martedì 23 luglio 2019

Italo Scanio (Romanzo 9 capitolo)

”.
















Capitolo Nono






Era tornato a casa in brevissimo tempo, forzando la manetta del suo motorino, poiché non vedeva l’ora di raggiungere la giovane amante che, probabilmente, arrivati a quel punto, cominciava ad insospettirsi di tutto quel suo insolito ritardo.
Quando le fu accanto, l’eccitazione che provava era tanta, ma tanta, anche perché, data la sua depravazione mentale, quel braccio insanguinato, lo aveva eccitato più di tante orge e di tante posizioni erotiche. Elisabetta si premurò di scaldare una camomilla a Gimmy, intimandogli di andare a dormire in cameretta sua al più presto, perché i genitori dovevano “parlare” e perché, l’ indomani, sarebbe dovuto andare a scuola molto presto, che c’era il compito di matematica.
Il commissario Sallusio, esaminando il luogo dell`attentato, anche lavorato, per tanti e tanti anni nei servizi segreti, era rimasto esterrefatto davanti a tanta distruzione. Non gli era mai capitato di vedere dei corpi straziati in quella maniera, tanto che si confondevano le diverse parti del corpo dei due agenti dilaniati, e le membra erano state messe di qua e di là nelle due bare, da non sapere nemmeno che nome scriverci di fuori.
Quello che non lo convinceva, era l’enorme quantità di esplosivo usato per far saltare una piccola vettura della polizia. “Ne sarebbe bastata la centesima parte – pensò tra sé, mentre osservava la scena del crimine – a che scopo usare tanto tritolo?” Certo, qualcosa non andava. E poi, la scientifica aveva rilevato che, l’ordigno, era stato inserito dentro al bagagliaio della pantera. “Qualcuno gli aveva piazzato una bomba nel baule e non se n’erano accorti? – rimuginò – certo, non possono essersela messa da soli.” Mah.
Fumava il sigaro e pensava. Di certo quella notte sarebbe stata lunga. Poi, pero`, venne raggiunto da una chiamata, che ricevette dalla centrale. Fu quella a chiarire ogni cosa.
Elisabetta non aveva mai sentito il suo amante così duro. Fecero l’amore due, tre volte senza fermarsi. All’inizio lei gli era montata sopra, ma quella posizione le piaceva fuor di misura e le avrebbe provocato troppo presto un orgasmo fortissimo, perciò cambiò posizione più e più volte. Andarono avanti a dimenarsi e a sudare per diverse ore, fino alle due di notte.
Alle tre di quella stessa nottata, mentre stava dormendo (almeno nella sua strana morale), il “sonno del giusto”, Italo senti un colpo provenire dall’altro lato della casa. “Gimmy” gridò, pensando che il piccolo fosse caduto, inavvertitamente, dal letto.
Si trovò davanti al letto Robocop.
Era un agente dei servizi speciali, in tenuta completa, con giubbetto antiproiettile, casco e volto coperto, stivali anfibi e mitragliatore di ultima generazione puntato sul cuore del padrone di casa. Italo si guardò il petto e vide un puntino di luce rossa al laser, proprio sulla parte sinistra.
Altri rumori rivelarono la presenza di almeno cinquanta agenti, tutti venuti, gentilmente, a fargli una sorpresa in casa.
Era successo un evento sfortunato per lui. Il documento che aveva fornito alla polizia, che l`agente, prima di saltare per aria, gli aveva controllato, era stato “faxato”, cioe` fotocopiato e spedito con un nuovissimo dispositivo contenuto nell’auto pantera, direttamente in centrale. Per quel motivo, infatti, Italo si era meravigliato che gli fosse stato restituito così presto. Eh sì, la tecnologia era avanzata e, da allora, farà tanti e tanti passi avanti.
Ecco perché, il commissario Sallusio, che aveva ricevuto la segnalazione dalla centrale, dopo aver letto il nome, cognome ed indirizzo del sospettato, si era recato, con un esercito di poliziotti, a fargli visita, nottetempo, nella sua casa.
Elisabetta, davanti a tanto spiegamento di forze in quella camera da letto, non riusciva a capire cosa stesse succedendo. La ragazza non aveva mai dubitato del suo compagno. Le sembrava di cadere dalle nuvole, o forse di essere ancora dentro ad un sogno, un incubo.
Gimmy, in camera sua, piangeva e singhiozzava, spaventatissimo, ma veniva coccolato, e tenuto stretto, da una poliziotta.
Solo Italo, flemmatico e rassegnato, aveva capito tutto. La sua donna lo guardava e non riusciva a capire con che diavolo di uomo, in tutti quei giorni, si fosse potuta accompagnare.
I giornali del mattino parleranno nello stesso tempo, di un fatto eclatante avvenuto contro le forze di polizia e, cosa assai inusuale e inaspettata nel paese del sole, dell’arresto immediato di un assassino, ma nessun cronista riuscira` a spiegarsi l’enorme accanimento di esplosivo contro quei due poveri agenti: era come se qualcuno li avesse voluti morti ad ogni costo. La verità su questo fatto enigmatico ed impenetrabile, come su molti altri del resto, non la saprà mai nessuno.
Italo non fu fatto nemmeno vestire. Nudo com’era, venne incatenato ai polsi ed alle caviglie e, siccome non avrebbe potuto camminare, fu portato in questura a peso da quattro agenti, che lo caricarono come si fa con un vitello da macellare o un cane rabbioso da sopprimere. Gli mancava solo la museruola.
Al commissariato era stata convocata la stampa e gli organi politici. Italo era sorvegliato a vista da più di un centinaio tra polizia e carabinieri, e non riusciva nemmeno a battere le ciglia né, quasi, a respirare.
Si teneva la pipì, pensando che non era riuscito ad avere il tempo di farla, anche dopo aver fatto l’amore per molte e molte ore.
Ora la vescica gli doleva.
Il commissario lo squadrava e non riusciva a capire il personaggio. Non riusciva a decodificare la sua psiche o la sua personalita`. Quello che si trovava davanti era un giovane sfigato, bello, con gli occhi celesti come il ghiaccio ed i capelli biondi, come ce n’erano pochi da queste parti. Non possedeva nemmeno un’ automobile, ma solo una vecchia e sgangherata vespa. Viveva con la madre ed un’amante ed aveva un figlio che non era neanche suo. Non era mai stato segnalato alla polizia, non possedeva un lavoro e, almeno nelle banche italiane, non aveva al deposito manco un centesimo.. ma chi era veramente?
Non rispondeva ad alcuna domanda gli fosse posta, il sospettato, affermava soltanto che, i due poveri agenti che lo avevano fermato, gli avevano chiesto i documenti, lui glieli aveva dati, glieli avevano restituiti, dopodiché se ne era andato. Tutto qui, per il resto non sapeva niente.
Eppure, non poteva non saperne niente: l’arrivo del fax, in centrale, del suo documento e l’enorme esplosione, udita da tutta la città, erano avvenute a pochi secondi di distanza. Non aveva alibi, il giovane e, sinceramente, lui stesso non credeva a quello che diceva.
Non ce la faceva più: chiese a qualcuno di accompagnarlo al gabinetto. “Fattela addosso”, gli urlò un agente.
Poi, accadde un fatto strano: si alzò, dal fondo del “pubblico” di sbirri, un questurino giovane. Stranamente, anche lui aveva occhi celesti e capelli biondi. Pareva, quasi che assomigliasse al detenuto.
Gentilmente, si offrì, chiedendolo al commissario, di accompagnare il giovane al gabinetto.
Con fare dolce e gentile, lo condusse al bagno, attraversarono un lungo corridoio, e in breve furono dentro una porta rossa con un cesso maleodorante. Italo camminava pianissimo, perché aveva le gambe chiuse dai ferri.
Italo sentì, ad un certo punto, una canna dura grattare la sua schiena. Capì, allora, tante e tante cose.
Si girò a guardare quel ragazzo che tanto gli somigliava e vide una strana luce sul suo volto. Poi sentì il gelido contatto della pistola sulla nuca. Udì uno sparo, anzi, non fece nemmeno in tempo a percepirlo.
Vide tutto nero.
E così sarà per tutta l’eternità, perché oltre al buio, purtroppo per noi, non c’è altro.




Dopo aver sparato, il giovane poliziotto biondo, con una velocità incredibile, rimosse le manette ai polsi ed alle caviglie del cadavere. Fece appena in tempo a fare questa cosa, che una moltitudine di poliziotti entrò di corsa in bagno per capire cos’era stato quel colpo di pistola.
“Ho dovuto sparargli – si difese con freddezza il biondo agente dagli occhi azzurri – gli avevo tolto i ceppi e lui aveva tentato di fuggire.”
Sallusio, grande commissario di polizia ed esperto dei servizi segreti, guardò a lungo il suo agente, cosi` come aveva fatto prima con Italo. Pensò a lungo, lo scrutò.
“Mah” si disse.




Elisabetta e Gimmy, non verranno mai a conoscere, come il resto degli italiani, la vera natura di Italo, né quali furono i suoi tantissimi, spaventosi segreti, perché nessuno glieli racconterà.
Non sapranno mai che, celato nell’antro di una inaccessibile banca svizzera, giace un enorme tesoro di sua proprietà che, ogni anno, frutta interessi, e che nessuno mai ritirerà.
Qualcuno sta ancora cercando vanamente, nei fondali del Tirreno, un improbabile missile, che si ritiene abbia abbattuto un aereo pieno di passeggeri.
Per la strage di Bologna furono processati, condannati e poi assolti (perché non erano stati loro), diversi gruppi fascisti e terroristici. Gli inquirenti cercarono gli assassini tra i servizi segreti mondiali, i palestinesi, i gruppi mafioso - camorristi, ma non compresero e non riusciranno a scoprire mai, neanche dopo tanti decenni di ricerche, la verità.
L’unica cosa certa, è che quei gruppi o quel gruppo, di pochi individui che volevano distruggere la nazione, quelli che avevano ideato un piano di “rinascita” ben concepito e congegnato, per portare al disastro la nostra povera Italia, avevano fatto molto bene i loro calcoli.
Dobbiamo proprio dire, dopo tanti e tanti anni, che i loro intenti hanno dato tanti frutti.
L’Italia, grazie a tutte le loro macchinazioni è, in questo momento, proprio in rovina. Corrompendo giornalisti, magistrati, politici e commissionando rapimenti omicidi e stragi, ora il “bel paese”, quello col sole in fronte, è distrutto, disperato, pieno di poveri senza diritti, mentre una piccolissima classe di persone, che nessuno conosce né è stata mai votata alle elezioni, detiene tutte le ricchezze e tutto il potere.
Come “loro” avevano prospettato, il piano e` riuscito.













Nessun commento:

Posta un commento