Ci sono uomini
che non appartengono a nessuno.
Non cercano il rumore dei salotti,
non mendicano approvazioni.
Camminano tra la folla
come tra rovine leggere,
senza lasciare traccia.
Non sono crudeli,
non sono arroganti:
semplicemente,
tacciono.
Il mondo non tollera
chi si sottrae al suo gioco.
Ogni silenzio diventa sospetto,
ogni distanza, condanna.
«È freddo, è superbo,
ti fa sentire in colpa»
sussurra la voce collettiva.
Ma ciò che essa vede
non è lui:
è il riflesso della propria fragilità.
Chi vive di chiacchiere
teme lo specchio dell’uomo solitario.
Il suo silenzio è un vento
che spazza via le maschere:
non ferisce,
ma rivela.
Così il solitario si ritira.
Non fugge:
si salva.
Scende nei suoi abissi limpidi,
dove il rumore della mediocrità
non arriva.
La sua vera patria
non ha muri
né piazze:
è fatta di aria
e di vento
che non si ferma mai.
E quando la folla lo nomina ancora,
quando racconta la sua assenza
con un’ennesima storia,
lui è già altrove,
nell’unico regno
che appartiene ai rari:
quello della libertà interiore.
* Panta Rei *
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