giovedì 2 febbraio 2023

 




La verità

è che noi

non riusciamo a restare

in uno spazio felice.

Noi scappiamo. O meglio,

più che dalla felicità

fuggiamo dalla gioia, perché la gioia

– non so se l’avete mai provata –

è un sacco lacrimale che si riempie

di sorrisi. La gioia è esistere

in un’unghia

come si abitano le gambe.

È udire

il gorgoglio dei reni,

è il passaggio tiepido

del sangue. La gioia

è uno stomaco

che si riempie di pioggia.

Sono due polmoni

che si svuotano di infanzia

e si imbottiscono di ossigeno.

È occupare il proprio corpo,

come miele

in un barattolo,

con ogni parte di sé: sentire le mani, i piedi

e il cuore

come si sente il calore davanti a un caminetto 

nel viso. La gioia è spostarsi, lievissimamente 

per guardarsi

mentre si dorme, e provare tenerezza 

per la propria universale 

compattezza.


 “Guarderai il cielo”.


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