Capitolo ultimo
Siamo come le lucciole
Gran finale
Soluzione del mistero
Sbirciando
attraverso la fessura che si era formata nel finestrone, Samuele
scorse, con raccapriccio, che una zona del maniero, quella già in
parte diroccata, stava andando velocemente a fuoco.
Roberto realizzò,
solo allora, che il monaco gli era misteriosamente sparito tra le
mani, come fosse stato un’anguilla.
“
Dove s’è cacciato? Come
avrà fatto a dileguarsi se tutte le porte sono state bloccate? -
pensò ad alta voce – di qui è impossibile uscire.”
“Di uscite ce ne sono tante
altre, ve lo dico con certezza – affermò Angelo – Il falso
monaco è pratico di tutti gli impianti di sicurezza e conosce questo
castello, o per meglio dire, questo labirinto, pieno di varchi,
passaggi segreti, usci oscuri, più di quanto lo conosca io stesso
che ne sono il custode ed il guardiano. ”
Ma,
a questo punto, entrò in scena Ugo (e chi se lo sarebbe aspettato),
si armò di una chiave ed aprì la porta che dava sulle scale.
“Seguitemi
– disse agli ospiti con una flemma che pareva, in quegli attimi,
perduta da tutti – scoprirete la verità.”
Lo disse quasi cambiando voce,
come se stesse per rivelare qualcosa che, prima di allora, si era
divertito a nascondere a tutta la comunità.
Forse
era proprio lui il depositario di un qualche oscuro segreto. Ma cos’è
che ci aveva nascosto quel caro signore?
Da
una porta dello scantinato al piano basso, che si era pensato fosse
un magazzino vivande e almeno così continuavano a credere tutti
quanti, uscivano fuori rumori insistenti, tanto che ognuno dei
presenti, ad esclusione di Ugo, mostrava una faccia pallida di
terrore.
La
porta venne aperta con gentilezza e apparve, alla piccola comunità
accorsa lì sotto, un bambino seduto sul suo letto, il giaciglio in
cui era stato disteso dai suoi soccorritori che lo avevano creduto
privo di vita.
Il piccolino sorrideva, mentre
stava terminando di mangiare qualcosa.
Vicino
a lui, su un comodino, alcuni libri a fumetti e una scatola di
cioccolatini, degli snack . In alto a destra, un televisore al plasma
ultrapiatto trasmetteva programmi per bambini ed era collegato con un
sistema multiplo di videogiochi.
Appena
lo vide, Serena sbiancò (nel modo in cui un africano può sbiancare)
strinse gli occhi come per vederci meglio e, dopo aver pronunciato il
suo nome: “Marco!”, barcollò, come per svenire.
“Ciao,
mamma - disse il pupo con gioia - finalmente sei arrivata,
cominciavo a stancarmi.” La donna lo abbracciò che pareva
soffocarlo. “Sei vivo, mio tesoro – disse – allora Dio esiste
sul serio.”
Gli
ospiti, che prima erano solo spaventati, cominciarono ad abbracciarsi
tra di loro. In quel momento non sapevano se sentirsi commossi,
stupiti o, come negli show televisivi di basso ordine, soltanto
gasati. Chissà quale altra terribile cosa stava succedendo,
pensarono tutti quando, ad un certo punto, si sentì arrivare, da
fuori, una specie di carica di bufali.
“Uno
show televisivo?” Cominciò, pian pianino a chiedersi qualcuno. I
ragazzi si guardavano tra loro.
Infatti, per chi non lo avesse
capito, eravamo proprio in uno show.
Questa
è roba da matti.
Perciò, dopo l’abbraccio
tra madre e figlio che suggella ogni forma di reality televisivo, il
magazzino o, se preferiamo, lo studio TV , fu invaso da una mandria
umana formata da innumerevoli cameraman, fotografi, tecnici delle
luci, dirigenti televisivi e vecchie star.
Ecco chi produceva
tutti quei rumori sospetti e quei sinistri scricchiolii, ecco chi
aveva provocato quel flash (fotografico) che aveva illuminato la
mente di Angelo.
In quel mentre,
cigolando, si spalancò l’ennesima porta segreta del labirinto
misterioso che si era rivelato essere il castello di san Salvatore.
Si trattava di un ingresso seminascosto, situato dall’altro lato
dello stanzone: v’entrò un bell’uomo che presentava,
nell’aspetto, un qualcosa di familiare.
Serena lo vide e
svenne, precipitando a terra. Stavolta, nessuno riuscì a reggerla.
“Questo è Luigi –
affermò Ugo – cioè il monaco senza la barba bianca e senza il
saio. Cioè il fidanzato di Serena ed il papà del bambino che noi
tutti credevamo trapassato.”
Luigi aiutò il
suo amore a rinvenire. A dare le spiegazioni ci pensò Ugo che,
assicurandosi che l’ora dello spettacolo televisivo in collegamento
diretto fosse arrivata e verificandolo con uno sguardo al polso
sinistro, iniziò, solennemente, a parlare.
“E’ giunto il
momento di raccontarvi tutta la verità”, disse. Mentre parlava
coglieva , attorno a sé, solo sguardi perplessi. Prima di
cominciare, però, sembrò sistemarsi una specie di microfono che
teneva dietro ai pantaloni.
Ugo, dirigente
televisivo, era già in contatto audio e video con una entusiasta e
fibrillante Barbara D’Urso (la bella e gentile presentatrice) che,
evidentemente, era la madrina del programma cui i ragazzi (e Angelo)
avevano partecipato, pur senza esserne stati messi al corrente.
“Siete stati molto
bravi, ragazzi – affermò, dallo schermo, la viva voce di Barbara -
Lo spettacolo è andato a gonfie vele. Avete partecipato alla prima
puntata del reality:
“la
fine del mondo”,
uno show seguito in diretta
dalle televisioni di tutto il pianeta e questa … non è altro che
la casa de
Il
Grande Castello
(ne seguì una musica forte ed
accattivante). Se vi guardate attorno, noterete che questo studio è
pieno zeppo di videocamere e di microfoni, qualcuno è installato
anche su di voi.”
Nessuno reagì o profferì
verbo, ma tutti parvero più che felici a questa bella, meravigliosa,
stupefacente notizia. Qualcuno, dalla gioia inaspettata e
dall’emozione che si prova nello scoprirsi all’improvviso in
diretta tv, si fece la pipì addosso.
Serena,
che sembrava la più sbigottita, chiese: ”Ma come avete fatto a
trovare Marco e come è riuscito a farsi credere morto?”
“Niente
di più facile” continuò Ugo, e proseguì il suo strano racconto:
“Luigi, dalla cella in cui era stato rinchiuso da Angelo, che lo
credeva un eremita, evase facilmente e andò subito, con le movenze
di un gatto, a prelevare il bambino (era stato portato, poco prima,
fin là fuori da una vettura della direzione) , poi lo distese in un
punto del cortile, sotto le finestre, in cui Angelo avrebbe potuto
scoprirlo subito e tornò, camminando sulla neve (ecco perché le sue
orme ricomparivano indietro), nel ritiro in cui doveva nascondersi
per esigenze di copione, nella sua dimora solitaria da cui seguiva le
vostre azioni sullo schermo in diretta.
Dopodiché il
bambino venne sistemato in questa bella stanzetta, ad aspettare le
fine del reality, mentre ingannava il tempo giocando con aggeggi
elettronici rumorosi , mangiando dolci e guardando, da quello schermo
posto in alto, le vostre spettacolari interpretazioni.”
Luigi continuava a
baciare Serena che, nel frattempo, era rinvenuta. “Perché non mi
hai avvertita prima? Quante sofferenze mi avresti risparmiato.”
“Scusami se mi ero
fatto creder morto, il fatto è che la mia famiglia, razzista, mi
aveva vietato di incontrarti, perché non voleva che sposassi una
donna di colore. Ma dopo, ci avevo ripensato e avevo deciso di
cercarti e ritrovarti ad ogni costo. Solo da poco ti avevo raggiunta,
grazie alle indagini che aveva fatto la direzione di questo reality,
finanziate dal nostro canale televisivo.
Sia le cose
da mangiare che ultimamente trovavi sulla tua strada, che e i soldi,
te li sistemavo io di nascosto.
Il piccolino
Marco, invece, era stato rintracciato qualche giorno prima, dopo mie
ricerche estenuanti. Per esserne certo, anche se non serviva, ho
fatto l’esame del DNA, poi l’ho riconosciuto legalmente, ora sono
suo padre. Avremmo dovuto fartelo vedere tre settimane fa, nel corso
della trasmissione in diretta:
“Trova
il caro tuo”,
quella
condotta dalla brava e giovane Raffaella Carrà
e
avremmo dovuto piangere abbondantemente tutti e tre, ma il direttore
generale della rete mi disse di stare calmo, poiché preferì
aspettare un altro po’e inserire, questo lacrimevole e struggente
incontro, nel programma che si sarebbe tenuto, come poi avvenne,
nella casa del Grande Castello in mondovisione.
In effetti, dicono, la
raccolta pubblicitaria ha dato i suoi frutti, gli introiti sono
stratosferici, è stata una grande mossa, molto strategica, gli
indici di ascolto sono stati strabilianti, specialmente durante
l’orgia (e qui Serena arrossì), dicono si sia toccato il picco dei
sette miliardi di contatti.
“Scappiamo
di qui - urlò ad un certo punto qualcuno – la costruzione sta
andando a fuoco, tra un po’ bruceremo tutti.”
Gli
ospiti erano pronti a fuggire dal castello in fiamme e correre
all’aria aperta. ”Ma non sarebbe stato peggio”, pensarono? In
effetti sembrava che dovesse crollare tutto.
Invece
Angelo, che era arrivato da solo e prima di tutti gli altri
concorrenti alla conclusione, e aveva capito, da troppi segnali, che
tutto quello che stava succedendo non poteva essere che uno scherzo
televisivo, pieno di effetti speciali, sonori e luminosi.
Quindi era rientrato e
s’era portato dietro, tenendolo alto, un vassoio strapieno di
croissant caldi, del caffè bollente con latte, marmellata di pesche
e albicocche, burro, buon miele e arance spremute: il tutto prodotto
in casa. Nella casa del Grande Castello
“Ma quali
radiazioni? - rispose Angelo - qui è tutto un trucco
cinematografico, si sono divertiti con noi, ci hanno fatto credere
tutto quello che hanno voluto. Perciò calmi, calmi, ragazzi. Il
fuoco si spegnerà da solo: i sistemi di sicurezza installati dalla
direzione non permetteranno alle fiamme di continuare per molto.”
Luigi annuì.
Quelli
che si affacciarono dalla finestra del magazzino si accorsero di una
piccola luminescenza che usciva dal fuoco. Dopo un po’ il rogo si
spense e la parte diroccata del castello, che non era altro che un
trucco scenico e cinematografico, tornò a splendere come prima.
“E’
strana quella luce verde, Chissà come avrà fatto ad uscire dal
falò?”
“E’
l’anima del fantasma che infestava questo castello che se n’è
andata per sempre.” Affermò Angelo con piacere veritiero.
Ugo
assentì e rise beatamente e con soddisfazione, perché, più che
pensare ai fantasmi, pensava agli indici di ascolto ed alle entrate
pubblicitarie che gli stavano comunicando, attraverso i telefonini
che teneva aggrappati ai lobi delle orecchie.
“Avete
consumato la colazione, ragazzi? Adesso, allora, usciamo tutti
assieme per vedere - affermò ridendo, perché ormai era
completamente rilassato - se è venuta la fine del Mondo prevista da
quei burloni dei sacerdoti maya.
Con
entusiasmo ognuno entrò nell’aria fresca della notte, che stava
per finire, dopo essersi protratta quasi per un’eternità.
L’impatto
con l’aria aperta fu meraviglioso, incantevole, la sensazione fu di
quelle che si prova poche, rarissime volte nella vita.
Il
cielo rappresentava un’immensa volta di stelle. A Serena, quella
visione, ricordò gli affreschi di Giotto, visti nella grande chiesa
di
Sant’ Antonio,
a Padova.
In
quel luogo sacro, la ragazza era stata a pregare il santo affinché
le donasse il miracolo di tornare a vedere il figlio perduto.
Ricorderà per sempre il brivido che provò, una volta dentro,
nell’ammirare quella cupola blu, piena di luci d’oro, che
brillavano e luccicavano, ad eterna gloria del Creatore e del suo
Santo nome.
Ehi,
ma stava proprio per schiarire, lì fuori. Incredibile! Siamo vivi!
“Guardate,
stiamo brillando – urlò Samuele, brilliamo nelle tenebre.” In
realtà una certa luce, forse radioattiva, forse dovuta ai funghi che
avevano mangiato durante le grandi libagioni, aleggiava sui loro
corpi, al di sopra dei loro capelli.
“Siamo come le lucciole “
disse qualcuno, e la sensazione che provavano era quella: piccoli,
minuscoli, insignificanti insetti nell’oscurità e davanti al Mondo
intero che li aveva scrutati per tutta la notte.
L’impatto
con l’aria aperta fu meraviglioso, incantevole.
Continuò a risplendere,
ancora per un po’, almeno fin che durò il buio, la grande
Stella Polare,
quella che ci indica la via, la stessa che ha sempre orientato, nei
secoli, il cammino dei popoli. Senza il chiarore di quell’astro,
la nostra civiltà non sarebbe stata la stessa.
“Ma,
allora, questa notte avremmo condannato un innocente, avremmo mandato
a morire quello che noi tutti credevamo un assassino, anche se non
aveva mai ammazzato qualcuno?” Si chiese Roberto, pensando a
Gionni.
“E’
questo l’errore che commettiamo quando vogliamo e pretendiamo
inutilmente di farci giudici – rispose Pedro - il Giudice è uno
soltanto e solo a Lui ci dovremmo affidare.”
Ugo,
pur indaffaratissimo, intervenne nella loro questione: “non
preoccupatevi per Gionni, lo rivedrete tra pochissimo negli studi
televisivi, sta già parlando con Barbara e lo stanno festeggiando i
suoi amici.”
Poi l’alba si impose in
tutta la sua straordinarietà. Lungo la linea dell’orizzonte si
potevano ammirare le luci che illuminavano Venezia … le campane
iniziarono a suonare, perché tra poco si doveva andare a messa e, da
queste parti, in Chiesa ci vanno tutti. Si sentivano quelle vicine e,
distanti ma non meno confortanti, quelle dei paesetti lontani: il
suono era dolcissimo.
Luigi,
non più monaco ormai, guardò verso la grande luce che cacciava le
tenebre, il suo lampeggiare e danzare in cielo la rendevano simile ad
una vera e propria aurora boreale … e teneva dolcemente in braccio
suo figlio, un bambino risorto dalla notte. Avvinghiata a loro stava
Serena, la ragazza di ebano, nera come la Vergine di Czestochowa,
che, abbracciandoli affermò: “fra tre giorni sarà Natale.”
Voci
insistenti davano per vincitrice, alla prima puntata del Grande
Castello, proprio la coppia Serena – Luigi, ma il ragazzo non poté
concorrere, visto che era già a conoscenza delle regole del
programma. I due innamorati si rifecero partecipando a tutte le
puntate dell’altro show televisivo, quello condotto dalla Carrà al
Sabato sera.
In
base alle sue stesse dichiarazioni, effettuate in mondovisione (anche
se non lo sapeva), Roberto venne arrestato per concorso in omicidio -
oltre alla imputazione di banda armata e traffico di armi - e
conseguentemente condannato a dieci anni di carcere, in merito alla
vicenda del povero Giulio, il figlio dell’Onorevole democristiano
Lazzari; non fu difficile risalire anche ai complici. Per l’
uccisione del magistrato Polentini, invece, riconosciuto come l’unico
colpevole, venne condannato ad altri trentuno anni. Fu incriminato
anche per l’assalto al giovane di estrema destra che era stato
sprangato fuori dal cinema. Uscirà dalla casa della Grande Prigione
nell’anno del Signore duemila e sessantuno.
Samuele
venne incriminato e processato per il tentato rapimento del figlio
del calciatore Strafazzi. Anche gli altri componenti della sua banda
furono arrestati. Per il signor Ercole, invece, vennero aperte le
porte del penitenziario, sia perché il magistrato inquirente (grande
fan del reality) giudicò che era stato lui a decidere di riportare
il povero bimbo nella sua casa, quindi si doveva considerare una
attenuante alla pena, sia perché i termini della carcerazione era
stati superati senza che nessuno, né i giudici né i questurini, se
ne fossero accorti.
Di
Pedro, fu notata la sua abilità nel trattare le persone e i fatti
storici e politici. Venne contattato dall’Università Sorbona di
Parigi, dove attualmente vive e insegna. E’ docente di Scienze
storiche e filosofiche.
Ad
Angelo, date le sue strabilianti conoscenze nell’arte del governo,
venne proposto di pubblicare un saggio, ed ebbe un enorme successo.
Divenne deputato al parlamento europeo ed ora è Ministro
dell’Economia nell’attuale governo.
Kevin,
che non voleva mai più tornare nella sua casa, fu introdotto dalla
direzione in vari reality che si trasmettevano in giro per l’Europa
e in America del Nord. Divenuto oramai un professionista, ne vinse
molti.
Ugo
è il nuovo Direttore della più importante rete televisiva del
nostro paese.
Gionni
fa il corrispondente dal Brasile per Canale Sette,
Infine,
la prima stagione del Grande Castello, dal titolo: “La fine del
mondo”, fu vinta
(musica celestiale, inno della
gioia, Primavera di Vivaldi),
da Tatiana,
che conseguì anche una bella
sommetta di denaro. Venne votata in maggioranza sia dal pubblico
televisivo che dalla giuria interna, per lei fu un vero trionfo. La
Repubblica di Vannonia (orgogliosa davanti a tutto il Mondo per
questa sua meritevole concittadina) le offrì gloria e onori, più
alcuni prestigiosi incarichi. Le fu chiesto di coprire la mansione,
dapprima, di Magnifica Rettrice della più importante Università
della nazione, successivamente di dirigere la più rilevante
industria di Stato, poi di scegliere tra l’incarico di Primo
Ministro con l’interim all’economia, infine di essere nominata,
addirittura, Presidente della Repubblica. Le cifre in denaro vannone
che le offrirono, oltretutto, superavano il prodotto interno lordo di
nazioni come San Marino o il Liechtenstein.
Ma no, niente, la
sindrome di Stendhal le imponeva di restare nel nostro paese. E qui
restò per il resto dei suoi giorni.
Infatti, con la
sommetta guadagnata nello show televisivo, comprò una tenuta al
confine tra Toscana e Umbria, chiamò una trentina di sue belle
connazionali, e aprì un centro benessere con piscine, saune,
palestre, cavalli. I clienti corsero in quel paradiso terrestre, dove
poterono sollazzarsi in massaggi, giochi erotici e altro con le
bellissime ragazze vannone.
All’interno
funzionava anche un attrezzatissimo sexy shop.
Tutti
i concorrenti vennero incriminati per atti osceni in luogo pubblico,
su denuncia del comitato popolare “madri europee contro
l’indecenza”, ma la procura, visto che il fatto, cioè l’orgia,
era stato commesso senza che gli orgiasti stessi sapessero di
trovarsi in diretta mondovisione, ha dichiarato
TUTTI ASSOLTI …
e lo spettacolo continua.
THE
SHOW MUST GO ON
Signori…..la
vostra avventura…..finisce qui.