Il digiuno fisico è superficiale. Ciò che conta è il digiuno del pensiero, non assorbire pensieri inutili – pensieri riversati per tutto il giorno da media, televisione, giornali, romanzi.
E, ancora più importante: il digiuno del cuore – digiuno dell’affettività, del rancore, della critica, dell’odio, del sapere.
Stare davvero tranquillo, davvero a freddo. Non intervenire nel mondo ma lasciarlo vivere in noi. Questo digiuno è l’unico vero digiuno.
Il digiuno del pensiero ne è una conseguenza. A volte il digiuno del corpo può presentarsi come un prolungamento del digiuno del pensiero.
Se cancellate gli alimenti fisici e continuate a nutrirvi di tutti gli alimenti nocivi della nostra società – speranze, aspettative e rimpianti – questo cibo è molto più dannoso di tutti i grassi, zuccheri e proteine animali da cui si cerca di preservarsi.
Il vero digiuno è il digiuno del cuore.
Smettere di chiedere, chiedere, chiedere qualsiasi cosa. Smettere di voler essere considerato, di voler essere trattato in modo speciale: non chiedere nulla.
E, soprattutto, smettere di immaginare di essere aggredito, violentato da una situazione. Smettere di immaginarsi che, perché l’ambiente non mi ama come vorrei, sono aggredito. Aggredito da uno sguardo, un gesto, una parola, una presenza, un’idea, una razza, un modo di vivere, una religione diversa…
Il vero digiuno è digiunare da questa pretesa di aggressione… finché non mi rendo conto che nulla può aggredirmi, se non la mia stessa pretesa. Se digiuno dalla mia pretesa, divento “inaggredibile”.
Digiuno del pensiero o digiuno del cuore: l’essenza del digiuno è la non attività. Non c’è niente da fare.
È una suprema abdicazione, un’offerta alla nostra natura profonda. Vivo questo riconoscimento della mia nullità nel fare qualsiasi cosa: questo è il senso spirituale del digiuno.
~Eric Baret
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