Questa ringhiera irta contro la notte che gira i suoi cerchi di ferro nel buio.
Mi ricorda tanto noi due; così impegnati a perseguire le nostre geometrie della vita,
da lasciare per sempre irrisolta quella sconsiderata meraviglia di essere stati felici.
Ma io adesso ti scrivo perché sono stato rapito dal desiderio di continuare a guardarti brillare, come il diamante che sei ogni qualvolta riesco a estratti un sorriso.
E se dovessi riassumere in poche righe la ricchezza infinita di averti incontrata, allora potrei farlo soltanto scrivendoti qualcosa sulla pelle con le dita.
I fogli di carta, lo sai, sono luoghi troppo deboli per poter reggere certe storie.
C'è bisogno di scriverli sulla pelle e conservarli per sempre nel cuore.
(Carlo Alberto Polverini)
A mia moglie Stefania.
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