martedì 13 febbraio 2024

Storie di altri giorni

 MILLENOVECENTOSESSANTANOVE





La Luna, il Lido e l'Isola del Tesoro.


di Pier-Angelo Piccolo 


Seduto sulla sabbia e appoggiato al legno della capannina leggevo, assorto, il libro delle gesta di Capitan Tresor.


Era un'estate bellissima, quella del '69 e tutti noi ragazzi eravamo al Lido, sparsi qua e là per le varie spiaggie dove, ognuno, con la propria famiglia, aveva la sua capanna: chi a san nicołeto, chi in "šona A" e altri al Des Bains (el de ben), chi ae quatro fontane, visin ae mostra del cinema.


Poi ci si trovava tutti, compagni di classe e amici, a fare il bagno assieme e, a occhi aperti sotto il mare, si cercavan i peoci (cozze) le cape (vongole) e i tesori nascosti e immensi di Capitan Tresor.


Per me, il Lido di Venezia era l'Isola del Tesoro e corrispondeva alla più splendida baia dei Caraibi.


Quando tornavo sulla sabbia ad asciugarmi, la mamma mi gettava addosso l'asciugamanone e aveva pronti i panini col salame, la mortadella o con la cotoletta panata.


E lì ricominciavo a leggere, in estasi, il mio libro o i fumetti dell'Albo gigante di Topolino.


Mio fratello più piccolo, leggeva tre minuti e poi mi rompeva le spalle e io lo cacciavo, poi mangiava il salame senza il pane, che lo dava ai piccioni e mia mamma si incazzava e lo mandava in giro a litigare con altri e lui rompeva le spalle a tutti.


I vicini di capanna erano una bella famiglia, specialmente Irma, che aveva la mia età e una sorellina piccola come mio fratellino, ma molto, molto più educata.


Quel giorno, le mamme dissero, a Irma, di andare a comperare i gelati nel bar alla spiaggia e lei ubbidiente e con gli occhi bassi, prese i soldini che le porgevano le mamme e si avviò ma, prima, mi volse lo sguardo.


Mia mamma pregò: "Pier-Angelo, sii cavaliere, accompagna Irma a prendere i gelati."


Misi giù il libro con le mani che tremavano e andai con lei, che aveva lo sguardo basso.


Da tanto tempo avrei voluto parlarle, che mi piaceva proprio, ma lei era, quasi quasi, più timida di me, che ero timidissimo.


Mai, in vita mia, avrei preso l'iniziativa con una ragazza, neanche in futuro, anche se, nonostante ciò, mi sarei sposato,  poi, varie volte.


Lei mi venne più vicino e mi disse, testualmente, queste parole e, forse in preda al panico, sbagliò qualcosa nella declinazione:


"Ti piacerebbe che sei mio marito?"


Era così vicina, che ci baciammo e fu la mia prima volta, il Luglio '69 e non lo scordai mai.


Poi ci tenemmo anche per mano, emozionatissimi, ma per poco, perchè dovevamo usarle per prendere i gelati.


Da quel giorno, da quel'incredibile istante, fui sposato con Irma.


Ero il bambino più felice del mondo.

Fu una settimana di passione, dieci giorni circa, poi le nostre strade amorose si sarebbero biforcate, verso due diversi, lontani infiniti.


Il lungo pomeriggio al mare, in quell'estate meravigliosa del '69, si era stranamente movimentato e tutti erano spinti a cambiarsi presto, togliersi il costume bagnato, rivestirsi e tornare velocemente verso le proprie case.


Ma che cosa doveva succedere di così eccezionale, quel giorno?

Un evento fantascientifico che non avremmo più scordato.


Alla televisione, la sera e per tutta la notte, sarebbe stato trasmesso un evento in "Mondovisione" e nessuno avrebbe dovuto perderselo.


Non si parlava d'altro.


La motonave partì, ci lasciammo, dietro  la poppa della nave,  l'Isola del Tesoro ormai deserta e tornammo alla civiltà, anzi al futuro, che per me si trovava a Venezia, Cannaregio, davanti al piccolo schermo in bianco e nero.


Avevano iniziato a trasmettere e lo avrebbero fatto tutta la sera, film di fantascienza a go gò, iniziando dalla serie:

 "Ai confini della realtà" e altri spaventosi racconti, ambientati nella calotta polare o in remoti e affascinanti pianeti sconosciuti, in luoghi incredibili.


Sì, dovevano tenerci caldi per l'evento: in quella cucina di casa mia eravamo in tantissimi, sia di famiglia che di vicini di casa sprovvisti di televisione (ma che avevano portato le lasagne e pesce fritto con polenta), pronti all'

avvenimento del secolo, anzi del millennio:

Avremmo assistito in diretta, per raccontarlo ai nostri nipoti, alla discesa di tre astronauti americani sulla Luna, che vi cammineranno leggeri come cuccioli di bambi.


Ogni tanto, qualcuno di noi usciva a guardare fuori dal balcone, lassù in alto, verso la Luna, ma non si intravedeva nessuno, solo il nostro satellite che si specchiava sul canale sottostante: solo Venezia, la Luna e noi.


Avvenne nella notte, dopo una sbornia di  terribili storie extraplanetarie e una abbuffata di lasagne e pesce fritto, che dei maschi bianchi degli States, alla facciaccia dei sovietici che, intanto, si stavano mangiando le spalle, compirono un piccolo passo sul satellite, un grande passo per l'Umanità intera.


Tutti urlammo per la gioia.


Davanti a noi stava il futuro.


Mio fratello vomitò il pesce fritto.


Io fissavo a bocca aperta, come tutte le genti del mondo, quegli uomini che camminavano sul lontano pianeta e capii che il tempo, da allora, era mutato e nulla sarebbe più stato come prima, come fu nei secoli dall'Antichità a noi.


Iniziava un mondo nuovo, un'epoca diversa e un progresso inarrestabile, che non sarebbe mai finito.


Ma la mia mente era ancora e sempre a pensare a Irma, che mi aveva concesso le sue mani, il nostro meraviglioso primo bacio.


Un bacio: il più sublime ed erotico degli atti sessuali, le labbra che si incontrano e due lingue che scivolano, muovendosi tra loro all'unisono,  aprendoci umidamente la porta del paradiso.


Anche la Luna, da quel giorno fantastico, da quella notte magica, non sarà più vergine.


Pier-Angelo (Piero) Piccolo 


Foto Stagniweb

Motonave Eraclea.

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