lunedì 22 luglio 2019

Italo romanzo ( Capitolo 8)

Capitolo Ottavo




Sprofondato sulla sua comoda poltrona, il ragazzo sperava che, per un altro bel lasso di tempo, lo avrebbero lasciato in pace, così avrebbe potuto godersi qualche giorno, o mese di felicità coniugale.
Mentre stava rientrando dal suo solito viaggio in Svizzera, aveva chiamato, da una cabina telefonica in mezzo alla strada statale, la sua bella mogliettina, per avvisarla che sarebbe tornato presto. Lei gli bisbigliò, con voce roca e sensuale: “Vieni vieni, caro, che ti faccio una bella sorpresa”. Quando la sua donna si esprimeva in questo modo, sapeva benissimo che, da lei, avrebbe dovuto sempre aspettarsi qualcosa di eccezionale. Perciò, percorse i chilometri che gli mancavano per arrivare da lei, con un imbarazzante rigonfiamento dei pantaloni.
La sorpresa fu più che eccezionale: arrivato a casa vide che la sua Elisabetta se ne stava in camera da letto, seminuda, indossando un baby doll cortissimo e trasparente, di color rosso fuoco, assieme a due bei ragazzi giovani. “Tu siediti qui e guarda – le disse la saputa – così ti riposi.” Italo si godette una specie di film erotico in presa diretta, e, viste le sue enormi esperienze sessuali, che lo rendevano pronto a qualsiasi evenienza, pensò: “Mi mancava solo questa”.
Italo si divertì in giochi erotici e orge per diversi giorni, poi lo chiamò la mamma, da sotto il balcone: “Amoreeee, c’è un avviso per te.
Il solito, maledetto telegramma, riportava il solito, maledetto messaggio:
“Topolino, 3, 1, 45.”
Aperto “il Gazzettino” in terza pagina, vide subito la bella foto di un monumento storico. Si trattava di una sinagoga, al terzo rigo si parlava del tempio ebraico, quello che compariva in fotografia. Nella riga 1 si accennava ad una città, Pesaro, dove è ancora alta l’affluenza di semiti. La riga 45, ahimè, parlava della “distruzione del tempio”. Più chiaro di così il messaggio, si muore. Riparti` per procurarsi il materiale.
Sulla strada per Salerno, stavolta, la vespa gli aveva dato delle noie. Aveva dovuto farla riparare da un meccanico, cosa che non gli era mai successa e che lo innervosiva. Dovette fermarsi non poco. Altra cosa che lo faceva imbestialire, era di doversi inventare scuse a iosa per Elisabetta: aveva tanto insistito per andare con lui, che non sapeva più cosa risponderle. Cominciava a capire il motivo per cui i suoi mandanti gli avevano ordinato di non sposarsi.
Una volta a Salerno, giunto sulla spiaggia delle immersioni, ritrovò degli energumeni che stavano preparandosi, a bordo di un gommone, per andare a prelevare, sicuramente, tritolo dalla barca affondata. “Ormai lo sanno tutti questo segreto – pensò – quel relitto è diventato un supermarket.”
Aspettò, come sempre, la notte. Immergersi alla luce della luna gli metteva sempre, nonostante la fifa, un buon umore, si sentiva, là sottacqua, dentro il suo mondo naturale.
Esagerò nel prelevare materiale esplosivo. E fece un grave errore. Aveva pensato, così, di averne a sufficienza per diversi incarichi ma, mentre tornava a casa con la vespa stracarica, si era chiesto dove avrebbe nascosto, e con che rischio, il tritolo in esubero.
“In ogni caso ne uso di più – si disse – e poi saranno in tanti, gli ebrei, perché domani è la festa dell’ hanukkà”.
La festa del hanukkà è il giorno dell’anno in cui gli ebrei, anche quelli più tiepidi, meno osservanti, vanno al tempio, allo stesso modo in cui i cristiani più moderati vanno a messa soltanto al giorno di Natale, o i maomettani non troppo rigorosi si rimpinzano di salame e di birra. Se ne avesse usato tanto di tritolo, avrebbe avuto, poi, meno difficoltà a nascondere il rimanente. Diresse la Vespa verso la citta` di Pesaro.


Una volta giunto nelle vicinanze di Pesaro, lungo la costiera adriatica, fermò la moto, o lo stava per fare, allo scopo di decidere in che posto nascondere l’esplosivo di troppo, visto che la zona era piena di vecchi bunker, la costruzione ideale per celare armi pericolose. Ad una curva, scorse con disappunto una pattuglia di polizia. Diminuì la velocità del suo scooter, che stavolta era dipinto di arancione perché, pensava: “Più sei appariscente e meno ti sospettano” ed anche perché, nella sua vita, nessun agente si era mai degnato di fermare o di controllare i documenti di un motorino tanto insignificante.
Gli agenti si insospettirono, invece, di quel pacco grande, troppo grande per un vespa: controllarono e si accorsero subito che qualcosa non andava. Aprirono il bagagliaio.
“Cosa è questo?” chiesero, evidentemente con poca esperienza di esplosivi per essere poliziotti efficaci, visto che un ordigno era già pronto ed innescato per esplodere. In più altro materiale era “a riposo”. L’unica cosa che insospettì i militi era la consistenza gelatinosa del materiale, anche se la sua forma era alquanto strana. Italo, con molto sangue freddo e faccia di bronzo, si mise a ridere e rispose che si trattava di semplice plastilina e che lui era uno scultore professionista, molto conosciuto nell`ambiente.
“Avete davanti a voi uno dei migliori artisti italiani”, disse con grande flemma e imperturbabilità. Se volete posso lasciarvi un autografo. Non mentiva né di essere un artista, né che avrebbe rilasciato autografi, e che autografi.
Ma non ci crederono. Sequestrarono la merce, la prelevarono a fatica, (anche se non avevano capito di che cosa si trattasse, e forse proprio per quello) e la piazzarono dentro il portabagagli della pantera (così si chiamavano le macchine della polizia), poi tornarono dal ragazzo, gli chiesero i documenti che lui porse con garbo e poi dichiararono che li avrebbe dovuti seguire al commissariato.
Uno degli agenti ritornò, per un momento, verso l’automobile di servizio, mentre il suo collega stava vicino per controllare che non scappasse. Quando tornò indietro per rendergli il documento, il ragazzo pensò che il percorso tra la macchina e la vespa era abbastanza lungo. Calcolò, cioè, che tutti e due gli agenti si trovavano a distanza ravvicinata al suo scooter, più o meno quattro metri, mentre l’auto della polizia ne distava circa duecento, allora, con uno scatto felino, prese la Vespa, invertì il senso di marcia e scappò, mentre gli agenti, che furono per un attimo indecisi e non sapevano se corrergli dietro a piedi o se inseguirlo con la pantera, tornarono ad andatura rapida verso la macchina, allo scopo di rincorrerlo. Fu proprio allora che lui si fermò al riparo dietro una curva, lasciò cadere a terra la moto, guardò gli agenti che stavano per entrare in auto, prese il detonatore, (sua ultima e preziosa ivenzione dopo tanti anni di ricerca e studi), nascosto sotto al predellino. Si riparò dietro alla roccia e lo aziono`. Lo scoppio fu talmente forte che sentì tremare l’asfalto e avvertì un vento caldo.
Si vede che, in quel frangente, Dio non voleva far morire una quantità enorme di ebrei, il suo popolo eletto, ma solo due poveri poliziotti.
L’esplosione fece volare l’auto dei poliziotti a centinaia di metri, tanto che il ragazzo, estasiato, stette a naso in su per qualche secondo. Circa un minuto dopo atterrò, vicino ai suoi piedi, un braccio umano, cui era attaccata una mano giovane, nel cui dito anulare brillava una fede nuova di zecca. “Forse si era appena sposato” Pensò.








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