli, fu felice.
Probabilmente
il suo sangue continua a scorrere tra chi, a volte usando stivaloni
di gomma per l'acqua alta, vive ancora in una città unica al mondo,
alla quale ogni giorno gente da tutto il Mondo viene a rendere
omaggio.
Non
lo sappiamo: di Pompeo ci resta solo la copia sgualcita di un diario.
Senza
di quel libretto non avremmo mai saputo nemmeno della sua esistenza…
…Intanto,
dalla barca sulla quale dondolava nel bacino di San Marco, Pompeo
notò che il cielo non era mai stato così limpido da queste parti.
Nessun commento:
Posta un commento