Capitolo undicesimo
Lo Spirito di Dio
Il racconto del monaco
E l’abito che non lo fa.
“Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie”
Giuseppe Ungaretti,
“Soldati.”
Vi riferirò,
ora, di mostruose genti che io ho incontrato nella mia vita e dei
loro misfatti agghiaccianti, nonché degli eventi terrificanti che
hanno provocato; delle cose orribili e disumane cui l’ essere
superiore
-
il così detto “Homo Sapiens”, creato a immagine e somiglianza
dell’Essere Supremo, il padrone incontrastato del pianeta e del
cosmo, colui il quale, con la sua intelligenza smisurata, ha
sconfitto le leggi fisiche e di gravità, ogni sorta di malattie, la
sofferenza, la fame, e sta per sconfiggere la morte –
si è potuto macchiare: di
come lui e i suoi simili sono stati capaci di compiere, con estrema
leggerezza e senza provar alcuna vergogna, atrocità efferate e
crudeli barbarie. E tutto questo, perché il loro animo,
sciaguratamente, è intrinsecamente feroce, malvagio, spietato e
sanguinario.
Stavolta,
nell’udire questa parole, anche il vecchio Angelo pareva
spaventato. Dopo un sospiro, l’ecclesiastico proseguì la
narrazione.
Fin
da piccolo ho sempre avuto fiducia nell’essere umano, negli uomini
per bene,onesti, leali. Ho continuato a possedere, negli anni, uno
speciale intuito, che mi ha aiutato spesso e mi ha permesso di
comprendere l’animo delle persone che mi stavano vicino.
Di
loro vedevo l’aurea stagliarsi da sopra le loro teste, dai loro
capelli. Qualcuno emanava una luce grigia, in altri pareva brillare,
magicamente, l’aurora boreale.
Mentre
parlava, padre Luigi volgeva il suo sguardo, con insistenza e
benevolenza, verso la ragazza africana e lei lo ricambiava con
stupore misto ad un certo imbarazzo (anche per quello che era
successo tra loro poco prima). Sembrava, quell’asceta, ricordarle
qualcuno che già aveva conosciuto in altri tempi e in luoghi
diversi, probabilmente in altre vite.
Quando
guardate Serena, voi cosa vedete? Vedrete, di sicuro, solo una bella
donna dalle pelle color ebano. Io scorgo, invece, un’anima candida,
una dolcezza profonda, che le viene dal cuore, percepisco qualcosa
che giunge non da quaggiù, ma da un’altra dimensione. So che Dio
ama tutte le sue creature, ma qualcuna la preferisce, senza che gli
altri se ne vogliano. Serena è una delle preferite di Dio. Lo so.
Ma
molte altre persone da Dio si sono allontanate. Anche chi opera e
lavora faticosamente in nome dell’Altissimo, o crede di farlo, in
realtà sta servendo involontariamente la bestia, satana, il principe
delle tenebre. L’angelo più bello che tradì il suo Signore,
trascinandoci tutti nel fango. E siccome quelli che sbagliano sono
molti di più di quanto si riesca a contare, noi dentro la melma, nel
disonore, nella vergogna, ci siamo finiti in massa.
DELLE
GUERRE
Andando
a cercare di aiutare il prossimo, come la mia vocazione ha ordinato,
mi son trovato, per gran parte della vita, dentro le catastrofi
provocate proprio da questo mio prossimo, e ho visto cose che narrerò
solo ora, a voi, sentendo che ormai la fine è arrivata.
Negli
ultimi anni del secolo scorso, il secolo delle guerre continue, fui
in Kosovo, per soccorrere e curare gli infermi. Viaggiai per quel
territorio che prima aveva visto l’unione degli slavi, ed era ormai
ridotto ad una faida tra popoli fratelli e sentimenti religiosi assai
mal interpretati.
Le
stragi ed i massacri, le carneficine e gli stermini cui dovetti
assistere, riempiono il mio cuore, anche in questo momento, di uno
strazio che a stento avrà fine. Ho visto bambini morire mentre
cercavano qualcosa da mangiare, o si riparavano dal freddo e dalla
neve. Donne incinte con le pance squartate, altre, ancora ragazzine,
fatte a pezzi da orribili mostri umani viventi, ma con la divisa
piena di medaglie (ma chi mai avrà conferito medaglie a dei boia
criminali ed assassini? Solo un pazzo assassino peggiore di loro),
piccole casette di gente povera che bruciavano con, dentro, le loro
famigliole, e poi uomini (uomini?), uomini che ridevano e
sogghignavano di gusto, che gioivano alla vista dell’inferno che
avevano realizzato.
Fu lì che cominciai a capire
perché l’essere umano ha sempre fatto la guerra. Me l’ero
continuamente chiesto: ma come ci riescono i generali, i governi, i
padroni di una nazione, a convincere un ragazzo di diciotto anni o un
uomo di sessanta, a offrire il proprio sangue, a patire le
sofferenze, a donare la sua vita per una battaglia? Sono stati bravi
ad indottrinarlo, ad indurlo a commettere una colpa così grave, cui
sarebbe francamente impossibile essere persuasi?
Forse gli hanno detto che è
per difendere il proprio paese, i propri figli, la propria moglie?
La terra, forse o la propria
ricchezza?
Magari
gli avranno offerto denari e onori affinché combattesse?
Ma,
anche se fosse così, sarebbe assai difficile da svelare, questo
mistero. Non è facile smuovere un essere umano, costringerlo ad
andare lontano, fargli rischiare sofferenze inaudite (quando il solo
tagliarsi, ad esempio, un dito con un vetro o battere la testa da
qualche parte è cosa dolorosissima e temuta da tutti), senza alcuna
possibilità di essere curato, di morire dopo una lunga agonia,
probabilmente nel freddo della neve, al buio, senza mangiare, senza
qualcuno che lo sostenga. Eppure in questi ultimi millenni è SEMPRE
stato così.
No,
la ragione è un’altra:
all’uomo piace fare la
guerra.
Ho detto proprio così:
all’uomo piace fare la guerra. Essa è piacevole, è divertente, è
spassosa: l’ho visto negli occhi dei serbi, che ridevano e godevano
di gusto, dopo aver stuprato e ucciso giovani donne inermi. Ridevano
e godevano, erano felici, esultavano. A volte, alcuni uomini non
riescono a completare l’atto sessuale, per vari motivi,
probabilmente psicologici, per stress, per stanchezza o per qualche
malattia o altro, a volte perché hanno paura della donna.
Ma quando sono loro che
violentano, che ammazzano, che terrorizzano, il loro membro è saldo,
compatto, resistente. Il loro godimento è al massimo, mai più
proveranno quella sensazione di piacere, in tutto il resto della loro
vita. In questa orribile maniera, perfettamente e atrocemente, è
stato programmato, progettato il robot umano. Da un demone perverso
Un
giorno, “intervistai” un ragazzone che proveniva dalla provincia
di Belgrado, dopo che venne arrestato dalle forze alleate di
liberazione: era legato come un cinghiale perché fortissimo e
pericoloso, gli avevano stretto le manette ai polsi ed alle caviglie.
Quando gli chiesi il perché
di quell’attacco al villaggio kosovaro, alle tre di notte, quando
tutti i poveri abitanti stavano dormendo, terminato in un macello di
carne umana, gli si illuminò il viso.
Disse che era una
sensazione fantastica arrivare di corsa, coi suoi compagni, nel
villaggio di notte, armati fino ai denti. Disse che era magnifico
immaginare che, in quel momento, l’ ignara popolazione, assorta nel
sonno, si sarebbe risvegliata con uno shock e, terrorizzata, avrebbe
intuito il destino che l’aspettava, non potendoci far niente,
aspettando solo che arrivasse il più presto possibile, il colpo
mortale, per sé e per i suoi cari. “Era bellissimo correre e
sparare - mi rivelò - sembrava di galleggiare nell’aria, come
volare, l’estasi era suprema, non c’era stanchezza … era molto
meglio di qualsiasi altra condizione.”
E
le stesse cose me le raccontarono altri, nelle zone di guerra del
medio oriente, in America centrale, nell’Africa sub – sahariana ,
dove un “patriota”, che nemmeno aveva sedici anni, mi raccontò
per filo e per segno, di come la sua banda aveva massacrato più di
trecento civili, poi decapitati, derubati di tutto quel poco che
possedevano, bruciati in un solo falò. Poi il tutto fu seppellito,
cenere sotto la cenere. Le tombe furono scoperte da un satellite dei
francesi, che svelarono al Mondo intero l’orribile eccidio. Quel
giovane ragazzo, quel bambino, si giustificò parlando di amore per
la nazione bla bla, etnie diverse bla bla, religioni diverse bla bla,
riti esoterici e tante altre infamità ancora,
che qualche scellerato
maledetto infame gli aveva instillato nel suo depravato lavaggio
della mente.
Sì
amici, sì fratelli, dopo un po’ compresi tutto, mi illuminai alla
luce di tante tragedie. Capii perché da cinquemila anni l’uomo fa
la guerra e solo la guerra come attività principale. L’uomo è
peggio della peggior bestia, anche perché prega prima di andare ad
ammazzare e poi ricorda i suoi eccidi con feste e celebrazioni e
bandiere e pianti.
E
il prete lo benedice.
Preferisco l’ateo perché,
se uccide, è un assassino e basta, sa chiaramente di esserlo e
almeno non lo fa nel nome del Nostro Signore.
E
continuai a frequentare i tanti e tanti conflitti, in Africa, in
Afghanistan e in tutte le zone dove il principe dei demoni il re
delle tenebre, in barba all’altissimo che, pure, lo aveva amato ed
onorato, spargeva il suo sale rabbioso e avvelenato.
E i popoli della Terra, le
genti ignare, correvano ad adorarla, quella bestia satanica,
pronunciando per lui vocaboli come:
“Nazione”,
“Patria”,“coraggio”, “virtù”, “onore”, “valore”,
“audacia”, “ardimento”,“eroismo”.
Cosa ci sia di eroico nella
stuprare una vecchia o una bambina, solo satana lo sa.
Mentre
pronunciava queste terribili parole, rumori strani e misteriosi
giungevano, ovattati, dal piano di sotto. Non potevano essere i
meteoriti, stavolta. Cosa si stava preparando dai piani bassi?
Cos’altro ci si doveva aspettare?
CIRCA
LA FINE DEL MONDO
Ah,
dimenticavo, proseguì il saggio individuo, volevo parlarvi della
fine del mondo … anche se non ne sarei tanto sicuro, giunti a
questo punto.
Ma
che cosa avrà voluto dire, con queste parole? Nessuno riusciva a
comprenderle, e arrivavano proprio da lui, che era venuto ad
annunciare la fine.
Sì,
la fine del Mondo, ne stiamo parlando da tanto tempo, nessuno ci
credeva, ma ora pare proprio che i gufi avessero ragione. I
sacerdoti, i profeti e gli scienziati Maya hanno parlato chiaro. E,
limpide, sono state le testimonianze ed i calcoli matematici che ci
hanno tramandato .
Il
lungo periodo ciclico di cui ci parlano i Maya, misura 5125 anni ed
essendo l’ultimo di questi periodi iniziato esattamente l’11
agosto 3114 Avanti Cristo, finirà, sempre secondo i loro calcoli,
domani o, forse, stanotte stessa. Ma che finisca un periodo, cari
fratelli, significa anche che ne potrebbe cominciare uno nuovo. Il
brutto delle profezie di questo popolo meso americano, suffragate
anche da altre più antiche predizioni dei Sumeri e degli Aztechi è
che, e questo lo stiamo constatando coi nostri occhi e con le nostre
orecchie, la fine oppure il cambiamento, verranno anticipati da
enormi sciagure. E più enormi di quelle calamità che abbiamo
provato in quest’ultimo anno, difficilmente si potrebbero
immaginare. Navi che cambiano rotta da sole, radar e aerei che
sbagliano i dati, enormi veicoli stradali che creano disastri,
montagne che franano dopo esser state immobili per milioni di anni,
familiari che uccidono i familiari, il sangue del proprio sangue,
malessere inconscio, stress dentro ognuno di noi, senza che ne
conosciamo il motivo. E poi odio, odio, odio: forse tale sentimento,
a pensarci bene, non è una novità, ma una costante di questi ultimi
5125 anni.
E
i rumori provenienti da sotto le scale si facevano intensi, anche se
cercavano tutti, fingendo, di non farci caso. Il monaco si inventò
altri argomenti, giusto per non dare il tempo agli ospiti di farsi
prendere dal panico.
Eppure,
odio o non odio, bisogna interpretare bene le parole dei Maya. Siamo
sicuri che non intendessero qualcosa d’altro?
Di loro non ci sono rimaste
prove, né scheletri: loro sono spariti tutti assieme senza lasciare
traccia. Non sono morti, pare.
Sono
solo passati di là. Dicono che se ne siano andati, vibrando con
anima e corpo, in un pianeta parallelo, che chiamavano Nibiru,
lo stesso pianeta, invisibile che sta arrivando da noi.
E noi che faremo, qui nel
nostro bel castello di san Salvatore? Sarà questa la città della
salvezza? La città di cui si parlava era
Bugarach, tra i
monti Pirenei. Forse si erano sbagliati.
Comunque,
state tranquilli, tra un po’ sapremo la verità e, molto
probabilmente, non sarà poi così tanto brutta come ce l’hanno
dipinta.
SULLA
CASTITA’
Adesso,
però, voglio parlarvi di un’altra cosa. Precedentemente, qualcuno
di voi mi ha chiesto del perché i monaci osservano la castità. Essa
è gran bella cosa nelle anime sante.
Tramite
la castità, l’essere privilegiato può arrivare ad una intensa
meditazione, che lo può portare direttamente a conoscere un’altra
dimensione del proprio corpo.
Sembra un paradosso, ma il
digiuno, combinato alla preghiera e all’astinenza sessuale , ci
farà conoscere (e parlo sempre degli spiriti prescelti), un piacere
che supera di mille volte quello sessuale, tanto che, quest’ultimo,
ci apparirà come una banale soddisfazione di pochi istanti, una
squallida pratica da cui dopo, infatti, dobbiamo ripulirci.
Ma
state bene attenti … io ho parlato solo degli spiriti eletti. Gli
altri, tutti gli altri, non possono trarre beneficio da una
illibatezza, da una morigeratezza non desiderata. La castità
imposta, fratelli carissimi, è un disastro, una calamità peggiore
di quelle che stiamo subendo in questi tragici mesi. Chi serve Dio
non dovrebbe essere obbligato all’astinenza, fare l’amore con chi
si ama non deve essere considerato un peccato. Forse è per questo
che molti ministri di Cristo si macchiano di violenza contro i
bambini?
Angelo
ascoltava, apparentemente pensando ad altro, queste parole, mentre
altri rumori, intensi e sempre più frequenti, provenivano dal basso.
La repressione sessuale
imposta dall’alto ha sempre scatenato , e ve lo dico io che l’ho
visto coi miei occhi, la rabbia interiore, l’insoddisfazione e,
quindi, la guerra tra i popoli. Eh sì, figlioli, la guerra. Ecco,
questo è un altro dei motivi che spinge l’essere umano a fare la
guerra. Ecco perché quella bestia di un militare stuprava le donne
con tanto odio. Eccoli davanti a voi gli ultimi cinquemila anni di
odio, di ignoranza, di religioni mal interpretate, di repressione
sessuale.
Angelo,
ancora serio e pensieroso, si apprestò a correre in aiuto di Ugo
che, con l’assistenza di Pedro, stava rientrando nel salone del
focolare spingendo un carrello portavivande.
Presentava
un grande strudel di mele già tagliato a pezzi e ancora fumante, poi
tanti bicchierini pieni di uva passa in un bagno di grappa al miele.
Per chi ne avesse voluta ancora, sarebbe bastato versarsela dal
contenitore.
Solennemente, Angelo, il
capo, il custode, l’ospite di tutta la compagnia, si schiarì la
voce e, quasi tremante, iniziò a parlare.
“Adesso, amici carissimi,
stavolta finalmente tocca a me parlare, mettetevi comodi e saro’
l’ultimo a farlo.”
Ma prima di iniziare a
raccontare la sua storia, fece qualcosa di assai strano ed
inconsueto.
Ascoltatelo bene.
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