Quando si guarda qualcosa, tipo:
una strada, una panchina, un cestino,
il cartello
di una via, oppure un fiore, un prato
o ancora - che so io, il muso
di una mucca,
quello che conta
è l’attimo
in cui si guarda. Dev’essere provvisorio
ma eterno: scavare
fondo
in qualche secondo
per conoscere Dio
attraverso le cose, le persone
è lì, il paradiso.
Non è
solo una sosta per morti
il paradiso.
È qui, sulla terra,
fra Venere e Marte,
dentro le scarpe.
È negli spazi vuoti
fra noi,
fra noi e le cose. Dentro quelle distanze
riempite dal niente
e dal microscopico luccichio
della vita. È qui che si gioca
la partita misteriosa dell’esistenza, fatta di luce
improvvisa sensazione
come il sorriso
di chi non c’è più.
Poesia “Per conoscere Dio”.
Nessun commento:
Posta un commento