sabato 28 settembre 2019

Il Grande Castello ( 10°Capitolo )


Capitolo decimo
Del buon governo




Questo capitolo e’ intitolato al grande poeta Mario Stefani, veneziano Radicale e libero pensatore.
Fiero di essergli stato amico.
I precetti per una buona amministrazione politica, dettati dall’esimio prof. Mario Stefani




Se Venezia non avesse il ponte
L’Europa sarebbe un’isola”
Mario Stefani












Angelo e Ugo, vagliando le ipotesi sull’ assassinio del bambino, appartatisi in un’altra stanza, si trovarono a meditare, da soli e lontano dagli ospiti, se quello che avevano commesso contro il malcapitato Gionni fosse stato un grande errore poi, i due si perdono in una divagazione assai dotta sui massimi sistemi.
Più che una discussione, si trattava di un monologo impostato da Angelo, mentre l’amico Ugo sembrava lieto di ascoltare le sue riflessioni: pareva, anzi, che volesse registrare, in un certo modo, le sue parole. Ugo era stranamente divertito e per nulla sorpreso da quegli stranissimi avvenimenti. Sembrava non lo toccassero e piu’ succedevano cose terribili, piu’ lui era contento come se ci dovesse guadagnare qualcosa.


Caro Ugo mi piace ricordare con te, adesso che stiamo per andarcene da questa vita, le belle parole di un grande poeta, ma anche stratega politico, statista, filosofo.


Egli, un tempo, ebbe a dire che, il sindaco di una città, di ogni città, dovrebbe essere la donna di casa, La semplice moglie, la mamma di una famigliola come ce ne sono molte, con pressanti problemi economici, che lei risolve con tenacia ogni mese, da tempo immemorabile ed in ogni giorno dell’anno. Una signora che riesca a far quadrare il bilancio famigliare nonostante la crisi, il basso stipendio del marito e le tante spese necessarie, la scuola dei figli, le bollette di casa - ed in ciò il professor Stefani aveva sacrosanta ragione – sarà, anche, in grado di gestire con la stessa fermezza il Comune della sua città, il suo Municipio, che assomiglia ad una grande casa, questa è la realtà … altro che quei professoroni di prestigiose Università, i baroni e cattedratici economici (che, poi, economici lo sono stati assai poco e assai male.)”
Ugo seguiva con interesse l’argomento, avrebbe voluto intervenire, ribadire l’esempio della “cuoca di Lenin” che sintetizzava questo concetto gia’ conosciuto nella Storia, ma l’altro, ch’ era come un fiume in piena e ingrossato, proseguì:
Il Ministro del lavoro lo potrebbe fare con profitto, sempre secondo Stefani, solo e soltanto chi ha provato sulla sua pelle cosa sia la disoccupazione, la mancanza di un reddito che ti permetta mantenere la tua famiglia. Potrebbe esserlo uno dei tantissimi che hanno lavorato una vita per una impresa che poi, non di certo per colpa dei lavoratori, chiude per fallimento o perché il padrone de localizza (cioè parte per l’estero col primo treno) o semplicemente perché lo stesso padrone non ha più voglia o interesse in quella azienda.”
Certo – lo interruppe Ugo – come è successo a tutti i miei parenti.”
Angelo proseguì senza soluzione di continuità:
Ministro dell’Industria e del Commercio sarà colui che ha gestito una impresa che poi, per via della crisi o perché ha pagato tutte le tasse a differenza degli altri (quindi non potendo reggere la concorrenza dei disonesti), ha visto fallire il suo progetto, dopo aver dato l’anima ed il corpo alla sua iniziativa, colui che ha visto morire le sue speranze di crescita, solo per colpa di una burocrazia inetta e di un governo formato da certe persone, che non hanno mai lavorato veramente e non sanno il significato del verbo faticare“.
Ugo annuiva sempre più convinto.
E il Ministro della Sanità - riprese Angelo, sempre citando le idee rivoluzionarie del grande Stefani - lo farà colui che ha sperimentato il funzionamento degli ospedali: come quello che ha subìto un errore clinico e ha dovuto rioperarsi con un altro dottore in un altro ospedale, magari in un altro paese.”
Ugo stava buono e zitto.
Il Ministro della Giustizia lo potrà fare soltanto chi ha provato il carcere. Come Enzo,il grande Enzo nostro, che ha subito l’onta delle sbarre pur essendo completamente e palesemente innocente (ma non per il signor “Vostro Onore”, che ha le sue idee già ben radicate e che non si smentisce neanche davanti all’evidenza). Purtroppo Enzo, in quel carcere, è morto.
E anche i signori giudici, al conseguimento della loro laurea e alla vincita del concorso, prima di svolgere l’ altissimo e prestigioso incarico di magistrato, dovrebbero provare un mesetto di galera anonimamente.
Senza che nessuno conosca le loro identità, tanto per capire come funziona quella gattabuia in cui loro, nel corso della carriera, rinchiuderanno tanti e tanti malcapitati: staranno ben attenti a non creare troppi “fornareti di Venezia” e a lasciare, d’altro canto, in libertà troppi mostri e criminali.”
Tutti conoscevano la storia del “fornareto de Venexia”, giustiziato innocente sulla piazza san Marco, nell’epoca della Repubblica Serenissima, al posto di un Nobiluomo, vero colpevole del delitto ed Ugo ripensò a quanta gente avesse passato anni ed anni in carcere pur essendo innocente.
Certo, non c’era la pena di morte nella nostra Italia ma, come aveva anzidetto Angelo, Enzo era morto per la prigionia, proprio in Italia. E lui era stato solo uno dei tanti “fornareti”.
E poi le banche, Ugo caro, le banche … secondo Stefani andrebbero tutte chiuse, da quando hanno smesso il loro compito di:
1) custodire i soldi dei clienti.
2) prestare quegli stessi soldi alle aziende o alle famiglie che ne hanno bisogno, per far crescere l’economia.
Altri punti non ce ne sono. Il punto 3) recita: seguire bene le istruzioni dei punti 1) e 2).
Adesso le banche prendono a prestito i soldi dallo Stato, o dalla banca europea, al tasso dell’uno percento. Poi comprano i titoli dello stesso stato, facendogli un favore, al tasso del cinque per cento. In questo modo, alla mattina, i banchieri, possono fare a meno di alzarsi dal letto. Di certo non vanno a rompersi le scatole nel prestar soldi alle aziende, che possono tutte crepare come infatti stanno facendo, o alle famiglie che, chissà perché, si stanno sfaldando.
Ed infatti, tra le prime leggi che proporrebbe Stefani, la primissima è quella di chiudere le sedi e le filiali, mettendoci al loro posto teatri, cinema, pratici negozi o case di piacere. Forse è per questo che avevano già tentato, quattro volte, di farlo fuori.”
Ci fu silenzio, sospiri, poi un attimo di riflessione (forse paura).
Sai Angelo – disse Ugo – se questa è veramente la nostra ultima notte, capisco molto bene e solo ora, il tempo che abbiamo passato. Forse tante e tante sono state le occasioni della vita che abbiamo sprecato.
Dicono che, quando due vecchi parlano tra di loro, non emergono quasi mai rimorsi, ma sempre e inesorabilmente rimpianti.”
Eh sì, povero Mario, chi l’avrebbe detto che una persona così geniale, avrebbe fatto quel passo, si sarebbe tolto la vita impiccandosi nella sua stanzetta? E ciò, solo perché era stanco del Mondo che non lo comprendeva, che non gli perdonava di essere omosessuale.
Un giorno, mi aveva raccontato delle azioni orribili commesse dai fanatici estremisti nei paesi arabi. Tutti i paesi arabi, anche quelli amici dell’occidente. Mi narrava delle donne lapidate, dopo essere state infilate in un sacco di iuta e mezze seppellite, solo per aver avuto rapporti sessuali senza essersi, prima, maritate.
Del giovane omosessuale condannato a morte, che già è una cosa brutta, ma solo dopo aver patito una settimana di torture disumane. E i giudici di dio, sicuri del loro mandato, non dimostravano la minima pietà, anzi, si pensa che provassero, come tutti i torturatori, un grande piacere. Eppure, affermava Stefani, per capire quella gente tanto bigotta e crudele, bastava andare agli anni cinquanta, nel nostro stesso paese. Anche allora le fedifraghe venivano punite e così gli omosessuali. Molte volte, anche nel nostro paese, si compivano violenze contro di loro, al pari di ciò che fanno i talebani.
Molte altre, ci si limitava a riempire queste persone di disprezzo e svilimento, cacciandoli in una vita di umiliazioni e di inferno.
Angelo, cambiando completamente argomento, affermò: “Forse so chi ha ucciso veramente il bambino. Sì, ho capito che abbiamo sbagliato completamente il bersaglio. Fammi ascoltare l’ultimo racconto, anche se non servirà tanto alla soluzione del giallo, e poi ti svelerò, o capirai da solo, la mia opinione.
Ugo restò perplesso e incuriosito.
Al termine del loro incontro riservato, Angelo ed Ugo tornarono nello stanzone del caminetto, dove nel frattempo gli ospiti s’erano rilassati, eccome. Tatiana e Serena si erano tolte alcuni vestiti, perché l’atmosfera era sempre più calda. vedere vicine le loro pelli così diverse, che quasi si completavano l’una con l’altra, era cosa meravigliosa. Chissà che cosa avranno fatto, in quel mentre, gli ospiti? Cosa sarà successo in quello stanzone, mentre loro stavano chiacchierando sui massimi sistemi? Pensarono i due vecchi, (che, poi, tanto vecchi non erano, in fin dei conti), con un certo imbarazzo.
In effetti si era bevuto molto, e come dargli torto, se il vino veneto che produceva quel castello era buonissimo e profumato? Essi notarono che anche alcuni maschi erano leggermente svestiti, ed l’ afrore nell’aria era intenso e sensuale.
D’altronde, quella era, con molta probabilità, l’ultima notte della loro vita. Anche se quei ragazzotti più o meno giovani e quelle bellissime fanciulle avessero commesso qualche “atto impuro”, ascoltando il richiamo della libidine, probabilmente non avrebbero commesso un grave peccato, e poi, chi di loro due anziani e saggi, avrebbe potuto fare del moralismo, proprio durante la fine del mondo? Infatti nessuno dei due diede importanza al fatto che, in quel salone, vicino al fuoco, era avvenuta un’orgia vera e propria. Nessuno ha visto nulla. Tanto meglio.
Però ad Ugo, il fatto che si fosse consumata una grande profusione sessuale, piacque molto, ed Angelo lo vide diventare molto allegro. Non ne capirà il motivo per un po’
Ma lo comprendera’. Solo e soltanto alla fine.
Nel frattempo, qualcuno era andato in cucina allo scopo di rimpiazzare le pietanze che mancavano nel buffet. Ora il tavolo con il panno bianco che contornava lo stanzone, era di nuovo strapieno.
C’erano le pappardelle fresche al sugo di lepre, il pasticcio di carciofi, quello di melanzane alla parmigiana e quello di pesce e tantissime verdure cotte, ottime da gustare con la porchetta speziata e un po’ di senape e gli immancabili salami, sia freschi che stagionati.
Angelo si rivolse a tutti: “Scusateci se ci siamo trattenuti, ma era una questione di affari personali, anche se immagino che non vi siate annoiati nel frattempo.”
I ragazzi arrossirono, ad esclusione del monaco.
Poi si dedicò al monaco (il quale aveva partecipato ardentemente all’orgia … pensando: “tanto, domani saremo tutti morti”) e dichiarò a voce alta non senza ironia:
Prego, signor pastore, ministro del culto, ci racconti e ci illumini. Sono certo che la sua narrazione sarà molto interessante per tutti noi.”
Padre Luigi andò a raccontar loro qualcosa che li avrebbe fati trasalire

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