giovedì 26 settembre 2019

Il Grande Castello ( 9°Capitolo)


Capitolo nono
INNOCENZA
Il racconto di Gionni
e riflessioni sulla giustizia sommaria







Non avrei mai pensato, vi giuro, di finire in un carcere italiano. In tutti i miei numerosissimi e fecondi viaggi intorno al mondo ho visto, ho capito e ho fatto tante di quelle cose … ho anche rischiato, più volte, di morire. Ma ritrovarsi in una orribile prigione di rigore, e soltanto perché la foto incollata ai documenti non mi assomigliava, almeno a parere del gendarme, è cosa da matti.
E’ proprio la fine del Mondo (nessuno rise alla impropria battuta).
Della mia vita non ho molto da dire, sono ancora assai giovane, però ho compiuto diversi viaggi, anche lontani: non mi mancano i soldi, un po’ perché me li hanno lasciati i miei genitori che son morti quando ero piccolo, un po’ perché ho cominciato presto a guadagnare ancora, essendo io, a detta dei più, un vero mago dell’elettronica, dei computer, delle nuove tecnologie.
Vi dirò che …


A quel punto del racconto, i rumori provenienti dall’alto, che tanto avevano inquietato i presenti, specialmente durante la narrazione di Pedro, si intensificarono. Passi spediti e decisi si avvicinarono. Si sentì chiaramente che una persona stava scendendo e calpestando lentamente i gradini di legno della grande scalinata. Qualcuno, in quel mentre, si era fermato proprio fuori dalla porta e la stava per aprire. La lingua di Gionni si era bloccata. Gli altri, ad eccezione di Angelo che pareva calmissimo, erano come paralizzati ed apparivano veramente pallidi in volto.
E qui entra in scena - con forza - un uomo alto, dalla lunga barba bianca, saio e sandali consunti. Dalla parte degli ospiti si sentì levare un urlo. Non era il fantasma descritto dal banchettaro Pedro, quello, infatti, sarebbe dovuto essere di una giovane donna. Esistevano, dunque, altri fantasmi nel castello di san Salvatore?
Vi presento il mio carissimo amico, un Benedettino, padre Luigi. Voi chiamatelo pure il monaco saggio.”
Disse Angelo rivolto agli ospiti terrificati, mentre preparava, al nuovo arrivato, una sedia per farlo accomodare. “Avrà fame, egli è a digiuno , volontario, da oltre dieci giorni.”
Perché non ce ne ha parlato prima? - chiese Gionni con molta agitazione - a momenti mi veniva un infarto.”
Questo religioso, questo asceta, qualche giorno fa, mi ha implorato di rinchiuderlo in una cella e sprangare la porta per ritirarsi a pregare, digiunare ed espiare, nell’attesa della fine del Mondo. Soltanto io custodivo le chiavi della cella, una stanzetta situata proprio sopra di noi (ecco il motivo per cui si sentivano i rumori dei passi). Qualche ora fa, come mi era stato indicato da tempo, sono andato ad aprirgli la porta, perché sapevo che egli ci avrebbe indicato, con la sua venuta o meno, che era giunta l’ora della nostra morte. Se lui è già qui, cari amici, vuol dire che la fine è vicina.”
Tutti tacquero.




Non di certo rincuorato da questa ultima affermazione, Gionni si fermò per qualche istante. Poi lo pregarono di andare avanti, che tanto non c’era niente da fare, lo sapevano tutti già benissimo, da prima, che quella nottata avrebbe potuto rappresentare l’ultima notte della loro vita, perciò egli proseguì il suo racconto.
Vi dirò che questa storia della fine del Mondo non l’ho bevuta molto … perché proprio adesso si dovrebbe concludere tutto? Il Sole brilla da Cinque miliardi di anni ed è stato calcolato che brillerà per altrettanti cinque miliardi di anni, continuando a donarci luce e vita. Siamo solo a metà. E’ vero che in questi giorni siamo tempestati da catastrofi terribili, ma quando mai non è stato così?
Ne ho viste, di disgrazie, durante il mio giro attorno al pianeta!
Ricordo un disastroso terremoto in una cittadina vicino a Rio, in Brasile. Per poco non rimasi schiacciato dalla frana che cadde dalla colline delle bidonville.
Mi trovavo in Thailandia durante quell’inverno in cui, ad un terremoto sconquassante, seguì un maremoto di proporzioni bibliche. Dall’alto di una collina contai a migliaia i cadaveri portati dal mare. E c’ero anche quando scoppiarono le lotte religiose tra le due tribù principali, nell’Africa equatoriale. Ricordo, altresì, lo scoppio di una tubatura del petrolio, proprio nel mentre in cui una folla di disgraziati stava cercando di procurarsi, illegalmente, l’oro nero da alcune falle nella conduttura. Ebbi, anch’io, conoscenza ed esperienza dei riti satanici.
Non ho mai avuto una famiglia e, quelli che mi hanno allevato, li ricordo come mostri di molestie e peggio ancora. Perciò, tutto il mio denaro l’ho speso nel girovagare qua e là, senza una mèta. Diceva giusto Pedro, quando ci raccontava che tantissimi italiani si incontrano in ogni parte del mondo a gozzovigliare (dove il cibo costa poco) e ad andare a caccia di prede, anche giovani.


Il modo un po’ antipatico di parlare del ragazzo con poca barba, suscitò subito i sospetti di Angelo che, guardando Ugo, s’accorse di come anche quest’ultimo scrutasse attentamente il narratore, anche se non gli sembrava, il suo amico, spaventato più di tanto. E avvenne, tra i due uomini, un severo scambio di intesa.


D’altronde ognuno ha diritto di cacciare. Se chi è cacciato, poi, ci guadagna qualcosa, allora siamo tutti contenti.
Cosa andavi a fare proprio lì in quei posti?” Lo interruppe Angelo in malo modo.
Che vuoi dire?”
Voglio dire che le località che hai appena nominate, sono note specialmente per il turismo sessuale da parte di europei ricchi e senza scrupoli.”
Che c’è di male?”
C’è di male, caro il mio sbarbatello, che le “prede” di cui parli con tanto sarcasmo e tanta freddezza, spesso sono fanciulli in tenera età.”
A volte sono ragazze già cresciute” rispose.
A volte?” Gli chiese Angelo, inorridito.
A volte” ripeté Gionni, poi si rese conto di aver detto una sciocchezza.
Dicendo a volte, intendeva dire che, nelle altre circostanze, anche lui si era approfittato di ragazzini.
Angelo glielo fece notare e lui rispose: “Ma non è vero. Non è affatto vero.” Poi, continuando, imbambolato, a dire frasi sconnesse, pronunciò un’altra sciocchezza.
Una sciocchezza assurda................................................. che gli costerà, poi, la vita.
Voi siete tesi e nervosi perché, in questo momento state pensando al ragazzo che avete nascosto di sotto.”
Ah sì? – gli ribatté il capo – tu come fai a saperlo? Qui nessuno, tranne me e Ugo sa che, di sotto, c’è un bambino morto.”
Un bambino?” Si chiesero all’unisono pieni di angoscia, come se ce ne fosse stato ulteriore e nuovo bisogno.
Sì. E costui ne è l’assassino.”


I presenti inorridirono, questa ultima rivelazione sembrò la goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione, in animi già tesi ed esasperati. Serena si sentì male e gli altri restarono ammutoliti, ci furono delle urla. Angelo, imitato dagli altri, saltò addosso al giovane viaggiatore.


Gionni balbettò qualcosa, visibilmente terrorizzato.
Adesso la pagherai per quello che hai fatto l’altro giorno e per tutte le sozzerie che hai fatto in questi anni.”
Gli Gridò il capo dentro alle orecchie.
Lasciatemi, non potete farmi del male.” Ma venne preso e spinto verso l’uscita, praticamente tutti gli ospiti lo pestavano, ad esclusione del monaco, che faceva ogni cosa in suo potere per calmarli e per difendere il ragazzo, mentre Ugo guardava divertito. Troppo divertito
Anch’io ho un bambino piccolo che è sparito e non lo troverò mai più. La devi pagare anche per lui - disse Serena e lo punì colpendolo con la sua dura e appuntita scarpa – prendi, adesso sei tu la preda. Cosa si prova ad essere una preda? Una volpe ad una battuta di caccia?”
Fuori, fuori gettatelo fuori da qui” urlavano tutti.
Angelo andò ad aprire una delle porte stagne. Il giovane viaggiatore venne buttato a forza nella prima porta che si richiuse automaticamente. Con lui era entrato anche Roberto, che, non appena si aprì la seconda porta, lo lanciò fuori con un gesto secco, nel buio della notte: Roberto, prima di tornare dentro, guardò gli occhi dell’uomo, disteso nella neve, e notò che stavano lacrimando come quelli di un bambino.
Le porte si richiusero per sempre.
Per lui sarà una morte certa. Avete sbagliato” asserì il monaco.
Angelo fece spallucce: “Se lo meritava.”
Sì, però, non gli abbiamo dato neanche una giacca, un cappello di lana, un mantello per coprirsi.”
Tanto, lì fuori, c’è la notte nucleare, morirebbe in ogni caso.”
Così come moriremo noi” aggiunse il religioso. Poi, padre Luigi proseguì: “Ma come fate ad essere così sicuri che sia stato lui ad uccidere il bambino? Che diritto avete di giudicare? Tra di noi chi è senza peccato?”
Gli altri pensarono (perché gli tornarono subito in mente con violenza), alle proprie colpe e ai propri delitti, quelli commessi senza scrupoli e senza ottenerne punizione, ma la sete di giustiziare qualcuno “qualcun’ altro”, si sa, è una sete insaziabile.
E poi l’ ha ammessa da solo la sua colpa – confermò Angelo – parlando del bambino quando nessuno ne sapeva nulla.”
Ah – disse con stizza padre Luigi, il monaco appena entrato – non hai sentito cosa diceva mentre lo spingevate fuori dal castello? Ha confermato di averlo sentito dire da te, proprio da te mentre si stava lavando le mani e voi due, tu e Ugo, stavate discutendo.”
Ugo ci pensò un po’ su, ridacchiò, poi corse a prendere il piatto che era stato preparato in cucina: vitello in salsa tonnata e radicchio di Treviso, rosso, tardivo. Serviti con pane abbrustolito.
Così, come se niente fosse accaduto prima.
Dai, monaco, adesso racconta tu, così ti calmi.”
Padre Luigi, altissimo nella sua dignità e con lo sguardo severo che intimoriva, guardò verso gli ospiti, come per ammonirli delle loro azioni, come a dire che, stavolta Angelo aveva sbagliato, nonostante la sua acutezza di sempre.
Ma prima di far parlare il monaco, Angelo si trattenne in disparte con Ugo, in un’altra stanza per un po’ di tempo. “Cosa dici, caro amico? Avremmo commesso uno sbaglio?”
Ugo ci pensò su un poco, poi disse: “Dovremmo basare le nostre azioni sulla saggezza ed il buon senso, un po’ come faceva l’onorevole Stefani, nostro caro amico.”
A queste parole , Angelo, grande ammiratore del signor Stefani, grande eccellenza di questa grande Italia, iniziò a decantare le pillole di saggezza del filosofo politico. Altro che pillole, quelli erano veri e propri macigni di conoscenza e di intelligenza politica, cosa rara di questi tempi.







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