venerdì 9 settembre 2022

 IL FUMO DI STOLVIZZA

Tanto fumo e poco arrosto. Sembra un paradosso, una stravaganza, ma non lo è. Tanto fumo e poco arrosto, sta ad indicare come in una situazione ci sta troppa apparenza, ma nel concreto c’è poca sostanza. Così come una brace con tanto fumo potrebbe non avere molta carne a cuocere, così in una situazione ci si può lasciare ingannare da presupposti che alla fine non si rivelano concreti.

Nel mese di luglio di quest’anno, era il giorno 13, percorrendo la strada che da Resia porta a Resiutta ho incontrato, in quel tratto di strada, almeno quelli che ho visto io, sei pullman sloveni, tutti della ditta Nomago. Ho pensato, probabilmente, quei veicoli, quelle persone a bordo, facilmente,  o probabilmente, andranno in pellegrinaggio al nostro Santuario della Beata Vergine di Prato di Resia, ma poi ho riflettuto, vuoi vedere che invece di andare a Prato tutte quelle persone andranno a Stolvizza, in gita per farsi vedere, a prendere contatto con i propri consimili?  Ma cari stolvizzani, almeno quelli che hanno un po' di buon senso, fatte tutti parte della dichiarata “Minoranza slovena a Resia/Stolvizza”? Oppure è tutta una messa in scena, propaganda politica per far vedere quel massiccio interesse degli sloveni verso Resia, quell’interesse di bottega: musica, danza, lingua, in sostanza tutta la nostra cultura, anche se la genetica smentisce. Un metodo, un sistema degli ignari che si prestano a questo gioco. Ma a che gioco giochiamo?

Concentrarsi maggiormente su una questione che premia, si può dire una parte, percorrendo strade che alla maggioranza dei resiani non è confacente, creando frizioni che risvegliano campanilismi e provincialismi, una parte ingorda e mirata facendo il tutto per calpestare la nostra identità, unica e inimitabile, che non si confonde, che non imbroglia, aprendo le porte a quella parte che ambisce, a dire, un domani, o nel futuro immediato: to naŝä Resija. Lo stanno già facendo e cercano di legittimarlo, dopo aver razziato, musica, danza e favole, facendole passare, in seguito, come propria cultura, senza aver né arte né parte.

Solo per una parte però, la frazione di Stolvizza, vista con tanta insistenza e presenza slovena. Ma  la loro presenza, la loro assidua persistenza, è concreta, o è tutta una messa in scena?

Nessun resiano può dichiararsi legittimamente di nazionalità slovena perché i Resiani non hanno mai condiviso con la Slovenia, nel passato e nel presente, né territorio, né storia, né usi e costumi, né lingua e, dulcis in fundo, così anche genetica, quindi per noi sono dei perfetti sconosciuti, e per tale motivo non hanno, non hanno mai avuto e non avranno mai la nostra corrispondenza.

Quella parte, quella porzione di Resia, invece di unire, disgrega, per ambizione,  per interessi personali, con la compiacenza di chi non vede, non sente, non parla, lasciando così eccedere una parte, quella parte che si autodefinisce minoranza slovena a Resia, chissà per quale volontà, forse per quella Divina? Ma la maggioranza? Dov’è la maggioranza? Lascia fare. Si lascia calpestare. È molto probabile, visto che non è sostenuta, e non viene aiutata da quella parte politica italiana che, invece di premiare i resiani per aver scelto l’Italia nel 1866, e confermare tale “credito” anche il 1 aprile 1946, quella fedeltà alle istituzioni italiane, non particolarmente dovute, forse cercate, molto probabilmente sollecitate, se non imposte, lascia correre senza intromettersi. Siete sicuri, istituzioni italiane, che Resia sia contenta e soddisfatta di voi? Siete consapevoli che Resia accetti, di buon grado, questa situazione che si è venuta a creare? È indubbio all'incontrario.

Si tacce perché, forse, consapevoli di non avere una forza sufficientemente forte per contrastare quella invadenza che, in tutti i modi, cerca di prendere quella parte, quella parte della Slavia friulana, Resia in particolare, che gli è sempre stata negata, oppure per qualche motivo, confuso, si lascia fare per tornaconto?

Si dice che il tempo è galantuomo. È una frase che usiamo spesso, significa che, alla fine, il tempo ristabilisce la verità, ripara i torti, cura ogni cosa, dà ragione ai giusti. È probabile che tutto questo potrebbe verificarsi, nel frattempo veniamo presi per i fondelli, forse derisi e quasi certamente ci stiamo indebolendo, lasciando spazio, sempre più ampio, a quella parte che non merita rispetto, non merita alcuna considerazione di appartenenza alla stirpe resiana, perché ha tradito e sta tradendo le proprie origini, abbracciando una realtà, una realtà che non è la nostra,  perché non è mai stata nostra. Noi, con quella parte non abbiamo nessuna assonanza, nessuna affinità, tanto meno nel linguaggio, anche se testardamente continuano a conferire alla lingua “resiana” la condizione di dialetto della lingua dialettale slovena. Matti si ma non deficienti, quindi bisogna saper attendere, il tempo è gentiluomo e ricompensa la pazienza. Quando il fuoco non verrà più alimentato come oggi, quando cominceranno a scarseggiare i rifornimenti, verrà quindi quel momento in cui bisognerà pensare ai cambiamenti, ai ripensamenti, anche in modo inaspettato. I  nodi cominceranno a venire  al pettine, allora si inizierà a  ragionare più concretamente,   perché dopo tanto fuoco, tanta carne al  fuoco, alla fine potrebbe rimanere solo il fumo. Non mi auspico anche le macerie.

Franco Tosoni



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