domenica 8 giugno 2025

Nel frammento, l'abisso






Promettere era una forma di cristallo

che non reggeva il calore.

Si scioglieva tra le mani

prima ancora che il senso prendesse parola.


Le frasi cadevano —

non come lame,

ma come piume bagnate

che non sanno più volare.


Cercavo una verità che non abbagliasse,

una fenditura nella pietra

da cui filtrasse solo ombra.

Non volevo essere salvato:

chiedevo un amore

che mi ferisse con garbo,

che mi lasciasse il segno

senza la presunzione di guarire.


Nel frastuono, ho imparato l’eleganza del silenzio.

Il modo in cui una bocca si chiude

può essere più onesto

di mille dichiarazioni scintillanti.


La gentilezza è un’arte minore,

una nebbia che si posa sulle rovine

senza mai chiedere attenzione.


Scrivo ancora —

non per dire,

ma per ascoltare cosa resta

dopo che tutto si è detto.

Scrivo come chi raccoglie

vetri infranti sulla battigia

e li chiama reliquie.


Cammino,

senza orizzonte,

nel relitto della mia voce.

Là dove l’abisso non inghiotte

ma accoglie.

Dove il frammento

non cerca di tornare intero.


* Panta Rei *

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