Donne
"Da
alcuni giorni si vanno raccogliendo tutti li poveri fanciulli vaganti
per le strade" - annota Pompeo nel suo diario - "Sono stati
sottratti alla miseria e sono stati mandati a comporre un battaglione
agli ordini del signor Dandolo, capitano di fregata. Questi ragazzi
si esercitano prestando servizio con i veterani".
A
corto, ormai, di uomini il governo francese tenta, nei suoi ultimi
giorni di resistenza, di mandare a combattere i ragazzini, con la
scusa di sottrarli dalla fame che imperversava in città.
Le
notizie circa le diserzioni, ormai, giungevano costantemente al
giornale, ma perdurava l'ordine di non pubblicarle.
A
Canal Regio, uno dei più popolosi quartieri di Venezia, vengono
arrestati due macellai complici di diserzioni. La notizia viene
riportata nella prima pagina del "Giornale Dipartimentale
Adriatico".
Ben
poche erano le notizie che riuscivano a giungere ancora in città.
Pompeo
ciondolava la testa seduto sulla sedia del direttore (chissà dove
era andato a finire, erano due giorni che non si vedeva).
Il
giornale era uscito quasi per miracolo, tante erano le difficoltà di
pubblicazione. Di denari, il giovane non ne vedeva da tanto tempo e
già pensava che, se Venezia non fosse stata liberata in tempo,
sarebbe stato costretto ad andare, anche lui come molti altri, a
mendicare qualcosa da mangiare.
Un
militare entrò nella sede del giornale, salutò tutti (erano rimaste
solo tre persone, l'addetto alla stampa Pietro Orsini, Pompeo e il
vecchio Brandolino, l'uomo più moderato del mondo, l'unico a cui era
permesso, ormai, di scrivere articoli), e consegnò a Pompeo il
foglietto con le nuove della città:
l'osteria
del "Cavaleto" aveva chiuso definitivamente i battenti, il
governo aveva iniziato la requisizione di semola e crusca dai
bottegai che ancora ne possedevano.
Nel
giorno 26 di marzo erano morte 161 persone, mentre avevano visto la
luce, in quello stesso tempo, 71 bambini. L'ultimo dato aveva stupito
Pompeo.
"Hai
qualche altra novità, Gorghetto?"
"Beh,
qualcos'altro c'è, Pompeo. Il governo ha anche proibito la vendita
di vino prodotto da uva passa. Dicono che sia nocivo, o almeno lo
stanno provando. E credo che anche l'osteria "Cappello"
vada a chiudere. Ho appena incontrato il proprietario.”
"Ma
che caspita scriviamo sul giornale? sto tirando fuori tutti i vecchi
articoli di scienze naturali, di antiquariato, gli aneddoti si
sprecano. Non c'è nulla da dire, mentre quel che sarebbe giusto
scrivere mi è vietato. Che se lo faccia Graziosi, il giornale, visto
che è suo. A proposito, Gorghetto, sai dove può essere andato a
finire?"
"Era
da queste parti, poche ore fa. Anche per lui la situazione non è
chiara. Sta cercando di capire come si evolveranno le cose. Se
arriveranno gli austriaci, se potrà continuare col suo giornale. Sta
prendendo contatti con tutti."
In
quel momento entrò Boscolo, che era appena giunto da Chioggia.
Pareva esagitato.
"Fioi,
che roba, mai visto tante disgrazie tutte insieme".
"Che
succede?"
"Chioggia
ormai, xè alla fame, non xe trova più niente da magnar, non xe pol
pescar...santa madona. Par le strade ghe xè sempre più sentinelle.
Qualcossa deve succeder."
Era
circolata la notizia (falsa) che Chioggia aveva ceduto agli
assedianti. In seguito a ciò molte famiglie ricche veneziane erano
subito fuggite verso quella città, ma avevano dovuto subito girare i
tacchi, visto che l'assedio continuava e che la fame era ben peggiore
che a Venezia.
Era
il 12 aprile.
L'aria
s'era addolcita, il grande freddo che s'era portato via tanti poveri
veneziani, aveva lasciato il posto ad un sole messaggero di buoni
auspici. In quell' atmosfera qualcosa fremeva. Giunse notizia che un
"parlamentario" inglese era arrivato al Lido, portando con
sé un dispaccio al comandante superiore. Il popolo sperava che si
stesse giungendo ad un accordo.
Proprio
quel giorno, un gruppo di donne di "basso popolo"
esasperate, aveva iniziato a manifestare davanti all'abitazione di
Seras, il comandante generale, il governatore della città, in campo
santo Stefano. Le poverine avevano fame, ma bastò distribuir loro
alcune monetine per far cessare la protesta.
13
aprile. Il tumulto di donne si replica ma, stavolta, in numero
superiore. Erano, queste, donne del quartiere di Canal Regio, o
Cannaregio che dir si voglia. Il loro attivismo e la loro grinta
aveva messo paura agli invasori.
Il
comandante ordinò la carica. Le più scalmanate vennero arrestate.
"Hai
sentito, Pompeo? Gli sbirri hanno portato in carcere due donne di
Cannaregio, si dice che le abbiano violentate e torturate".
"Maledeti
lori e i so morti"
"Ho
visto Baldo, fuori dalla porta della prigione, il marito di una delle
arrestate.”
"Baldo,
el fruttariol?"
"Era
fruttariol, adesso ha chiuso il suo negozio, visto che non aveva più
nulla da vendere. Poveretto, stava piangendo come un bambino. Cossa i
ghe fa a la mia donna? Cossa i ghe fa? chiedeva sconsolato. Ma i
militari lo tenevano a distanza. Ha... se potesse mettergli le mani
addosso, di certo qualcuno ammazzerebbe".
In
quel mentre, entrò Graziosi, il direttore del giornale.
"Ciao
fioi, Ci siamo, xè giunta l'ora". Tutti lo guardarono a bocca
aperta.
"Gli
austriaci hanno intimato la resa della città. Ho appena parlato con
Seras".
Nientepopodimeno,
pensò Pompeo.
"Il
comandante ha detto che abbiamo viveri per resistere fino a Giugno,
ma non mi sembrava così convinto".
"Che
dobbiamo scrivere?" chiese Pompeo, ormai deciso a non prendersi
più alcuna responsabilità.
"Mah...
no so, aspetemo. A sto punto non conviene muoversi. Del resto Seras
ha messo in giro per Venezia altre quaranta pattuglie. "
E
ti pareva? pensò Pompeo.
Gorghetto,
che era uscito un attimo, tornò dentro di corsa, urlando come un
ossesso:
"Il
Papa è libero, il Papa è libero. Sia benedetto il Signore Iddio."
Fuori
c'era una folla tumultuante e osannante. Un corteo di barche con
uomini e donne era già sul Canal Grande; dentro le imbarcazioni si
urlava, si pregava, ci si inginocchiava. Le campane suonavano a
festa. I militari francesi non riuscivano a contenere l'entusiasmo.
Con
un po' di ritardo la notizia della liberazione di Papa Pio VII era
giunta anche a Venezia.
Il
pontefice, che era stato costretto a incoronare Napoleone
proclamandolo Imperatore, venne da questi arrestato, il giorno in cui
il dittatore decise di abrogare il potere temporale. La reazione del
Papa, che scomunicò Napoleone, non servì a nulla: sua santità fu
dapprima incarcerato a Savona, poi a Fontainebleau e durò parecchio
tempo. Questa liberazione significava, inoltre, che il potere di
Napoleone era finito, anche se il giornale non ne parlava (I
veneziani ignoravano che, già da dieci giorni, Napoleone aveva
abdicato ed era stato mandato all'isola d'Elba, mentre sul trono di
Francia sedevano i Borboni con Luigi XVIII).
Pompeo
annota nel suo diario, il giorno 16 Aprile 1814, che l'esultanza dei
veneziani è "incontenibile". L'amore verso il Papa e
l'odio verso Napoleone accomunava, ormai, gran parte della
popolazione.
Il
giovane si sedette, tranquillamente, sulla riva del carbon, dalla
parte opposta del Canal Grande alla riva del vin (che già il bel
tempo lo permetteva), e si mise ad ammirare le barche addobbate a
festa che passavano “ attraverso la via più bella del Mondo”
sotto il ponte di Rialto.
Forse
il vento aveva iniziato a soffiare dalla parte giusta.
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