martedì 2 luglio 2019

Una visita inaspettata




Quella notte, l’intera valle del Cadore, come le vallate intorno e i borghi di montagna, era percorsa da un fremito tumultuoso.
Era attesa un’occasione imperdibile. L’indomani, alle dieci del mattino, sarebbe venuto a dir messa il Papa in persona, carne e spirito.
La gente si stava gia’ muovendo dalle proprie case, per venirlo a vedere, per riuscire a mettersi il piu’ possibile vicino a lui, per toccarlo. Tutte le strade di montagna, buie, strette e boscose, quella notte erano percorse da una moltitudine di fedeli, disposti ad affrontare un cammino duro e faticoso. Pochi avrebbero dormito. Si sentivano voci nell’oscurita’, qualcuno portava una torcia.
Gigio Boscariol lo conoscevo da quando ero bambino. Era un vecchietto simpatico e di poche parole, come tutta la gente di montagna. Viveva in una casetta isolata, in un sentiero vicino alla strada che porta verso Cortina e a passo tre croci, e poi su’ su’, verso l’Austria. La sua vita era passata, qui, tra questi boschi assieme ai figli, tutti partiti per la Svizzera e la Francia, il piu’ piccolo in Canada, che qui non c’e’ lavoro e alla moglie Teresa, donna pia e cattolicissima. Quella notte, Teresa era partita da casa alle cinque del mattino, aveva messo le scarpe grosse, un velo in testa e sperava di essere tra le prime a vedere il rappresentante di Cristo, magari a sfiorargli le vesti e a ricevere la sua santa benedizione.
Gigio, che non era proprio ateo, ma quasi, l’aveva salutata ed era rimasto ancora un po’ a riposare. Poi s’era alzato, aveva acceso il caminetto, perche’ faceva un po’ freddo, anche se era il mese di Luglio. Poi si era seduto sulla comoda poltrona di fronte alla veranda, da dove vedeva il bosco che circondava la sua villetta.
D’un tratto, inaspettatamente, passarono davanti alla sua finestra, due moto nere rombanti, condotte da due uomini alti e robusti, vestiti di nero.
“Strano”, penso’ dentro di se’. Non arrivava quasi mai nessuno in quella strada stretta e senza asfalto, qualche volta escursionisti a piedi, quasi mai automobili.  Quella apparizione lo aveva inquietato. Dopo pochi minuti, risenti’ quel rumore, le due moto erano tornate indietro, avevano decelerato e si erano avviati proprio verso la sua casa. Sceso dal suo mezzo il primo uomo vestito di nero, altissimo, aveva bussato con forza alla sua porta.
“Buongiorno, signore  - gli disse l’uomo mostrandogli un documento - sono un soldato svizzero, faccio la guardia del corpo di sua Santita’ il Papa.”
Gigio Resto’ senza parole.
“Ci scusi il disturbo - prosegui’ la guardia – ma stiamo scortando il Papa e lui avrebbe bisogno di riposarsi, puo’ aprofittare della sua casa?”
Gigio, sempre senza parole, fece di si’ col capo.
Arrivarono subito altre quattro moto nere, con sopra quattro uomini possenti vestiti di nero, che circondavano una grande e bellissima automobile, tutta bianca e linda. Si fermarono nel cortiletto. Dall’auto usci’ il conducente che apri’ la porta di dietro. Scese, proprio davanti a lui, Papa Karol Wojtyla, altissimo e potente. Gigio non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, se baciargli la mano, inginocchiarsi, prostrarsi davanti a quella grandezza, distendersi per terra. Ma il Papa lo abbraccio’, lo strinse e poi gli prese la mano.
“Grazie di avermi fatto entrare nella tua casa.”
Karol aprofitto’ della toilette, si lavo’ le mani, poi Gigio lo fece accomodare nella poltrona vicino alla sua, quella di Teresa che, intanto, stava camminando al buio da piu’ di tre ore e che, probabilmente, non era ancora arrivata al luogo della messa.
“Cosa posso offrirle, sua Santita’?” gli chiese.
Il Papa, che come noto conosceva perfettamente sei lingue, gli rispose: “Vogio un goto de vin”, cioe’ un bicchiere di vino, un’ombra di rosso, dimostrando cosi’ di conoscere, oltre a tante lingue, anche il dialetto dei montanari veneti.
Gigio verso’ l’ ombra di vino, appoggio’ un taiere di legno sulla tavola, taglio’ qualche bella fetta di soppressa che sapeva di aglio, di cantina, di buono. Spezzo’ un pane caldo e croccante, appena uscito dal forno.
Ci aggiunse una quantita’ di funghi porcini estremamente saporiti. Li aveva colti lui, nei boschi vicini e li aveva messi sotto olio di oliva purissimo ed extravergine, verde. Erano stati conservati per le grandi occasioni, e se non era questa una grande occasione...
Il Papa gradi’. Parlo’ a lungo con Gigio e ascolto’ i racconti della sua vita. Poi si alzo’, lo benedisse sul capo e benedisse la casa, lo ringrazio’, lo abbraccio’ e ando’ a dire la messa, che tutti lo stavano aspettando. Gigio, che fino a un’oretta prima era quasi ateo, sentiva adesso, dentro il suo cuore una grande presenza di Cristo.
E cosi’ passo’ quella Domenica.
Verso le tre di notte, Teresa era tornata a casa, stanca e coi piedi gonfi.
“Com’e’ andata?” le chiese con compassione.
Teresa era cosi’ stanca che non poteva rispondere, si era tolta le grosse scarpe e si stava massaggiando le dita dei piedi.
“Hai visto il Papa?”
“Da molto lontano Gigio, c’era tanta folla.”
“Sai chi e’ venuto a trovarmi?”
Teresa lo guardo’ stupita, solitamente non veniva mai nessuno in quella casa a fare visita.
“E’ venuto il Papa in persona, ha mangiato con me e abbiamo chiaccherato per tanto tempo.
Teresa stava per chiedergli se la stesse prendendo in giro, ma sapeva che Gigio, in vita sua, non aveva mai detto una bugia.
“Abbiamo bevuto insieme un bel goto de vin”, aggiunse sorridendo Gigio.
“Ah” disse Teresa.
Per fortuna La moglie era una santa donna e non aveva mai detto una parolaccia in vita sua. Era anche la signora piu’ educata della valle del cadore. Per fortuna, altrimenti, quella volta la’, avrebbe tirato una bestemmia.
Questa vicenda, riportata dai giornali, e’ avvenuta domenica 12 luglio del 1987, nelle splendide montagne venete tanto amate dal Papa.
Adesso Gigio e’ morto, e se la spassa molto bene, perche’, in paradiso,  ha come amico uno che e’ diventato santo.

- Pier Angelo Piccolo-


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