domenica 26 aprile 2020

"Venezia in Catene" Capitolo quinto


CAPITOLO V°



VOLARE




"E'caduto giù un palazzo, un palazzo intero, cori, cori, 'ndemo a veder"
"Cossa xé nato... dove?"
"In campo santa Maria Formosa, un disastro."
Fuori dalla porta di casa, Pompeo sentì passare gente che correva e vociava con una certa eccitazione, ben al di fuori dell'ordinario.
"Che succede?",
chiese a casaccio.
"Do morti in canal, ‘na casa crollada."
Gli rispose una donna che correva ansimando, col bimbo in braccio.
"De più, de più",
aggiunse un'altra che stava camminando velocemente.
Non c'era molto da stupirsi se tutto stava andando a rotoli; certo, pensò, che se ora iniziano a crollare anche le case...
Corse anch’egli a vedere il disastro; strada facendo notò che molte abitazioni erano fatiscenti e pericolanti: non ci aveva mai fatto caso prima, ma il loro numero era aumentato paurosamente.
Quando arrivò nel grande campo di Santa Maria Formosa, si presentò ai suoi occhi un triste spettacolo: in cae degli orbi, la casa del nonsolo, cioè l'anziano attendente del parroco don Farronato, era crollata tutta, chissà come, nel canale. Il povero vecchietto era morto e non si capiva se per il crollo avvenuto, per un infarto dovuto alla paura o per annegamento quando era finito, assieme ad ogni cosa, nel canale.
Nell'appartamento vicino c'era una bàlia furlana che doveva badare ad un bambino; fortunatamente s'era rotta solo una gamba, anche se a prima vista i soccorritori l'avevano ritenuta già morta.
Il bambino, invece e ciò parve un miracolo, era rimasto attaccato - per gli stracci che lo avvolgevano come una mummia (era d'uso a quei tempi) - ad una trave di legno e stava penzoloni sul canale.
Quelli che lo avevano tratto in salvo, incolume, avevano riconosciuto in questo fatto l'opera misericordiosa della Madonna: allora tutta la gente riunita lì vicino si era inginocchiata, mettendosi a pregare la Vergine Santa.
L'immagine che gli si era presentata davanti, conteneva, per Pompeo, qualcosa di agghiacciante.
L'abitazione crollata aveva parzialmente invaso il canale e distrutto alcune barche: pareva l'effetto di un terremoto.
Molte persone che avevano assistito al disastro, stavano mute a guardare un po' le macerie e un po' quelli che avevano vicini, e pareva che ognuno comunicasse agli altri, silenziosamente, la paura, l'orrore che tali fatti potessero moltiplicarsi, magari domani, forse la notte stessa sarebbe toccato anche alla propria casa, con dentro la propria famiglia e tutto ciò che amavano e che avevano al mondo.
"Venezia muore", gridò dentro di sé.
Ma forse “quella” Venezia era già morta da un po’.
Poi si consolò, pensando che, l'unica cosa bella che non marciva, a Venezia, continuando a splendere d'una luce propria, erano le donne: bellissime, le veneziane, d'un fascino difficile da spiegare a voce, bisognerebbe saper riprodurre con le parole gli odori che si sentono e le emozioni che ti trasmettono.
Proprio in quel mentre vide arrivare Myriam.
"Servo tuo – le disse – posso accompagnarti?"
"Sì...sì...sei è sempre gentile."
"Dove vai, se mi è permesso chiedertelo?"
"Sto andando da mio zio, che è ricoverato in ospedale."
Suo zio era un certo Caliman Jenna, sensale ebreo, che molta beneficenza aveva fatto ai poveri della comunità ebraica, così come l'aveva fatta ai poveri della parrocchia di san Geremia, nonché al parroco stesso. Una degna persona; tali erano tutti i membri della famiglia di Myriam.
Quasi, quasi vengo con te, lo conosco bene anch'io, gradirei salutarlo.”
Sì, magari.”
Passeggiando con Myriam, si accorse che le parole gli uscivano facilmente; era proprio un gran piacere parlare con lei.
Hai sentito che hanno esposto l'immagine della Madonna, fuori dalla basilica?”
Certo, l'ho vista anch'io.”
Ma voi ebrei credete alla Madonna?”
La madre di Cristo? Era una giovane ebrea come lo sono io, chissà perché la pregate tanto, mentre non lasciate neanche che io entri nella vostra chiesa.”
Si mise a ridere, perché gli piaceva molto scherzare sugli affari religiosi, quelli che invece, i bigotti, trattavano con troppa serietà.

E voi avete pregato?” Le chiese.
Sì, l'altra notte abbiamo vegliato nel tempio; abbiamo cantato le orazioni che riserviamo, solitamente, per i momenti più tristi. Abbiamo chiesto a Dio, grande e misericordioso, di proteggere la nostra Venezia.”
Mi fai sentire la tua preghiera?”
Ma dai Pompeo, il canto sacro non è mica uno scherzo.”
Dimmi almeno le parole.”
Myriam abbassò un po' lo sguardo come era solita fare nei momenti di imbarazzo; una cosa che rendeva i sensi di Pompeo ancora più turbati poi iniziò, soavemente, il suo canto che riportava le parole dell’ Antico Testamento e che, tradotte dall’ebraico suonavano così:

Camminerò da sola nella valle buia,
ma non avrò paura, o mio Signore
perché Tu sarai sempre vicino a me”


Il ragazzo si accorse che gli era difficile distaccare lo sguardo dal viso di lei.
"Secondo te libereranno il papa?"
"Non so - rispose la ragazza - quelli non hanno rispetto per nessuno, non credono in nulla, solo nel bottino della guerra."
Il papa Pio VII era stato eletto a Venezia nel 1800 - ché a quel tempo in laguna comandavano gli austriaci - mentre Roma era già stata occupata dai francesi. L'elezione era avvenuta in conclave nel convento benedettino dell'isola di san Giorgio, quello di don Antonio, l'abate che Pompeo conosceva e di cui era diventato amico.
Poi i francesi senza Dio (era quello che pensava Pompeo), l'avevano preso e, pensate, lo avevano arrestato e chiuso in una cella.
Ora il pontefice si trovava ancora sotto sequestro e ciò rappresentava per tutti i cattolici, ma anche per qualche ebreo e qualche turco un affare vergognoso (anche se molti erano contenti).
I due ragazzi passarono davanti alla grande statua di Napoleone in piazza san Marco.
Ormai quotidianamente qualcuno vi depositava un foglio con versetti in onore dei francesi.
Di solito si scriveva in un foglietto l'epigramma e lo si poneva nella mano della statua dell'imperatore, la destra, quella che sembrava chiedesse la carità.
Pompeo fece in tempo a vederlo prima che arrivassero due gendarmi a strapparlo.
"Cosa c'è scritto?"
Chiese la ragazza.
Pompeo lesse:


"Libertè, egalitè,
fraternitè,
i francesi in carrozza
e nu a piè."

"Ti piace leggere il giornale?"
Gli chiese la ragazza.
"Certo, io lavoro al Giornale dipartimentale Adriatico."
"Lo leggo anch'io, perché mio padre è abbonato."
I due si guardarono e scoppiarono a ridere.
La voce della verità!”
Però racconta bene le frottole”
Sì, una peggio dell'altra. Pensa che, sul numero di qualche giorno fa, c'era scritto che l'esercito di Napoleone, vittorioso, si sta apprestando ad occupare l'Austria.”
Ma tu guarda. E allora che ci fanno gli austriaci appena fuori dalla Laguna?”
Ci credi ai presagi?” Gli chiese la giovane donna.
A volte sì...”
Qualcuno mi ha raccontato che era visibile la figura del pianeta Venere, l'altra notte; pensa che lo si poteva vedere anche senza usare il cannocchiale.”
Hai, hai... - fece lui - proprio come l'altr'anno, ti ricordi?”
Sì, proprio come l'altr'anno” disse Myriam, ed un brivido le attraversò la bella schiena per intero.
Qualche tempo addietro infatti, era comparsa, in una notte chiarissima, una meteora ignea e qualcuno lo aveva interpretato come un presagio di sventura.
Anche se molti non ci avevano creduto erano seguite, subito dopo, tremende catastrofi.
Una terribile inondazione aveva invaso il Polesine, distruggendo campi case e persone, gettando nella miseria tantissime famiglie.
Erano scese valanghe di fango nella zona delle montagne vicino a Belluno; si disse che era crollata una montagna intera,
e i corpi dei morti avevano navigato lungo il letto del Piave, venendo a galleggiare nel mare Adriatico.
In tutto il territorio veneto s’erano ripetute catastrofi che avevano diffuso paura ed orrore.
Durante un terremoto erano crollate trenta case nella zona vicino a Padova. Per fortuna, a Venezia, caddero solo due camini e non morì nessuno.

Ti piacerebbe volare?” Gli chiese, d'un tratto, Myriam.
Volare?”
Sì, su quei palloni colorati.”
Mamma mia, altrochè - le rispose con foga Pompeo - vorrei arrivare fino in America."
Volare come angeli nel cielo limpido del paradiso.” aggiunse lei.
Pompeo guardò il suo volto e pensò che, di certo, era proprio quello di un angioletto che aveva incontrato, chissà come, in questo Mondo.
Ti ricordi la storia del signor Zambeccari?” Disse il ragazzo.
No, forse ero troppo piccola”. Allora gliela raccontò.
(Il pallone aerostatico era stato inventato solo pochi anni prima, nel 1786: nemmeno trent’anni addietro e per la prima volta nella Storia, gli uomini avevano volato, realizzando il sogno di Icaro. L’umanità non aveva fatto nemmeno in tempo a rendersene conto.)

Zambeccari, un signore bolognese, era un pioniere del volo a pallone.
Un giorno aveva tentato, assieme a sei uomini d'equipaggio, di volare da Bologna fino a Milano. Migliaia di persone lo stavano aspettando.
All'inizio tutto era andato bene poi, una volta in cielo, un forte vento aveva sospinto il bel pallone colorato dalla parte opposta alla sua mèta, cioè verso l'Adriatico.
Gli uomini volanti erano finiti tutti in mare, grazie a Dio senza infortuni, e li aveva salvati una nave veneziana che li aveva portati in città, dove furono accolti con curiosità e divertimento.
Nel frattempo il pallone, vuoto, aveva attraversato il mare ed era arrivato sulle coste bosniache, dove gli indigeni del luogo, un po’barbari ed un po’ignoranti circa le nuove tecnologie, lo avevano considerato un segno divino ed ancora lo stavano venerando come una reliquia, tra le risa divertite dei marinai veneziani che passavano da quelle parti e che ne conoscevano bene la storia, ma si guardavano bene dall’avvisarli.

Anche mio fratello Giovanni è salito su un pallone, proprio qualche tempo fa.”
Veramente?”
Sì, ti ricordi quando ci fu la fiera, qui a Venezia, e venne esposto il pallone?” La ragazza fece un cenno con il capo.
Fu bandito un concorso tra i ragazzini e lui lo vinse. Il premio consisteva in un giro nella navicella.
Quando l'aerostato salì, con lui a bordo, noi lo seguimmo sulle barche, per gran parte della laguna. Giovanni, di lassù, vide la laguna - ce la descrisse dopo - che pareva un tappeto verde, e giù stavamo tutti noi, piccoli come formiche, sopra le nostre imbarcazioni.
Gli uomini vogavano in silenzio; era una interminabile scia di gondole e gondolini che inseguiva gioiosamente e silenziosamente quello strano e misterioso oggetto volante, simbolo dei giorni che verranno.”
Myriam lo ascoltava con la bocca aperta e lo sguardo rapito; ad un tratto disse:
"Chissà come sarà il futuro."
"Quale futuro?"
"Il futuro nostro, quello dell'umanità. Chissà quante invenzioni nuove, quante belle cose ci porteranno gli anni a venire…che emozioni proveremo?"
Anche Pompeo stava pensando al suo futuro e a tutto ciò che, a partire da quei giorni stranissimi, avrebbe ricavato di nuovo dalla vita.
"Chissà." Disse con un sospiro…le rispose, mentre guardava fissamente e ossessivamente le sue labbra stupende, cariche d'un color rosso vivo inquietante.


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