Ho scoperto di avere un superpotere. Lo dico senza ironia. Se vi dicessi che questo superpotere è la gentilezza sarei stucchevole. Perciò lasciate che io mi spieghi meglio. Abbiate pazienza. È andata così.
Da piccolo ero sempre malato, tossivo fino a diventare viola, non avevo anticorpi. Ho vissuto un anno in una stanza sterilizzata. E così non ero abituato alle persone.
E quando potei finalmente andare a scuola per me l’impatto fu terribile. I bambini sapevano comunicare fra loro. Sapevano capirsi con una espressione. Io tuttora se mi si parla sottovoce non so capire.
Mi sentivo completamente escluso.
Nel corso del tempo, crescendo, questa costante esclusione mi ha fatto sentire inferiore.
Eppure, perché negarlo, eccellevo in ogni cosa. Ero il più grosso, il più veloce, il più intelligente ragazzo di ogni scuola. E questo mi rendeva ancora più solo. E ancora più inferiore.
Ero come un treno senza binari. Gli altri ridevano, uscivano la sera. Io ogni tanto trovavo un vecchietto qua, un ragazzo problematico là, e facevamo amicizia.
Siccome gli altri non potevo capirli, almeno cercavo di essere gentile. Chiedevo scusa, tenevo le porte aperte, dedicavo il mio tempo a un vecchietto seduto su una panchina, se trovavo un uccellino in un prato mi mettevo un’ora a cercare il suo nido per rimettercelo dentro, facevo sempre passare tutti avanti a me.
Il tempo sana tutte le ferite, anche le mie. E da adulto le cose sono cambiate. Adesso sono fiero di ogni cosa. Sono fiero di aver letto più libri e di essere uscito meno la sera. Sono fiero dell’anima pura che ho lottato per costruirmi.
E mi sono accorto che quarant’anni di gentilezza costante mi hanno dato un superpotere. Dalla mia debolezza è nata una forza incredibile, che sfugge alla mia comprensione.
Il mio sorriso è diverso, non so come. Io sorrido e la pasticcera mi regala una meringa. Io sorrido e un signore si offre di farmi da cicerone nella sua città. Io sorrido e un custode apre un museo apposta per me senza conoscermi.
E certe volte camminando, li riconosco, tra voi, coloro che hanno questo tipo di sorriso. Il sorriso di chi ha sofferto ma è stato così forte da rimanere gentile nonostante tutto.
Nicola Pesce
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