Capitolo
Nono
Era tornato a
casa in brevissimo tempo, forzando la manetta del suo motorino,
poiché non vedeva l’ora di raggiungere la giovane amante che,
probabilmente, arrivati a quel punto, cominciava ad insospettirsi di
tutto quel suo insolito ritardo.
Quando le fu
accanto, l’eccitazione che provava era tanta, ma tanta, anche
perché, data la sua depravazione mentale, quel braccio insanguinato,
lo aveva eccitato più di tante orge e di tante posizioni erotiche.
Elisabetta si premurò di scaldare una camomilla a Gimmy,
intimandogli di andare a dormire in cameretta sua al più presto,
perché i genitori dovevano “parlare” e perché, l’ indomani,
sarebbe dovuto andare a scuola molto presto, che c’era il compito
di matematica.
Il commissario
Sallusio, esaminando il luogo dell`attentato, anche lavorato, per
tanti e tanti anni nei servizi segreti, era rimasto esterrefatto
davanti a tanta distruzione. Non gli era mai capitato di vedere dei
corpi straziati in quella maniera, tanto che si confondevano le
diverse parti del corpo dei due agenti dilaniati, e le membra erano
state messe di qua e di là nelle due bare, da non sapere nemmeno che
nome scriverci di fuori.
Quello che non lo
convinceva, era l’enorme quantità di esplosivo usato per far
saltare una piccola vettura della polizia. “Ne sarebbe bastata la
centesima parte – pensò tra sé, mentre osservava la scena del
crimine – a che scopo usare tanto tritolo?” Certo, qualcosa non
andava. E poi, la scientifica aveva rilevato che, l’ordigno, era
stato inserito dentro al bagagliaio della pantera. “Qualcuno gli
aveva piazzato una bomba nel baule e non se n’erano accorti? –
rimuginò – certo, non possono essersela messa da soli.” Mah.
Fumava il sigaro
e pensava. Di certo quella notte sarebbe stata lunga. Poi, pero`,
venne raggiunto da una chiamata, che ricevette dalla centrale. Fu
quella a chiarire ogni cosa.
Elisabetta non
aveva mai sentito il suo amante così duro. Fecero l’amore due, tre
volte senza fermarsi. All’inizio lei gli era montata sopra, ma
quella posizione le piaceva fuor di misura e le avrebbe provocato
troppo presto un orgasmo fortissimo, perciò cambiò posizione più e
più volte. Andarono avanti a dimenarsi e a sudare per diverse ore,
fino alle due di notte.
Alle tre di
quella stessa nottata, mentre stava dormendo (almeno nella sua strana
morale), il “sonno del giusto”, Italo senti un colpo provenire
dall’altro lato della casa. “Gimmy” gridò, pensando che il
piccolo fosse caduto, inavvertitamente, dal letto.
Si trovò davanti
al letto Robocop.
Era un agente dei
servizi speciali, in tenuta completa, con giubbetto antiproiettile,
casco e volto coperto, stivali anfibi e mitragliatore di ultima
generazione puntato sul cuore del padrone di casa. Italo si guardò
il petto e vide un puntino di luce rossa al laser, proprio sulla
parte sinistra.
Altri rumori
rivelarono la presenza di almeno cinquanta agenti, tutti venuti,
gentilmente, a fargli una sorpresa in casa.
Era successo un
evento sfortunato per lui. Il documento che aveva fornito alla
polizia, che l`agente, prima di saltare per aria, gli aveva
controllato, era stato “faxato”, cioe` fotocopiato e spedito con
un nuovissimo dispositivo contenuto nell’auto pantera, direttamente
in centrale. Per quel motivo, infatti, Italo si era meravigliato che
gli fosse stato restituito così presto. Eh sì, la tecnologia era
avanzata e, da allora, farà tanti e tanti passi avanti.
Ecco perché, il
commissario Sallusio, che aveva ricevuto la segnalazione dalla
centrale, dopo aver letto il nome, cognome ed indirizzo del
sospettato, si era recato, con un esercito di poliziotti, a fargli
visita, nottetempo, nella sua casa.
Elisabetta,
davanti a tanto spiegamento di forze in quella camera da letto, non
riusciva a capire cosa stesse succedendo. La ragazza non aveva mai
dubitato del suo compagno. Le sembrava di cadere dalle nuvole, o
forse di essere ancora dentro ad un sogno, un incubo.
Gimmy, in camera
sua, piangeva e singhiozzava, spaventatissimo, ma veniva coccolato, e
tenuto stretto, da una poliziotta.
Solo Italo,
flemmatico e rassegnato, aveva capito tutto. La sua donna lo guardava
e non riusciva a capire con che diavolo di uomo, in tutti quei
giorni, si fosse potuta accompagnare.
I giornali del
mattino parleranno nello stesso tempo, di un fatto eclatante avvenuto
contro le forze di polizia e, cosa assai inusuale e inaspettata nel
paese del sole, dell’arresto immediato di un assassino, ma nessun
cronista riuscira` a spiegarsi l’enorme accanimento di esplosivo
contro quei due poveri agenti: era come se qualcuno li avesse voluti
morti ad ogni costo. La verità su questo fatto enigmatico ed
impenetrabile, come su molti altri del resto, non la saprà mai
nessuno.
Italo non fu
fatto nemmeno vestire. Nudo com’era, venne incatenato ai polsi ed
alle caviglie e, siccome non avrebbe potuto camminare, fu portato in
questura a peso da quattro agenti, che lo caricarono come si fa con
un vitello da macellare o un cane rabbioso da sopprimere. Gli mancava
solo la museruola.
Al commissariato
era stata convocata la stampa e gli organi politici. Italo era
sorvegliato a vista da più di un centinaio tra polizia e
carabinieri, e non riusciva nemmeno a battere le ciglia né, quasi, a
respirare.
Si teneva la
pipì, pensando che non era riuscito ad avere il tempo di farla,
anche dopo aver fatto l’amore per molte e molte ore.
Ora la vescica
gli doleva.
Il commissario lo
squadrava e non riusciva a capire il personaggio. Non riusciva a
decodificare la sua psiche o la sua personalita`. Quello che si
trovava davanti era un giovane sfigato, bello, con gli occhi celesti
come il ghiaccio ed i capelli biondi, come ce n’erano pochi da
queste parti. Non possedeva nemmeno un’ automobile, ma solo una
vecchia e sgangherata vespa. Viveva con la madre ed un’amante ed
aveva un figlio che non era neanche suo. Non era mai stato segnalato
alla polizia, non possedeva un lavoro e, almeno nelle banche
italiane, non aveva al deposito manco un centesimo.. ma chi era
veramente?
Non rispondeva ad
alcuna domanda gli fosse posta, il sospettato, affermava soltanto
che, i due poveri agenti che lo avevano fermato, gli avevano chiesto
i documenti, lui glieli aveva dati, glieli avevano restituiti,
dopodiché se ne era andato. Tutto qui, per il resto non sapeva
niente.
Eppure, non
poteva non saperne niente: l’arrivo del fax, in centrale, del suo
documento e l’enorme esplosione, udita da tutta la città, erano
avvenute a pochi secondi di distanza. Non aveva alibi, il giovane e,
sinceramente, lui stesso non credeva a quello che diceva.
Non ce la faceva
più: chiese a qualcuno di accompagnarlo al gabinetto. “Fattela
addosso”, gli urlò un agente.
Poi, accadde un
fatto strano: si alzò, dal fondo del “pubblico” di sbirri, un
questurino giovane. Stranamente, anche lui aveva occhi celesti e
capelli biondi. Pareva, quasi che assomigliasse al detenuto.
Gentilmente, si
offrì, chiedendolo al commissario, di accompagnare il giovane al
gabinetto.
Con fare dolce e
gentile, lo condusse al bagno, attraversarono un lungo corridoio, e
in breve furono dentro una porta rossa con un cesso maleodorante.
Italo camminava pianissimo, perché aveva le gambe chiuse dai ferri.
Italo sentì, ad
un certo punto, una canna dura grattare la sua schiena. Capì,
allora, tante e tante cose.
Si girò a
guardare quel ragazzo che tanto gli somigliava e vide una strana luce
sul suo volto. Poi sentì il gelido contatto della pistola sulla
nuca. Udì uno sparo, anzi, non fece nemmeno in tempo a percepirlo.
Vide tutto nero.
E così sarà per
tutta l’eternità, perché oltre al buio, purtroppo per noi, non
c’è altro.
Dopo aver
sparato, il giovane poliziotto biondo, con una velocità incredibile,
rimosse le manette ai polsi ed alle caviglie del cadavere. Fece
appena in tempo a fare questa cosa, che una moltitudine di poliziotti
entrò di corsa in bagno per capire cos’era stato quel colpo di
pistola.
“Ho dovuto
sparargli – si difese con freddezza il biondo agente dagli occhi
azzurri – gli avevo tolto i ceppi e lui aveva tentato di fuggire.”
Sallusio, grande
commissario di polizia ed esperto dei servizi segreti, guardò a
lungo il suo agente, cosi` come aveva fatto prima con Italo. Pensò a
lungo, lo scrutò.
“Mah” si
disse.
Elisabetta e
Gimmy, non verranno mai a conoscere, come il resto degli italiani, la
vera natura di Italo, né quali furono i suoi tantissimi, spaventosi
segreti, perché nessuno glieli racconterà.
Non sapranno mai
che, celato nell’antro di una inaccessibile banca svizzera, giace
un enorme tesoro di sua proprietà che, ogni anno, frutta interessi,
e che nessuno mai ritirerà.
Qualcuno sta
ancora cercando vanamente, nei fondali del Tirreno, un improbabile
missile, che si ritiene abbia abbattuto un aereo pieno di passeggeri.
Per la strage di
Bologna furono processati, condannati e poi assolti (perché non
erano stati loro), diversi gruppi fascisti e terroristici. Gli
inquirenti cercarono gli assassini tra i servizi segreti mondiali, i
palestinesi, i gruppi mafioso - camorristi, ma non compresero e non
riusciranno a scoprire mai, neanche dopo tanti decenni di ricerche,
la verità.
L’unica cosa
certa, è che quei gruppi o quel gruppo, di pochi individui che
volevano distruggere la nazione, quelli che avevano ideato un piano
di “rinascita” ben concepito e congegnato, per portare al
disastro la nostra povera Italia, avevano fatto molto bene i loro
calcoli.
Dobbiamo proprio
dire, dopo tanti e tanti anni, che i loro intenti hanno dato tanti
frutti.
L’Italia,
grazie a tutte le loro macchinazioni è, in questo momento, proprio
in rovina. Corrompendo giornalisti, magistrati, politici e
commissionando rapimenti omicidi e stragi, ora il “bel paese”,
quello col sole in fronte, è distrutto, disperato, pieno di poveri
senza diritti, mentre una piccolissima classe di persone, che nessuno
conosce né è stata mai votata alle elezioni, detiene tutte le
ricchezze e tutto il potere.
Come “loro”
avevano prospettato, il piano e` riuscito.
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